OPINIONI

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Pubblicato il 12/07/2018

THAILANDIA: TUTTI BRAVI MA…. CON RISERVA

di Corrado Corradi

In risposta al Dente Avvelenato circa la vicenda dei «cinghialotti selvatici» tailandesi salvati dalla grotta allagata.
Fatta la tara di tutto quel che di positivo é emerso dalla vicenda dei «cinghialotti selaggi» tailandesi (bravissimi e professionali i soccorritori, ammirevoli i ragazzotti per la tenuta psicologica, ammirevoli i loro genitori per la dignità e compostezza nel dolore, brave le autorità che hanno coordinato i soccorsi, bravo il giovane viceallenatore, brava la nazione tailandese per non aver alimentato la grancassa mediatica), le domande si riducono a una sola, categorica ed impegnativa per tutti… quelli che sanno mettere da parte il facile entusiasmo quando si tratta di cercare le giuste risposte, per cui: come cavolo sono finiti dentro una grotta lunga 4 km il cui accesso era vietato, stante l’incombente stagione monsonica delle piogge, da visibilissimi cartelli di divieto di accesso.
Ebbene, sta emergendo che sono stati portati li dentro dal loro vice-Mister il quale voleva sottoporre i suoi «cinghialotti selvaggi» a un rito di iniziazione di ispirazione buddista che, come tutti i riti di iniziazione, prevedeva una prova di coraggio, in questo caso si trattava di calarsi nella grotta, percorrere a piedi nudi nel buio quei 4 km per giungere alla fine della cavità e incidere nella roccia i propri nomi…

A parte l’evidente imprudenza, io ritengo che sottoporre dei ragazzotti ad una prova iniziatica che implica coraggio sia un’azione educativa nell’accesso più positivo del termine e non esito ad ammettere che purtroppo ai nostri ragazzotti manca un’esperienza formativa simile, pero’… c’é un pero’, anzi due:
• Adesso che il vice-Mister ha dato la miglior prova di se stesso sostenendo psicologicamente i suoi cinghialotti senza cedere allo sconforto durante la permanenza nella grotta e uscendo per ultimo pur essendo quello più provato, adesso che ha ottenuto il perdono dei genitori dei giovincelli e aver ottenuto il plauso dei media internazionali, sarebbe bene che qualcuno gli chiedesse conto del perché di un’azione di iniziazione al coraggio proprio in una zona in cui era vietatissimo entrare per l’incombente pericolo… quel rito che, giustamente, nessun tailandese si é sognato di condannare, non poteva farlo altrove?

• E adesso veniamo alla domanda delle domande: se un prete avesse portato i cinghialotti della squadra sportiva della parrocchia di «Sant’Isidoro» a fare un rito di iniziazione cattolico tipo …che ne so? … farsi il segno della croce in una buia grotta … e avesse esposto i suoi cinghialotti non dico agli stessi pericoli di quelli tailandesi, ma se solo avesse tardato qualche ora a riconsegnarli alle famiglie in attesa e fosse scattata la macchina dei soccorsi, quale sarebbe stata la reazione dei genitori e dei media? Nessuno avrebbe perso quella che sarebbe stata una ghiotta opportunità per condannare senza riserve davanti alle telecamere l’improvvido prete per il quale qualcuno avrebbe anche adombrato qualche sospetto di pedofilia, ma soprattutto sarebbe stato condannato il rito (specie se cattolico non essendo di moda) perché da noi il rito non vale il rischio (nemmeno di sbucciarsi le ginocchia), perché il rito educa alla disciplina e al maschio coraggio, cose che la nostra società modaiola rigetta preferendogli il «ti amo parliamone» di una trasmssione televisiva tutta lustrini.
Cosa che, fortunatamente per i cinghialotti selvaggi della Tailandia, non é avvenuta e non avverrà.

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