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Pubblicato il 02/03/2022

UCRAINA: BLOCCATO UN PULMAN DELLA AMBASCIATA ITALIANA AL CONFINE – DONNE BAMBINI E NEONATI A BORDO

Un gruppo sotto protezione italiana – circa 90 persone- accolto e assistito a Kiev presso la residenza dell’ambasciatore italiano Pier Francesco Zazo,ha tentato di lasciare il paese nella giornata di Martedì 1 Marzo. Diplomatici e gli operatori della sicurezza italiani hanno studiato un piano di evacuazione. Dopo il trasferimento, di un primo gruppo di connazionali, ieri é toccato al resto, tra cui una dozzina di neonati venuti alla luce pochi giorni fa in alcune cliniche dove si esegue la pratica dell’utero in affitto.

Dopo le prime ore di viaggio verso la Moldova, attraverso posti di blocco, trincee, controlli serrati, i due bus sono rimasti bloccati alla frontiera Sud per tutta la notte, in una zona isolata e disabitata, senza alcun servizio. Qui il convoglio italiano non viene autorizzato a oltrepassare il confine, lasciandosi alle spalle l’Ucraina, perché a causa della legge marziale gli autisti ucraini non vengono autorizzati a superare la frontiera. Tutti gli uomini in età da combattimento, infatti, sono obbligati a mettersi a disposizione delle forze armate. Le autorità di Roma non sono riuscite a negoziare una soluzione per concludere la delicata operazione di salvataggio.

Attualmente i bus sono stati raggiunti nella zona di frontiera da personale dell’ambasciata italiana a Chisinau, ma ci vorranno molte ore prima che vengano reperiti degli altri autobus con autisti moldavi che possano andare a prelevare il gruppo di italiani e portarli in residenze approntate per l’accoglienza nella capitale della Moldova.

Comincia a scarseggiare l’acqua e soprattutto non vi é più latte a sufficienza per i neonati, se l’attesa dovesse prolungarsi.

La evacuazione ha coinvolto sia la presidenza del Consiglio che il ministero degli Esteri. Uno stallo che fa chiedere a molte delle famiglie soccorse.Ci si chiede come sia possibile che un Paese come l’Italia, peraltro concretamente vicino all’Ucraina in questi giorni di guerra, non riesca a ottenere il via libera per delle famiglie da troppe ore bloccate a meno di 500 metri da un passaggio sicuro dei confini. Rischiano di restare ferme, dopo una intera notte, anche per tutta la mattinata, prima di vedere una soluzione e riprendere il viaggio verso Chisinau che richiede almeno ulteriori quattro ore di percorrenza in condizioni sempre più difficili.

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