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Pubblicato il 10/03/2015

SONO TANTI ANCHE I GIOVANI OCCIDENTALI CHE COMBATTONO A FIANCO DEI CURDI

PARMA- Non ci sono soltanto europei o asiatici o americani convertiti che si affiliano all’ISIS ma anche giovani “occidentali” che fanno il cammino inverso. Medya Doz, giornalista curda di spicco, su Kurdish Question, rende omaggio a due di loro caduti nel Rojava: «centinaia di coraggiosi, forti giovani sono caduti per affermare i valori straordinari che sono la somma totale della rivoluzione del popolo kurdo».
Si riferiva a Bagok Serhed, il nome di battaglia di Ashley Johnston, ed a Kemal, nome di battaglia di Konstandinos Erik Scurfield, combattenti con la divisa delle YPG – le milizie del Rojava – morti dalla parte curda della barricata e scrive: « Ashley Johnston e Konstandinos Erik Scurfield sono diventati al mondo Bagok e Kemal».

La Doz racconta di aver incontrato questi giovani uomini a Sinjar, in mezzo alle esplosioni, in una postazione delle YPG che era un come mosaico di popoli: «C’era l’americano Servan, il vietnamita Cudi, l’inglese Kemal, il marocchino Mesiha, l’inglese Cudi, l’australiano Roni, l’inglese Sores e tante altre belle persone i cui nomi non ho potuto imparare. Ognuno di loro era arrivato da una parte diversa del mondo e si erano riuniti qui (…) Poco dopo, ho visto il compagno che comandava i combattenti internazionali e gli ho chiesto, “come se la cavano i combattenti internazionali alle prese con le condizioni di qui?” Lui mi ha guardato ed ha sorriso e mi ha detto: “Che ci crediate o no rispettano le regole e sono più disciplinato di noi. Sono attratti al nostro modo di vita e vogliono essere in prima linea e non si lamentano di eventuali difficoltà”.
I combattenti internazionalisti erano venuti in aiuto di un popolo la cui lingua non conoscevano, la maggior parte di loro aveva dizionari curdi in tasca, l’americano Servan e il vietnamita Cudi parlavano di più il curdo, ma anche Bagok poteva esprimersi».

Poi la brigata internazionale è partita per un’operazione contro il Daesh a Tel Hamis. Due giorno la Doz è andata a Xesan, un villaggio di Tel Hamis che era stato liberato dalle YPG, dove i kurdi avevano allineato da una parte i cadaveri vestiti di nero dei jihadisti e dall’altra quelli dei miliziani delle YPG, lì una combattente donna le ha detto che «Il compagno Bagok è stato martirizzato alle due di ieri notte. Si è sacrificato per salvarci, il tank in cui eravamo era circondato dall’ISIS, il compagno Bagok è saltato fuori dal tank in modo da poter rompere l’accerchiamento, per salvarci». Qualche giorno più tardi è arrivata la notizia della morte di Kemal.

L’8 marzo, i kurdi hanno scelto la combattente internazionalista Ivana Hoffman, nome di battaglia Avasin Tekosin Günes, che ha perso la vita negli scontri con le bande del Daesh a Til Temir. Ivana era una giovane tedesca di origine africana che è caduta durante un attacco jihadista alle postazioni congiunte di MLKP e YPG e YPJ (la brigata femminile del Rojava) a Til Temir, più o meno alle 7 del 7 marzo. Era una ragazza, nata il primo settembre 1995, e già da 6 mesi combatteva nel Rojava, nelle trincee del Cantone di Cizire, per respingere gli attacchi dell’ISIS. In un comunicato il MLKP dice che «Avasin, accanto ai combattenti YPG-YPJ, ha combattuto fino all’ultimo proiettile dopo la loro postazione comune era stata attaccata dalle bande dell’ISIS, riuscendo a fermare la loro avanzata ed attuando una resistenza epica ed eroica sul campo di battaglia.

Ma cosa spinge dei giovani occidentali ad andare a combattere con i kurdi in Siria? Ashley Johnston “Bagok” aveva detto alla Doz: «L’ISIS è un problema di tutto il mondo, non ne potevo più di vederli rapire e massacrare donne e bambini, così sono venuto in Kurdistan».

La Doz celebra i combattenti internazionalisti come eroi «Sono andati incontro alla morte per delle persone che non conoscevano e le cui facce non avevano visto. Sono morti giovani in modo che i bambini possano vivere a lungo … I loro corpi hanno versato sangue in modo che potessimo vivere e ridere! Avevano ricamate sulle loro belle facce storie indimenticabili e se ne sono andati!»

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