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Pubblicato il 30/08/2020

STORIA: IL SAVOIA CAVALLERIA SFUGGI’ ALLO SCIOGLIMENTO ANDANDO IN TICINO

Dopo l’8 settembre 1943 , il ‘Savoia Cavalleria’ per non essere disciolto e quindi perdere il suo stendardo, si trasferì nel Canton Ticino. Il 12 settembre di quell’anno , uno squadrone del Reggimento ‘Savoia Cavalleria’, al comando del colonnello Pietro Piscitelli (15 ufficiali, 642 sottufficiali e soldati, 316 cavalli e 9 muli), perfettamente inquadrati lasciarono il suolo italiano “per poter mantenere la fede data e non subire l’onta di essere sciolto”. Provenivano dal fronte russo dove erano stati protagonisti il 24 agosto 1942 dell’ultima vittoriosa carica di cavalleria a Isbuscenskij. ( foto sopra, ndr)

Fra quei reduci della campagna di Russia c’ era pure il venticinquenne tenente Luigi Gianoli, che diventerà famoso giornalista sportivo e scrittore (suo è il libro Savoye bonnes nouvelles, memoria biografica dell’ incredibile epopea): “Di quel giorno ho impresso nella mente un ricordo dolentissimo. Ho dipinto un quadro, il momento in cui noi passiamo il confine. Un momento doloroso e tuttavia fiero. Sfuggivamo ai tedeschi, ma lo facevamo mantenendo un’ orgogliosa disciplina: non eravamo in grado di affrontarli, con tutte quelle reclute giovanissime. Vedo ancora i loro volti di ragazzini smarriti. Non potevamo sacrificarli. Da qualche giorno, poi, aerei tedeschi sorvolavano minacciosamente i nostri acquartieramenti. Dovevamo agire subito, approfittando del fatto che i tedeschi erano ancora occupati ad impadronirsi dei ponti sul Ticino e a prendere il controllo dell’ aeroporto della Malpensa”
LA SVIZZERA ACCOLSE MIGLIAIA DI SOLDATI ITALIANI ED EBREI INSEGUITI DAI TEDESCHI
Cinquemila civili e 20mila militari erano giù giunti in Svizzera alla fine del 1943 e altri premevano ai confini. Molte famiglie di israeliti scampate a rastrellamenti e deportazioni riuscirono a espatriare pagando cifre cospicue alle guide-contrabbandieri: ben 172 portavano il cognome Levi, ma c’erano anche i Segré. Treves, Foà.

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