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Pubblicato il 10/02/2018

ROBERTO ZANDA: PARACADUTISTA ROCCIOSO. IL GELO IN GARA IN CANADA GLI VUOLE MANGIARE MANI E PIEDI

CAGLIARI – Sono ancora preoccupanti le condizioni di salute di Roberto Zanda, l’ironman sardo attualmente ricoverato nell’ospedale di Whitehorse a causa del congelamento di braccia, gambe e mani avvenuto mentre partecipava alla Yukon Artic Ultra, la maratona in solitaria sulle nevi del Canada dove il termometro scende anche a -50 gradi che “Massiccione” ha abbandonato tre giorni fa.
Zanda rischia seriamente di perdere i piedi e, secondo quanto si è appreso, avrebbe già perso, a causa del gelo, una falange dal dito. In queste ore la compagna dell’ironman lo ha raggiunto a Whitehorse. Ora occorrerà attendere l’esito degli accertamenti medici per capire se i piedi dovranno essere amputati o meno.
Zanda era arrivato in ospedale con congelamento di terzo grado agli arti, con ferite sanguinanti. I medici stanno utilizzando tecniche sofisticate e farmaci specifici di ultima generazione per salvargli gli arti.
Di lui avevamo parlato nel 2015 (clicca)


Ecco come lo ricorda il suo amico Salvatore Onano, figlio del Leone della Folgore Giovanni

Roberto Zanda è un bravissimo “ragazzo”.
Famiglia modesta, paracadutista in congedo, sacrifici anche oggi che ha sessant’anni. Anni fa si è dedicato alle imprese estreme, di cui nel giornale allegato si ricordano le principali.
Lo ricordo fiero e spensierato, mentre cantavamo le nostre canzoni al rientro in aeroporto una ventina d’anni fa, in una giornata di lanci dal G222.
Lo incontrai una sera in un ristorante e ci salutammo. Era appena rientrato da una delle sue imprese nel deserto africano: mi disse di essere contento di avere portato il suo ricordo della Folgore in quei luoghi.
Due anni fa, alla vigilia di Natale, ci incontrammo sotto casa mia, mi guardò e mi disse: ma lei è un paracadutista e forse ci conosciamo? Gli dissi: qui se c’è un vero paracadutista, quello sei tu.
Mi disse che quando non c’erano sponsor per le sue imprese estreme o nei periodi di riposo lavorava facendo traslochi, sempre e solo una vita di sacrifici. Ci abbracciammo, gli augurai ogni fortuna e ogni bene.
Già ieri la stampa locale riportava della sventura che gli è capitata nell’ultima impresa: salvato in extremis dal morire assiderato, a –40 sotto zero. Oggi si parla di amputazione degli arti.
Forza “Massiccione”, non mollare. Ho il cuore a pezzi.
Salvatore Onano

Roberto Zanda abbandona la Yukon Artic Ultra (foto di Bianca Gregu)zanda3

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