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Pubblicato il 25/08/2014

TERRORISMO: L’ITALIA HA CELLULE DORMIENTI IMMIGRAZIONE SENZA CONTROLLO E COMBATTENTI ALL’ESTERO

nella foto sopra Via Jenner, Milano, il Venerdì mattina.

PARMA- L’intensificarsi dei fenomeni migratori dai teatri di guerra mediorientale solleva il rischio terrorismo anche in Italia dove “l’allerta è massima”. Il ministro dell’Interno Alfano spiega che, “come centro della cristianità, siano sempre stati un obiettivo dei filoni jihadisti. Abbiamo tuttavia una strategia di contrasto a livello europeo e globale”. Quanto al nesso tra immigrazione e terrorismo, “tecnicamente non si può creare questa simmetria. Ma chi può escludere delle singole infiltrazioni? Ecco perché la vigilanza deve essere alta sia sul tema dell’immigrazione, sia su quella del terrorismo”.

Gli italiani dell’Isis – In una intervista al Corriere della Sera, Alfano ha precisato che sarebbero almeno 50 gli italiani arruolati tra le fila dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante). Giovanissimi “foreign fighters” reclutati e indottrinati spesso attraverso il Web, vengono dalle città del Nord: soprattutto Brescia, Torino, Ravenna, Padova, Bologna, e diversi piccoli centri del Veneto. Alcuni anche Roma e Napoli. Almeno l’80% di loro sono italiani convertiti all’Islam da poco, ma ci sono anche figli di immigrati, di seconda generazione. Tutti sono attualmente tra Siria e Iraq, pronti ad immolarsi per la jihad: la guerra santa.

I foreign fighters – Spiega ancora Alfano al Corsera che, nei rapporti riservati della nostra intelligence, i “foreign fighters sono la punta estrema di fanatismo in un fenomeno che non è coeso in un unico nucleo, ma frammentato. E che può contare su un gruppo più consistente di residenti in Italia che fungono da ufficiali di collegamento tra il nostro territorio e il terrorismo islamico”. In tutti sarebbero almeno duecento i soggetti sotto controllo ritenuti molto pericolosi dai nostri servizi perché rientrati nel nostro Paese dopo un periodo di addestramento in basi segrete, per lo più in Afghanistan.

Logistica italiana per il terrorismo – Gli “jidaisti italiani” rappresenterebbero un fenomeno nuovo e in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei come Gran Bretagna, Germania e Francia e Belgio. Lì la gran parte dei reclutati, molto più numerosi di quelli italiani, vanno direttamente a combattere come volontari nei teatri di conflitto. “Da noi è il contrario. La maggioranza resta a fornire sostegno logistico, organizzativo e di reclutamento sul nostro territorio, ritenuto uno snodo nevralgico. Anche perché le politiche di integrazione e di accoglienza stanno rendendo sempre più difficile riconoscere, all’interno del popolo di disperati in arrivo sulle nostre coste, quei soggetti che tornano dalla Siria o dalla Libia con ruoli di primo piano. E capaci di fare da punto di riferimento per le nuove reclute”.

Allarme 007: esplosivo nel latte neonati – L’ultimo allarme sulle modalità studiate dai jihadisti per seminare il terrore sarebbe quello dell’esplosivo nascosto nel latte per neonati per costruire una bomba da far esplodere in volo sugli aerei in partenza dagli aeroporti internazionali, tra cui anche quelli italiani. I servizi segreti hanno raccolto una serie di informazioni “acquisite in ambito internazionale” dagli 007 di altri paesi dell’Unione Europea, degli Stati Uniti e di Israele. ” In sostanza i terroristi potrebbero utilizzare “scatole di latte per neonati riempite con un composto di ammonio, zucchero in polvere, cloridrato di potassio e di zolfo, nonché un apparecchio elettronico (cellulare e radio) con funzione di detonatore”. I componenti della bomba, sostiene ancora la nota riservata, “potrebbero essere suddivisi tra più soggetti per essere assemblati a bordo del velivolo scelto come obiettivo”. Nei principali scali italiani, soprattutto Fiumicino e Malpensa, in realtà i controlli erano già stati intensificati a seguito della circolare inviata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza subito dopo l’uccisione del giornalista americano James Foley.

Nessun attacco imminente – Allo stato, viene sottolineato, l’offensiva dell’Isis in Siria e in Iraq e le minacce dei suoi membri all’Occidente, fanno dell’Italia, come degli altri paesi dell’Ue, un obiettivo possibile dei fondamentalisti. Ma non ci sarebbero al momento elementi né informazioni d’intelligence che fanno ritenere il nostro paese al centro di un possibile attacco. L’attenzione degli investigatori e degli 007 continua dunque a concentrarsi sui due aspetti più temuti: i foreign fighters, vale a dire gli europei che dopo aver combattuto in Siria e in Iraq tornano nei loro paesi d’appartenenza, e i “lupi solitari”, jihadisti individuali radicalizzatisi soprattutto sul Web che potrebbero dar vita a eventuali iniziative estemporanee.

Trenta combattenti partiti dall’Italia – Sarebbero una trentina, secondo i dati più aggiornati, i combattenti partiti dall’Italia ma non vi sarebbero ancora stati “rientri significativi”. La situazione viene comunque costantemente monitorata e sono state intensificate le attività di controllo dei circuiti legati all’estremismo islamico.

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