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Pubblicato il 30/06/2020

RESSEGNA STAMPA: DA COLONNELLO DEI CARABINIERI A 007

IL RESTO DEL CARLINO DEL 30 GIUGNO 2020
PESARO pag. 2
L’ex colonnello dei carabinieri ora è uno ‘007’

Marco Filoni, dal Comando provinciale a general manager di una società che garantisce la sicurezza di uomini d’affari all’estero
Prima delle riunioni in prefettura con divisa stirata e stellette lucide, quelle che aveva da colonnello comandante provinciale dei carabinieri, Marco Filoni ha lavorato anche nell’esercito e nelle forze speciali, cioè quelli che mettono gli scarponi sul terreno nella massima segretezza. Marco Filoni ha lasciato l’Arma tre anni fa ed ora ha il ruolo di general manager della Italsec, un’azienda che lavora a tutto campo nell’ambito della sicurezza e della formazione. E’ una società della multinazionale Renco e la base operativa è all’interno dell’azienda che ha costruito la nuova sede lungo la statale Urbinate. La società di Filoni si occupa di tutto, anche della sicurezza nei luoghi di lavoro e dell’addestramento del personale. Un lavoro legato tanto ai lavori che la Renco ha all’estero in paesi anche difficili come l’Armenia, il Congo Francese e quindi il Mozambico. «La mia ambizione è quella di portare questa società negli anni – dice Filoni – a diventare una ‘global company’ e cioè una società in grado di stare alle pari con i grandi operatori internazionali». Tradotto? «Noi per esempio abbiamo vinto l’appalto per la presicurezza della nostra ambasciata in Armenia. Quindi prima di entrare due nostri uomini effettuano il primo controllo. E per fare questo devi dimostrare la qualità e il valore sul mercato». Verrebbe dire, insomma, che un’ ambasciata «tira» l’altra? «Aspettiamo le prossime gare d’appalto in scadenza e poi vediamo. Anche perché penso che luoghi delicati come le nostra ambasciate meglio sarebbe se fossero controllate da personale italiano». Una delle cose che maggiormente interessa le aziende in questo momento sono i dati informatici: voi come siete organizzati? «Che se ci viene richiesto un lavoro di questo tipo abbiamo dei partner che sono specialisti in questo settore. Diciamo che più che un lavoro di spionaggio industriale noi lavoriamo nel controspionaggio». Tutti ex carabinieri come lei? «Non esattamente, abbiamo anche persone che provengono dai nostri corpi speciali». Quando sale la tensione? «Già da un certo punto d’Italia in giù, il livello sale». Ricognizioni sul campo? «Le faccio anche personalmente, come in Mozambico dove c’era il potenziale pericolo dei gruppi estremistici di matrice islamica. Ma poi il pericolo reale è un po’ sfumato». Poi… «Lo scorso anno in Cirenaica, in Libia, dove la Renco doveva portare a termine un lavoro legato alle infrastrutture. Sono andato di persone a controllare, vedere e organizzare». Fate servizio armato anche sulle navi che passano il Golfo Persico? «Ancora non ci è arrivata una richiesta di questo genere, ma volendo siamo in grado di farlo perché abbiamo uomini che hanno fatto questo lavoro». L’obiettivo è la sicurezza degli uomini? «Sì, soprattutto quella dei manager italiani che girano il mondo per affari. Ci è capitato che il nostro personale ha accompagnato uomini di affari italiani in zone delicate come lo Yemen oppure l’Uganda». Lavorate sul campo e raccogliete informazioni da aree molto delicate. Bussano alla porta i nostri servizi di sicurezza? «Mettiamola in maniera diplomatica: diciamo che i nostri dati sono a disposizione per informazioni che riguardano cose di interesse nazionale». Cos’è Italsec oggi? «Una società che occupa in varie parti del mondo circa 220 persone. Alcune sono a contratto altri invece sono dei dipendenti. In questo momento abbiamo tre società controllate all’estero, una in Armenia, una nel Congo Francese ed un’altra in Mozambico». Vero che gira dentro la Renco con il monopattino elettrico? «Certamente. Per gli spostamenti. Sono diversi mesi che lo uso . m.g.

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