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Pubblicato il 12/07/2018

ROVIGO: CINQUE ASSOLUZIONI AGLI UFFICIALI ACCUSATI DI PECULATO PLURIAGGRAVATO E COLLEGAMENTI COL SUICIDIO DEL CAPITANO CALLEGARO

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Assolti i cinque ufficiali dal reato di concorso in peculato militare pluriaggravato

TRAGEDIA DI GAVELLO (ROVIGO) Il tribunale militare di Roma nella sentenza del 10 luglio ha assolto gli ufficiali dell’esercito italiano per il reato che li avrebbe visti collegati alla morte del capitano Marco Callegaro

Sono stati assolti i cinque ufficiali dell’esercito italiano che erano stati imputati di concorso in peculato militare pluriaggravato. Ad quell’ipotetico reato era stata collegata la morte del capitano Marco Callegaro, capitano dell’esercito italiano, 37 anni, residente a Bologna ma originario di Gavello, morto in Afghanistan, nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 2010 che fu classificato, troppo frettolosamente secondo il padre di Callegaro, come “suicidio”


GAVELLO (ROVIGO) – Da imputati di concorso in peculato militare pluriaggravato ad assolti. Questa la decisone del tribunale militare di Roma nella giornata di martedì 10 luglio nei confronti di Pasquale Napolitano portata all’attenzione in sua difesa e di altri quattro ufficiali dell’esercito italiano, G. R., I. O., A. D. M. e S W M L G.
I cinque ufficiali sono assolti perché “il fatto non sussiste” come firma il presidente della seconda sezione del tribunale militare di Roma, Francesca Maria Frattarolo.

Una decisione che toglie il collegamento (LEGGI ARTICOLO) di quello che era un ipotetico reato, che una sentenza ha stabilito non esistere, e la morte di Marco Callegaro, capitano dell’esercito italiano, 37 anni, residente a Bologna ma originario di Gavello, sposato con due figli. Callegaro, conosciuto e amato nel suo paese, venne trovato senza vita, nel suo ufficio all’areoporto di Kabul, Afghanistan, nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 2010 (LEGGI ARTICOLO). Ucciso da un colpo di pistola. Le prime conclusioni parlarono di suicidio, anche se la sua famiglia ha sempre sostenuto che non avrebbe avuto alcun motivo per volerla fare finita.

Nell’estate del 2016 la tomba di Callegaro, originario di Gavello, venne profanata nel cimitero del suo paese natale (LEGGI ARTICOLO). L’episodio suscitò sconcerto e arrivarono anche manifestazioni di solidarietà verso un uomo caduto in servizio, per il suo Paese. A novembre arrivò la notizia di sei alti ufficiali che risultavano indagati per una truffa su alcuni blindati forniti all’esercito in Afghanistan, risultati meno blindati del previsto nonostante fossero stati pagati a prezzo pieno.
Non c’era alcuna certezza di un collegamento tra questa indagine e la morte di Callegaro, ma anche alcune annotazioni sul diario del 37enne avevano fatto ipotizzare che il giovane ufficiale polesano avesse scoperto qualcosa.

Ad aprile del 2017 un tragico sviluppo: uno dei sei ufficiali indagati per la truffa militare dei blindati, un colonnello, viene trovato morto in un ufficio del comando truppe alpine di Bolzano impiccato. Una ennesima tragedia che aumentò il numero dei misteri e la sensazione che ci potesse essere ancora molto da scoprire sulla morte del capitano di Gavello. Giovedì 20 aprile vi fu il rinvio a giudizio dei cinque ufficiali rimanenti (LEGGI ARTICOLO). Nel frattempo Marino Callegaro, padre di Marco, affida ad un libro, intitolato “8.40 – in ricordo di Marco Callegaro”, i suoi dubbi (LEGGI ARTICOLO).

A distanza di un anno arriva la decisione ufficiale del Tribunale che assolve i cinque militari dal loro reato perché il fatto non sussiste.

“Una Procura Militare che ha speso centinaia di migliaia di euro per condurre questa inchiesta nella quale venivano contestati agli imputati appena 36mila euro, che secondo la Procura Militare erano stati intascati dagli Ufficiali “infedeli”. – afferma NapolitanoI soldi spesi dalla Procura Militare, soldi dei contribuenti italiani, sono soldi spesi per trasferire quattro containers pieni di documenti dall’Afghanistan all’Italia, indennità di missione per i militari impiegati per le operazioni di sequestro in Afghanistan, rimborso spese per le trasferte dei vari testimoni, spese per i cinque consulenti (3.700 euro circa a testa) nominati dalla Procura. Tutto ciò per cosa? Per costruire un castello di sabbia che si è disciolto appena il carteggio è arrivato in dibattimento istruttorio presso il Tribunale Militare di Roma. La conclusione? Il Tribunale militare di Roma ha deciso per cinque assoluzioni piene perché il fatto non sussiste”.

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