OPINIONI

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Pubblicato il 06/12/2014

Un preside ha vietato il presepe: perché non si occupa d’altro?

udda.afganistan

Ricordate che cosa avete fatto il 12 marzo 2001? Proverò a darvi un aiuto: è il giorno in cui i due Buddha di Bamiyan, statue scolpite nella roccia nell’arco di due secoli (III°-V° sec. d.C.) sulla favolosa via della seta in Afghanistan, sono state demolite dai talebani con massicce quantità di esplosivo, dopo un mese di bombardamenti e goffi tentativi di distruggere i due colossi, di 38 e 53 metri. Il motivo? Erano ritenuti idolatri dai musulmani iconoclasti e in quanto tali da demolire: 1,500 anni di storia, di tradizione, di cultura; distrutti perché i nuovi abitanti del paese, di religione non buddista, non potevano tollerare i segni di una cultura diversa dalla loro. Ad onor del vero, i musulmani erano diventati il 95% della popolazione afghana, e questo probabilmente li ha fatti sentire in diritto di distruggere ogni ricordo del passato.

Noi italiani siamo avanti, inutile nasconderlo. Non aspettiamo nemmeno di essere conquistati e ridotti in minoranza, non aspettiamo che i conquistatori prendano decisioni, non aspettiamo di essere maltrattati e schiacciati da qualcuno. Facciamo tutto da soli.

4E così, il preside dell’istituto De Amicis di Bergamo quest’anno ha vietato il presepe. Il signor Luciano Mastrorocco, preside della scuola, ha vietato la realizzazione del presepe per non discriminare chi è fedele di religioni diversa da quella cattolica. All’istituto gli alunni non italiani sono il 30%, per la cronaca.
preside

Proviamo a fare un ragionamento insieme: immaginiamo di decidere di andare a vivere in un appartamento di proprietà di una persona buddista che in casa ha il suo Gohonzon (Oggetto di culto al quale si deve il rispetto più profondo, ndr). L’appartamento ha 10 stanze, 7 abitate da buddisti e 3 da cristiani. Secondo voi, il padrone di casa, buddista, dovrebbe sentirsi in obbligo di nascondere il Gohonzon o di evitare di portarlo in casa per rispetto dei tre cristiani? Oppure, i tre cristiani dovrebbero sentirsi minacciati o discriminati per la presenza di un oggetto di culto, sebbene non appartenente alla propria tradizione? Immagino che la maggior parte di noi risponderà “no”. Quindi, perché mai un presepe (o un crocefisso, il concetto è lo stesso) dovrebbe discriminare o turbare persone non italiane o non cristiane?

L’Italia è uno stato laico, obietterà qualcuno; vero, ma abitato da una popolazione che in maggioranza (91%) professa religione cristiana. Che fastidio può dare un presepe? Perché vietarlo? Ma non solo, abbiamo riflettuto sull’ipocrisia del gesto?

Il signor Mastrorocco intende vietare il presepe, ma chiude la scuola per le festività natalizie. Mi sembra incoerente. Probabilmente (anzi, ne sono certa) l’istituto De Amicis sarà chiuso lunedì prossimo. Non per neve, calamità naturali o nulla di simile: perché si festeggia l’Immacolata. Casualmente, una festività cristiana. Non trova discriminante anche questo? E la domenica? Parliamo anche dei giorni della settimana. La domenica di riposo è una tradizione cristiana, non universale. I musulmani, ad esempio, rispettano il venerdì come giorno di riposo. Come la mettiamo, organizziamo il calendario scolastico a singhiozzo? Il venerdì presenti i cristiani e a casa i musulmani, la domenica ci si dà il cambio. Speriamo non arrivi a scuola un aborigeno di tradizione animista perché altrimenti c’è il rischio che salti anche il mercoledì.
presepe

Inoltre, che male c’è nel raccontare le proprie tradizioni, perché nasconderle come se fosse qualcosa di cui ci si deve vergognare? Forse capirei un atteggiamento simile se l’istituto De Amicis fosse la sede nascosta di Hogwarts e il signor Mastrorocco si sentisse in dovere di difendere i principi base dell’esoterismo per evitare che un rigurgito di santa inquisizione gli carbonizzi gli studenti, ma non mi sembra che la religione cristiana corra gli stessi rischi; non in Italia. Quindi? Qual è il problema di questo preside liberale? Un eccesso di laicità? Bisogno di pubblicità? Necessità di mettersi in buona luce con la comunità non italiana di Bergamo?

Qualunque sia, credo sia un problema personale che potrà essere serenamente affrontato nell’intimità delle mura domestiche. In Italia esistono tradizioni, usi e costumi che insegnano e ricordano molto. Suggerisco a questo illuminato dirigente di spolverare i principi base del Natale, casomai, e usare i simboli per trasmettere ai ragazzi i valori sui quali baseranno il loro futuro. Abbiamo bisogno di radici e di fondamenta, di imparare a difendere caratteristiche e idee, di conoscere il passato per creare un futuro brillante. Non è (anche) questo che insegnano a scuola?

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