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Pubblicato il 08/01/2016

SMETTE DI LANCIARSI UN NOTO BASEJUMPER TICINESE

GORDEVIO – Marco Regina, 28 anni, di Gordevio è il più noto ticinese a praticare basejump con la tuta alare. Da un anno parla dei motivi che lo hanno fatto smettere di lanciarsi, il 10 maggio del 2014, il giorno in cui, a Lauterbrunnen, la patria del base jumping, ha rischiato di morire. I suoi luoghi preferiti sono le montagne svizzere, ma vanta lanci in ogni parte del mondo.

Lo schianto – La vela non si apre correttamente, uno schianto contro gli alberi a quasi 80 all’ora. E poi il successivo impatto con il terreno. “Ho rischiato di morire – ricorda Marco -, sono vivo per miracolo. Anche perché attorno al luogo in cui sono precipitato c’erano diversi sassi”.

Soccorsi – Nonostante il terribile incidente, Marco rimane cosciente. “Avevo dolori ovunque. Però non avevo picchiato la testa. Sono riuscito a chiamare io stesso i soccorsi con il cellulare”. La diagnosi medica risulterà impietosa. “Mi ero lussato e rotto una spalla, danneggiando un nervo. Inoltre mi ero compresso e rotto due vertebre”.

La riabilitazione – Per l’atleta ticinese inizia un lungo periodo di riabilitazione. Ho sbattuto violentemente la schiena. Come minimo avrei dovuto essere in carrozzella. Invece non ho avuto danni permanenti. È incredibile”.

“Prima di quel giorno, avevo all’attivo 500 lanci dall’aereo e 170 salti come base jumper. Vedere i miei genitori soffrire all’ospedale mi ha fatto riflettere. E poi quel dolore così forte. No, io non torno indietro. Non ne vale la pena. La vita è troppo preziosa”.

La nuova missione – Adesso Marco vive nel canton Soletta e fa l’ingegnere di produzione in una ditta di Aarau. E, proprio in seguito all’incidente, si è avvicinato a un mondo che prima non conosceva. “A quest’ora avrei potuto essere invalido. Di recente ho partecipato a una corsa benefica per raccogliere fondi in favore di chi è paraplegico. Ne farò altre. Perché è davvero una cosa che mi sta a cuore. C’è chi non ha avuto la mia stessa fortuna”.

Una vita a mille all’ora – L’album dei ricordi di Marco è pieno di emozioni. “Ho fatto lanci in Norvegia, in Malesia. Ho vissuto a mille all’ora per anni. Adesso è arrivato il momento di accontentarsi. Io li capisco quelli che continuano a lanciarsi. Il base jumping ti dà sensazioni indescrivibili e finché non sfiori davvero la morte non ti rendi conto del rischio che corri. Probabilmente continuerò a praticare il paracadutismo tradizionale. Ma la tuta alare la lascio nell’armadio”.

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