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Pubblicato il 18/01/2022

RECENSIONI- QUARTO VOLUME DELLA COLLANA DEDICATA AGLI ARDITI


Gli Arditi sul Grappa e a Susegana. Storia del VI reparto d’assalto

Pubblicato nell’estate 2021 dalle edizioni udinesi, nel formato album della collana “La storia raccontata e illustrata”, segue i tre già usciti: La battaglia dei capitani. Udine 28 ottobre 1917 (2014), I combattimenti degli Arditi sul Piave nel giugno 1918 (2018) e La Champagne italiana. Arditi e Curzio Malaparte in Francia nel 1918 (2019).


Paolo Gaspari ne è l’ autore con il gen. Di Martino e l’ufficiale esperto di corpi scelti Filippo Cappellano, del quarto dei sette volumi che l’editore ha in programma sulla storia dei reparti d’assalto nel primo conflitto mondiale.
Il volume parla del VI reparto d’assalto, così denominato dal maggio 1918, nato come VIII reparto d’assalto della II Armata, nell’estate 1917 , a Sdricca di Manzano


Erano agli ordini del maggiore Giuseppe Bassi che introdusse tattiche inedite di attacco alle posizioni nemiche, con l’uso di pugnali, bombe a mano offensive e pistole mitragliatrici portatili. Persino in addestramento ci furono morti e feriti. Gli assalti venivano preceduti dal lancio di esplodenti Thévenot , correndo verso il bersaglio.
La durezza delle esercitazioni era già di per sè uno strumento di selezione: i paurosi e gli indisciplinati o ,peggio, i lavativi, venivano immediatamente rispediti ai reparti di appartyenenza.
La coppia era la unità di base, sulla quale si costruivano i plotoni.- Gli autori parlano di unità sulò terrenno “a frattura prestabilita” ma conservando la capacità offensiva.

Tra una offensiva di massa e l’altra, gli Arditi vennero impiegati per pattugliamenti aggressivi, per creare brecce nei reticolati, minacciare con colpi di mano le posizioni avverse e e catturare prigionieri,. Tra Giugno e Ottobre 1918 gli italiani hanno accumulato 4124 prigionieri austro-ungheresi contro 331.
Fu assai intenso l’impiego degli arditi a Susegana, durante l’offensiva italiana su Vittorio Veneto, il 29 ottobre 1918.

Paolo Gaspari sottolinea come il Fascismo riprendese espressioni loghi e simboli dell’arditissmo: uniformi, fez nero, gagliardetti, il motto “Me ne frego”, la canzone “Giovinezza” e tanto altro.

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