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Pubblicato il 11/12/2017

SAVONA- NOVEMBRE 1944: ECCIDIO DI ALPINI DELLA MONTEROSA ( RSI) PRIGIONIERI DEI PARTIGIANI

Colle Tortagna, Calizzano (Savona)- A fine novembre del 44, due plotoni di alpini della Divisione Monterosa della Repubblica Sociale Italiana, appartenenti alla 67° compagnia del Battaglione Cadore provenienti da Garessio e dall’alta Valle Tanaro, entrano in contatto, sulla strada montana oltre Bardineto, con preponderanti formazioni partigiane, la 5° brigata Partigiana Garibaldina composta da ben tre distaccamenti.
I combattimenti sono violentissimi, ma uno dei due plotoni Repubblicani riesce a sganciarsi e ritorna al proprio reparto accasermato a Ceva, mentre l’altro circondato, continua a combattere nella speranza di ricevere rinforzi che tuttavia non possono raggiungere, nell’immediato, la zona.

Al termine dello scontro violentissimo, gli alpini superstiti, diciassette, verranno disarmati e dichiarati prigionieri di guerra.
Dopo essere stati rinchiusi all’interno di un sotterraneo del forte Tortagna, gli artiglieri alpini verranno passati per le armi in spregio a qualsiasi convenzione militare e soprattutto umana. Un giovanissimo militare, poco più che diciassettenne, sopravisse alla strage e ebbe la possibilità di relazionare al proprio comando cosa accadde all’alba del 27 , il ragazzo si chiamava Albareti e potrà scampare alla morte grazie alla richiesta del suo comandante, il sottotenente Mario Del Re, che inviterà alla clemenza per il giovanissimo alpino,vista la sua età. Ecco il racconto del sopravissuto, corredato dalle dichiarazioni spontanee di alcuni appartenenti alla formazione partigiana.

I prigionieri, dopo la loro cattura, vennero da subito privati delle armi e poi dell’abbigliamento personale, giacche, calzoni, maglioni e calzature. Dopo la spoliazione delle divise, i poveretti trascorsero la gelida notte in condizioni proibitive all’interno di una umida segreta del forte Tortagna, a quota 1030, in un mese freddo, novembre, e soprattutto in una località nota per le temperature decisamente rigide soprattutto se affrontate senza abbigliamento.

Viene dato per imminente un contrattacco dei militari della R.S.I., avvisati dal plotone sfuggito all’accerchiamento, per liberare i loro camerati, a questo punto i partigiani decisero di eliminare i prigionieri per evitare che venissero liberati dai rinforzi Repubblicani in arrivo. All’alba del 27 novembre, iniziarono i “prelevamenti” dei prigionieri, per portarli dal forte sino davanti al plotone di esecuzione che li aspettava in uno slargo in mezzo alla foresta.

Quando il comandante Del Re, comprese la sorte che attendeva i suoi soldati, li incitò ad avere coraggio e li invitò a cantare le più note canzoni degli alpini, corpo a cui essi appartenevano. Nella foresta alle pendici del colle Tortagna , in quella livida mattina, due suoni contrastavano e stridevano tra loro: uno era dolce e malinconico, prodotto dalle voci degli alpini che con coraggio, intonavano le loro caratteristiche melodie della montagna e l’altro intermittente e assordante era il suono delle armi da fuoco con cui i partigiani fucilavano i loro inermi prigionieri.

Ecco i nomi degli alpini trucidati: Alzate Mario,Calcinoti Giovanni, Canzian Giovanni, Tormena Silvio Rorato Luigi, Fiorin Lino, Ulliana Saverio, De Bastian Fermo,De Biasi Gino, Garbuio Marcello, Pietrobon Pietro, Ragazzon Vittorio, Sattin Mario, Scola alfredo, Vendramin Gino, Viviani Valter, sotto la lastra di metallo che riporta i nomi una frase molto commovente : “anche per noi sola legge fu il dovere”. L’ultimo a cadere fu il sottotenente medico Mario Del Re che ebbe un comportamento onorevole sino all’ultimo istante della sua vita, cadde gridando in faccia ai suoi aguzzini “ Viva l’Italia”, in seguito, verrà decorato dal Governo della Repubblica Sociale Italiana di Medaglia d’oro al Valor Militare.

I corpi dei militari, saranno esumati e ricomposti solo dopo quattordici anni dopo, nel 1958 presso il Cimitero di Vittorio Veneto, frazione Ceneda. Il semplice monumento, fatto dalle mani di alcuni reduci e che commemora la strage, è immerso nella foresta dove avvenne l’eccidio, un blocco irregolare di pietre cementare fra di loro, a forma di parallelepipedo, su di esso sfalsate si ergono tre semplici croci fatte con dei tondini di acciaio, sul davanti del blocco è stata affissa una targa di ottone lucido con incisi i nomi dei caduti, elecati per ordine di grado, accanto ai nomi, il luogo e l’anno di nascita.

I luoghi di nascita dei militari sono tutti del Nord Est ,VittorioVeneto, Belluno, Conegliano,Cornuda, Montebelluna, Telgate, Cavarzere, Falcade, questi giovani alpini vennero a combattere e a perdere la vita in luoghi lontanissimi dai loro paesi natali.

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