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Pubblicato il 16/03/2017

ROMA- TONY DRAGO -MILITARE MORTO A ROMA IL 6 LUGLIO 2014 – NON SI SAREBBE SUICIDATO

Sono otto gli iscritti nel registro degli indagati dal pm Alberto Galanti per concorso colposo in delitto doloso. Si tratta di commilitoni e superiori del caporale Drago, detto Tony. Secondo le ricostruzioni della procura sarebbero gli ultimi ad avere avuto contatti con il militarenella notte fra il 5 e il 6 luglio

ROMA – il 25enne siracusano Antonino ( Tony) Drago, già paracadutista ANPDI e poi incorporato all’ottavo reggimento lancieri- morto il 6 luglio 2014 presso la caserma Sabatini sembrerebbe non si sia suicidato. Così appaioni i primi risultati dell’incidente probatorio. che aggiunge una ipotesi, avanzata dai consulenti-.

Un elemento non chiaro è la dinamica per prodursi la frattura vertebrale all’altezza della scapola, provocata da un urto considerevole vista la robustezza della colonna in quel punto. L’esame del corpo non avrebbe riscontrato fratture cervicali, che avrebbero dovuto presumibilmente essere danneggiate dopo il colpo subito dalla testa in seguito alla caduta. In udienza è emerso che si tratta di eventi distinti ma ravvicinati nel tempo.

La ricostruzione suicidiaria – dice l’avvocato della Famiglia Drago- è incompatibile con il cinematismo ricostruito dalla polizia scientifica, (velocità di caduta, distanza, posizione del cadavere, tracce di sangue e altre ancora). Incompatibili anche le polifratture riscontrate sul corpo.

Il prof. Paolo Procaccianti è stato il medico legale incaricato dal gip. “L’enfisema polmonare riscontrato (ovvero la fame d’aria dallo stesso avvertita prima di morire) è incompatibile con la morte istantanea derivante dalla precipitazione”.

Si farebbe strada la ipotesi di un probabile atto di nonnismo, così ricostruito: .
Qualcuno stava costringendo Tony Drago a fare delle flessioni nel piazzale. Lo avrebbero colpito con violenza alle spalle, procurandogli fratture alle costole ed alle vertebre e quella che viene definita “fame d’aria”, una crisi respiratoria. Poi lo hanno finito con uno o più colpi in testa. La tesi del legale della famiglia di Tony Drago, l’avvocato Dario Riccioli è stata supportata da riscontri scientifici.

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