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Pubblicato il 03/09/2014

REGGIO EMILIA: GLI OPERATORI DELL’AEREOPORTO DICONO NO AL PARCO DELLA MUSICA


FOTO SOPRA: RICOSTRUZIONE COMPUTERIZZATA DEL PARCO DELLA MUSICA DI REGGIO EMILIA

REGGIO EMILIA- Gli operatori dell’aeroporto di Reggio Emilia sono fermamente contrari al progetto del Parco della Musica nell’area del Campovolo recentemente annunciato pubblicamente anche dal sindaco di Reggio Luca Vecchi, dopo che l’idea era stata lanciata durante la precedente amministrazione ( di cui avevao dato notizia, ndr)

Per i lavoratori di Aero Club Reggio Emilia, Euroavia srl, Volafenice Flying Museum; Top Gun Flying School e la scuola di paracadutismo Bfu “siamo di fronte all’ennesima speculazione ed esternazione propagandistica in relazione a un progetto totalmente privo di senso”. Per questo hanno scritto una lunga lettera di risposta a quanto affermato dal sindaco Vecchi sulla stampa locale.

1) Reggio è dotata di un aeroporto e non di un “campovolo”. Il fatto che nella comune immaginazione collettiva per “aeroporto” si intendano solamente Fiumicino, Linate e il Kennedy di New York non sposta la questione. Reggio è dotata di un aeroporto regolarmente aperto al traffico civile, regolarmente dotato di nominativo standard Icao (l’organizzazione mondiale dell’aviazione civile), regolarmente dotato di servizio antincendio. Dare alle cose il giusto e appropriato nome è il primo passo per ragionare in modo serio su di esse e non per slogan propagandistici.

2) L’aeroporto di Reggio costituisce un patrimonio storico dal passato. A Reggio l’aviazione (in primis con le Officine Reggiane, ma non solo) ha scritto importanti pagine di storia, che solo una sottocultura dilagante ha permesso – volutamente e scientemente – di dissipare negli anni recenti con ridicole e fantasiose campagne denigratorie.

3) Sull’aeroporto di Reggio operano regolarmente e fruttuosamente le seguenti realtà (sottoscrittrici della presente): due scuole di volo (l’Aero Club Reggio Emilia e la Top Gun); la Euroavia srl, una ditta di manutenzione aeronautica di primo piano nel panorama aeronautico nazionale, attiva nel settore aereo ed elicotteristico e certificata “service station” – cioè centro di assistenza tecnica riconosciuta dalla Agusta, la casa costruttrice di elicotteri numero uno al mondo; un centro sportivo di paracadutismo di fama internazionale (Bfu); una società di restauro e recupero di velivoli storici unica in Italia e fra le pochissime (si contano sulle dita di una mano) in Europa; la Volafenice.

Tutte queste società garantiscono da anni posti di lavoro altamente qualificati a uno svariato numero di persone (dietro a cui ci sono altrettante famiglie). Ma non solo: in un momento di recessione e crisi generalizzata gli operatori dell’aeroporto di Reggio hanno anche aumentato – rispetto al passato recente e meno recente – il numero degli addetti impiegati, generando lavoro, benessere e opportunità. In un momento di “vacche magre” come quello che stiamo passando, non ci sembra una cosa da poco.

4) Su questo aeroporto – in un passato nemmeno troppo lontano – Comune, Provincia e Camera di commercio hanno investito negli anni fior di quattrini, in parte all’inseguimento di un obiettivo certamente discutibile (i famosi voli di linea, la sede della protezione civile etc…) ma che hanno comunque permesso di consolidare e rendere efficiente una struttura storica per la città.

5) Il bilancio della società Aeroporto è stato recentemente portato in pareggio, a dimostrazione che un bene comune, se attentamente gestito e sviluppato, non deve essere necessariamente un “carrozzone” di debiti ma può rappresentare una esempio di efficienza e utilità. Tutto in aeroporto funziona con un numero irrisorio di personale impiegato (due unità, in carico alla società di gestione aeroportuale e al consorzio antincendio) e facendo invece ampio uso del volontariato (il servizio antincendio – a beneficio dello scalo e di tutti coloro che vi vogliano atterrare – è garantito – tanto per fare un esempio – dal personale in forza alle sopracitate aziende, personale che opera a titolo volontario e pertanto a impatto zero sul bilancio della società di gestione aeroportuale). Ci sembra un bell’esempio di quelle tanto decantate “sinergie” e “ottimizzazioni” aziendali che da più parti i nostri politici auspicano come obiettivo comune in un’ottica di sviluppo ed efficienza gestionale.

6) L’aeroporto di Reggio rappresenta il più bel polmone verde di tutta la città, unico baluardo a una cementificazione dilagante e alla oramai cronica distruzione di aree ecologiche.

7) Da ultimo, un aeroporto è un primario bene di pubblica utilità: se certe città o località colpite nel passato più o meno recente da tragici eventi naturali o cataclismi – e di ciò ne abbiamo purtroppo memoria recente – avessero avuto un aeroporto nei dintorni, il primo soccorso e il supporto logistico alla cittadinanza sarebbero stati più immediati, efficaci e con grande risparmio di vite umane: non si possono evacuare rapidamente dei feriti o fare pervenire aiuti di prima necessità con il treno e tramite la stazione Mediopadana”.

Non solo: “E adesso veniamo alle brillanti idee di sviluppo dell’area, recentemente esternate e pubblicate sui media locali, idee che in sintesi si riassumono in: prendere possesso – rilevandola dal demanio – dell’area aeroportuale, chiudendo l’aeroporto di Reggio in via definitiva e farne un’area permanente per concerti”.

“Interessante: un ottimo modo per rendere produttivi i milioni di euro pubblici spesi in passato in investimenti sull’area e – come diceva quel tale, “a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre” – aprire magari le porte a qualche palazzinaro impaziente di cementificare l’area con la scusa della riqualificazione dell’area ex Reggiane? (che, guarda un po’, è appena al di là della strada). Sarebbe questo il “miracolo” a cui si guarda?”

“Ma torniamo all’area concerti permanente: a gennaio immaginiamo ci sarà la fila per venire a organizzare un concerto live sull'(ex)aeroporto di Reggio. Sai che goduria: sul palco i musicisti, ben imbacuccati per evitare i reumatismi, risparmieranno i soldi per gli effetti speciali: al posto dei fumi ci saranno le nebbie invernali a fare uno scenario stile Pink Floyd, e il pubblico sarà estasiato di assistere a siffatte esibizioni!”

http://www.24emilia.com/immagini/Citta/arena_campovolo_pianta_alto_555.jpg

E ancora: “Secondo lei quanti grandi eventi si potranno organizzare in un anno? Due? Tre? In quanti e quali mesi? Da giugno a settembre? E nel resto dell’anno cosa ce ne facciamo di questa arena concerti? Siamo poi veramente sicuri che tutti verranno a Reggio a esibirsi quando tutti i mega concerti sono organizzati nei principali stadi italiani? (A titolo di esempio, il nostro “concittadino” Ligabue quest’anno a Reggio – e guarda caso in aeroporto – ha montato il proprio palco per fare le prove del suo tour, tour che però non ha annoverato Reggio tra le proprie tappe!)”.

“Per favore: siamo seri, realistici e – una volta tanto – liberi da ideologie precostituite che devono per forza cavalcare le mode più o meno intelligenti del momento. Capisco che da uno che dice che “a Reggio non abbiamo bisogno di un aeroporto perché abbiamo la stazione Mediopadana” non si possa immediatamente pretendere una grande sensibilità al problema, ma vorrei vedere cosa ne penserebbe lei di uno che sostenesse – utilizzando la sua stessa logica – il concetto che “a Reggio non serve il Teatro Municipale perché abbiamo i cinema multisala”.

In conclusione, dunque, per gli operatori “l’aeroporto di Reggio sta bene dove sta e come sta. Sarebbe bene che la gente (insieme a lei) se ne rendesse finalmente conto. In tutto il mondo le città fanno a coltellate per dotarsi di un aeroporto (Francia, Inghilterra e Germania hanno ciascuna un numero di aeroporti pari a dieci volte quello dell’Italia, e sono quasi tutti aeroporti minori come Reggio) e da noi si vuole rottamare un gioiello regalatoci dalla storia”.

“Ma soprattutto si è data ampia dimostrazione, in tutti questi anni, che sull’aeroporto di Reggio c’è posto per tutti e per fare tutto, all’insegna della migliore disponibilità e cooperazione tra gli utenti. I grandissimi eventi organizzati in passato (il concerto per i terremotati dell’Emilia, il mega concerto di Ligabue) sono stati degli eventi clamorosi ottenuti con l’apporto di tutti noi operatori aeroportuali e nella migliore e più ampia collaborazione. Morale: non serve distruggere un aeroporto per fare tre giorni di concerto all’anno”.

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