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Pubblicato il 05/08/2020

ROMA- LA STAZIONE METRO CAMBIA NOME : DA AMBA ARADAM A “PARTIGIANO GIORGIO MARINCOLA”

ROMA- Una delle (poche) bellissime stazioni della metro C non si chiamerà più Amba Aradam (l’altipiano etiope dove combatterono , espugnandolo, le truppe italiane ) ma sarà dedicata al partigiano di origine somala Giorgio Marincola. La giunta della sindaco Raggi quindi procede nell’intento di cancellare i riferimenti coloniali e della Storia d’Italia del periodo 1920 – 1943 nella toponomastica, nei monumenti e nella intitolazioni. Raggi: “Questa mozione oggi ha soprattutto un valore simbolico…”.
Giorgio Marincola era nato nella Somalia italiana, figlio di Giuseppe, maresciallo maggiore di fanteria e di Askhiro Hassan, somala. Il padre rientrò in Italia con i figli. Giorgio crebbe a Pizzo Calabro Nel 1941 entrò nei partigiani del Partito d’Azione e operò a Roma. In provincia di Viterbo partecipò ad azioni di sabotaggio e scontri armati. Nel giugno 1944 partì per la provincia di Brindisi, dove ricevette l’addestramento militare in diverse basi anglo americane. Come nome di battaglia scelse Mercurio e gli venne conferito il grado di tenente. Venne paracadutato nei pressi di Zimone in provincia di Biella. i tedeschi lo uccisero il 4 maggio 1945 a un posto di blocco, nei pressi dell’abitato di Stramentizzo, in alto adige.

Medaglia d’oro al valor militare –
«Giovane studente universitario, subito dopo l’armistizio partecipava alla lotta di liberazione, molto distinguendosi nelle formazioni clandestine romane, per decisione e per capacità. Desideroso di continuare la lotta entrava a far parte di una missione militare e nell’agosto 1944 veniva paracadutato nel Biellese. Rendeva preziosi servizi nel campo organizzativo ed in quello informativo ed in numerosi scontri a fuoco dimostrava ferma decisione e leggendario coraggio, riportando ferite. Caduto in mani nemiche e costretto a parlare per propaganda alla radio, per quanto dovesse aspettarsi rappresaglie estreme, con fermo cuore coglieva occasione per esaltare la fedeltà al legittimo governo. Dopo dura prigionia, liberato da una missione alleata, rifiutava porsi in salvo attraverso la Svizzera e preferiva impugnare le armi insieme ai partigiani trentini. Cadeva da prode in uno scontro con le SS germaniche quando la lotta per la libertà era ormai vittoriosamente conclusa.»
— Stramentizzo, 4 maggio 1945

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