CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 10/03/2017

THE ECONOMIST: BRAVI ALPINI PER I LORO CANTI CONTRO LA GUERRA . GLI PIACE MOLTO “OI CARA MAMA”

Truppe  cantanti di pace, secondo  il famoso settimanale.

 

Mountain men 

The cultural resonance of Italy’s Alpini ( clicca te per leggere l’articolo originale) 

Known for their bravery, Italy’s elite Alpine troops are also famed for their anti-war music and stories

Messaggero Veneto  del 10 marzo 2017

“The economist” elogia gli alpini

Il settimanale britannico dedica uno speciale alle penne nere dallo spirito pacifista
di Lieta Zanatta

Che gli Alpini siano popolari in Italia, non c’è bisogno di dirlo. Ma vedere che la loro fama travalichi i confini nazionali per approdare sulle pagine dello storico e autorevole settimanale britannico “The Economist” per un corposo approfondimento, fa sempre specie.

Motivo è la commemorazione del centenario della fine della Grande Guerra nel 2018, sempre più vicino, e del luogo da scegliere dove celebrare la ricorrenza con gli omologhi austriaci. La proposta di scegliere l’Alto Adige, con la maggioranza della popolazione di lingua tedesca, non soddisfa Vienna mentre è in corso una polemica su un discutibile video gioco, “Battlefield I”, che rappresenta gli alpini combattere sul Monte Grappa.

È in questo contesto che si colloca il corpo militare delle penne nere dallo spirito però pacifista. Lo dimostrano i canti, dolci e profondi, dove non prevalgono peana di battaglia, ma piuttosto il dolore per i loro sacrifici, le loro vite inutilmente immolate, gli affetti cari che non rivedranno più. Un amore sconfinato per la natura montana, le sue stelle alpine e la neve silente che li dissetava nelle trincee. Canzoni che risaltano l’inutilità della guerra e che sono diventate patrimonio culturale italiano. Gli alpini furono tra i combattenti numericamente più impegnati in prima linea per la maggior parte sulle alte quote delle Alpi carniche. Tra gli altri corpi, furono coloro che subirono più perdite e sacrifici di vite umane, dovute alle condizioni proibitive in cui si trovavano ad operare.

Nonostante tutto, conseguirono delle vittorie impressionanti, dovute non solo al loro coraggio. La loro resistenza diventa leggenda anche nelle ritirate, come quella descritta nel libro di Mario Rigoni Stern, il tenente che combatté vicino Stalingrado durante la seconda guerra mondiale. La maggior parte dei corpi alpini fu però sciolta dopo la fine della guerra fredda e le penne nere che vengono oggi arruolate provengono da tutta Italia, indebolendo il forte legame con le Alpi.

Per contro, le truppe sono sempre più coinvolte nella vita civile italiana, intervengono dopo i terremoti e le catastrofi che colpiscono il territorio. Ora combattono con la Nato in Afghanistan, mentre l’associazione nazionale alpini, che attualmente conta oltre 355.000 membri, accoglie anche coloro che non fecero la leva. Segno del successo e della popolarità di questo corpo che si impegna a trasmettere i valori della cultura militare alpina, che con quegli splendidi canti può aiutare a trovare, per il 2018, un luogo comune con nemici di allora, per commemorare assieme, più che la fine del conflitto, l’assurdità della guerra

Leggi anche