OPINIONI

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Pubblicato il 25/04/2017

UN PENSIERO DEDICATO AI VINTI

 

Riteniamo doveroso, per la pacificazione che tutti auspichiamo, ricordare, dopo la giornata dei vincitori, le migliaia di caduti del fronte opposto ( militari non cooperatori, preti, “collaborazionisti”) trucidati dalle brigate rosse partigiane durante i mesi ( e gli anni) dopo la “liberazione”.

 

LE ESECUZIONI DI MASSA PARTIGIANE A CASTELNUOVO SOTTO IN PROVINCIA DI REGGIO EMILIA

di Paolo Comastri

“In complesso, nel castelnovese, il numero delle vittime di queste esecuzioni sommarie nei primi giorni della Liberazione fu circa di un centinaio.” Queste sono le terribili parole scritte nella Cronaca parrocchiale da Don Flaminio Longagnani, Parroco di Meletole, paese limitrofo a Castelnuovo Sotto (RE). Nel 1998, lo storico della Resistenza, Massimo Storchi, nel libro “Combattere si può vincere bisogna” ammette, parzialmente, che “la completa liberazione del paese [Castelnovo Sotto, ndr] è segnata dal verificarsi di una serie di esecuzioni di massa, 42 militari fascisti sono uccisi il 24 aprile e altre 21 persone la sera del 26.” Approfittando dello sfondamento angloamericano, , nonostante il transito di tedeschi in ritirata, le formazioni partigiane ottengono la resa del presidio fascista il 22 Aprile 1945. La sera del 23 Aprile, “i partigiani – riferisce il parroco di Meletole – che si erano così facilmente imposti alle Brigate Nere e alla Guardia Repubblicana domenica sera e che avevano fatto ieri mattina una retata di militi e fascisti, sopraggiunte ieri sera truppe tedesche, abbandonando purtroppo in mano ai tedeschi 5 dei loro e dopo aver condotto, non so bene se ieri pomeriggio, sull’argine del Crostolo 42 individui, fra cui il Capitano di Brigata nera Melli, il Tenente Bigi, la Guardia Comunale Spaggiari Ludovico, il negoziante di viveri Raineri, il sellaio Ferroni di Castelnovo Sotto, uccidendoli a colpi di mitra buttando i loro cadaveri nelle acque del Crostolo.” Il massacro di questo primo gruppo avviene falciando le vittime con le mani legate con il filo di ferro e spinte lungo una passerella che attraversa il vicino argine del Crostolo.La mattina del 25, insieme a truppe alleate i partigiani rientrano in Castelnuovo Sotto dove trovano che 5 partigiani sono stati fucilati il giorno prima dai tedeschi.I partigiani procedono alla esecuzione del secondo gruppo di italiani. “La sera del 26 aprile –scrive Don Longagnani-, giovedì, altri 21 individui, fascisti repubblicani, in parte di Bosco Sopra e di Praticello, (…) furono condotti, con mani legate con filo di ferro dietro la schiena, lungo l’argine del Crostolo, in direzione del cosidetto Ponte Mantovano, e colà uccisi a colpi di mitra. (…) In occasione di questa esecuzione si ebbe un fatto sintomatico che provò fino a quale punto di aberrazione possa giungere il popolo quando è stato aizzato l’odio. La mattina del 27 ci fu una processione di gente, molti anche di Meletole, a recarsi a vedere quei cadaveri, insultarli, sputarli e dar loro dei calci. Altre esecuzioni, senza alcun processo, di individui isolati, vennero fatte nei primi giorni della liberazione a S.Savino, a Cogruzzo, a Castelnuovo e giù nella valle nei pressi della Bassetta. I cadaveri di questi vennero gran parte gettati in fosse scavate da bombe o da spezzoni di aerei e ricoperti di terra.”Il massacro non è, però, concluso: la notte fra il 30 ed il 1 Maggio i partigiano prelevano altre 11 persone. “La cosa che destò maggior raccapriccio nei benpensanti nel castelnovese, e che ebbe maggiori conseguenze, fu la scomparsa di 11 persone, tutti fascisti, ma quasi tutti ante 25 Luglio 1943, e quasi tutti maggiorenti nel castelnovese. Questi 11 erano stati arrestati insieme ad altri nei giorni 27 e 30 Aprile e trattenuti in caserma (…). Dopo i maltrattamenti e le percosse subite in caserma, questi 11 vennero prelevati di là la sera del 30 Aprile e caricati su di un camion e avviati per destinazione ignota. Ai parenti, allarmati per la scomparsa, venne detto che erano stati condotti a Reggio, poi dissero a Campagnola ed infine, per loro discolpa, dissero che un camion alleato, incontrandosi con quello, aveva caricato gli 11 prendendoli sotto la sua custodia. Erano tutti diversivi per nascondere la responsabilità del delitto, giacchè era entrata in vigore la disposizione alleata di proibire esecuzioni sommarie.”Per queste esecuzioni di massa non venne mai condannato nessun colpevole. Tre degli scomparsi furono identificati nel 1992 nella fossa comune presso il Cavoun di Campagnola.Sul luogo del primo eccidio di 42 italiani, sull’argine del Crostoso è stata posta una Croce ed un Tricolore.

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