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Pubblicato il 26/09/2015

SCATTI ANGLO AMERICANI E ITALIANI IN GUERRA A ROMA: IL NOME DELLA MOSTRA IN INGLESE.

ROMA- Non hanno potuto evitare di usare (inutilmente) un titolo inglese per la mostra fotografica : «War is over!», curata da Gabriele D’Autilia e Enrico Menduni, inaugurata ieri presso il Museo di Roma di Palazzo Braschi, aperta da oggi al 10 gennaio.

È un doppio racconto per immagini, in bianco e nero e a colori, della guerra  in centoquaranta scatti, anche inediti, e i filmati d’epoca. Peccato che manchino quelle delle stragi compiute a terra e dal cielo di sessantamila italiani , uccisi dagli “alleati” dopo il cambio di bandiera dei savoia e dei suoi generali.

Comincia con lo sbarco degli alleati in Sicilia e con la caduta del fascismo e prosegue con l’avanzata lungo la penisola spaccata in due, tra il Regno del sud con gli Alleati e la Repubblica sociale . Le foto dei Signal Corps, i corpi militari americani addetti alla comunicazione, fanno parte di un  repertorio  conservato negli archivi di Washington, cui si aggiungono quelle dell’Istituto Luce, organo ufficiale per la documentazione foto-cinematografica del regime fascista,   in bianco e nero, alcune delle quali  hanno il bollino nero della censura, come gli scatti ai combattenti mimetizzati da pecore, il soldato che si fa la doccia completamente nudo sotto un filo d’acqua versato dalla borraccia, l’inverno sul fronte russo, quelle  dell’aviazione italiana sull’Albania (bombe in fila con la scritta buon Natale), la visita di Mussolini a un soldato ferito. E poi possiamo  “ammirare”  la principessa Maria José che visita il quartiere di San Lorenzo dopo il bombardamento: elegante e fresca nel tailleur di seta, cappello bianco, occhiali scuri, manina guantata offerta da baciare alle povere donne spettinate sopravvissute alle macerie. Surreale quella di  Pio XII che dopo i bombardamenti distribuisce mazzette di banconote alla folla in piazza San Giovanni: nell’angolo destro della foto è riconoscibile Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, che guarda  dentro l’obiettivo.

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