OPINIONI

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Pubblicato il 21/04/2022

STRADE SICURE NON FA BENE ALLE FORZE ARMATE

Il Dente Avvelenato

Li abbiamo visti impiegati in piazza o durante le catastrofi o le epidemie oppure come addetti alla rimozione della spazzatura o a combattere contro le buche di Roma. Un modello di impiego che rispondeva alle pressioni dell’opinione pubblica e dei politici meno accorti e che avrebbe avuto un senso con la leva dei ventenni, ma non con l’ Esercito professionale. I risultati negativi hanno “lavorato” sotto traccia , minando alla base la voglia di addestramento, le motivazioni e addirittura la cura della forma fisica e di quella disciplinare, che per un militare dovrebbe essere l’abito della sostanza.
Strade sicure ha chiesto ai militari un contributo alla sicurezza, inizialmente per permettere ai corpi di polizia di dedicarsi alle indagini, quindi per proteggere i centri storici dall’Isis e più in generale per presidiare il territorio contro la microcriminalità. Un impiego medio di 7.800 unità, che con la rotazione del personale per la preparazione alla partenza arrivano a 22mila, sui 98 mila della forza disponibile, ovvero il 25% dell’organico.
Paracadutisti, alpini, genieri, artiglieri, carristi mandati a sorvegliare le stazioni, gli aeroporti, i monumenti, le abitazioni di politici e magistrati, oppure di ronda nei centri d’espulsione o nelle periferie più turbolente. Vigili urbani o vigilantes. Un impiego che rallenta o vanifica l’addestramento e diminuisce le capacità complessive della forza armata.
La guerra in Europa potrebbe chiedere alla nostra Difesa di ritornare ad adempiere al ruolo primario per cui i nostri giovani si sono arruolati. Il Ministro Guerini ha detto che diminuirà l’impegno dei militari in questa attività atipica, del 25%. Una buona notizia ma temiamo, però, che ci vorrà più di qualche mese.

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