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Pubblicato il 22/01/2023

X MAS- RICORDATA A GORIZIA LA BATTAGLIA DI TARNOVA DELLA SELVA

L’associazione Decima Mas ha celebrato nel palazzo comunale di Gorizia il 78 esimo anniversario della battaglia di Tarnova della Selva, che vide opposta la formazione militare della Repubblica Sociale Italiana alle truppe titine.

I rappresentanti dell’associazione hanno deposto un mazzo di fiori sotto la lapide in memoria dei dipendenti del comune di Gorizia che furono deportati durante i quaranta giorni di occupazione della città da parte delle truppe jugoslave nella primavera del 1945.
Era presente alla cerimonia l’assessore comunale ai Grandi eventi, Arianna Bellan.
LA STORIA DELLA BATTAGLIA
La Xma , Battaglione Filmine, combattè a Tarnova nella Selva sacrificandosi per l’italianità di Gorizia. Lo scontro si accese quando le forze titine cercarono di distruggere il presidio a Tarnova della Selva. Lo scontro iniziò all’alba del 19 Gennaio, le truppe jugoslave iniziarono la battaglia con l’intento di non lasciare superstiti.
I Marò erano a corto di armi, quindi cercarono di rinforzare le postazioni con le mitragliatrici, lavoro reso difficoltoso dal terreno gelato.


Il IX Corpus jugoslavo, a corto di rifornimenti e preoccupato dell’arrivo degli italiani decise di attaccarli prima che potessero rinforzare le posizioni occupate. Non solo brigate slovene, come la Kossovel, circondarono i Marò ma anche quelle italiane Piccoli Buozzi e Triestina.


All’alba del 19 Gennaio le truppe jugoslave iniziarono la battaglia con l’intento di non lasciare superstiti. Al secondo assalto i titini riuscirono ad impossessarsi dei bunker esterni; troppo tardi i Marò si resero conto che l’attacco era preordinato; così lanciarono l’allarme a Gorizia, ma i soccorsi furono tardivi e vanificati dalle avanguardie del IX Corpus. Verso sera la battaglia cessava.

Con il buio i Marò riuscirono a riconquistare le posizioni perdute. Il 20 Gennaio, di primo mattino, le truppe jugoslave ripresero a combattere col supporto di cannoni e mortai riuscendo a penetrare nelle linee italiane. Il fuoco continuò per tutto il giorno e, a sera, i titini raggiunsero l’abitato di Tarnova.


I superstiti del battaglione Fulmine, costretti nelle case e nelle stalle ancora non occupate dagli slavi, tentarono una resistenza in attesa dei soccorsi, purtroppo molto lontani. Ogni tentativo di raggiungere gli assediati fu vana a causa del gelo.


Il 21 Gennaio la situazione era insostenibile. Metà dei Marò erano stati uccisi o feriti. Via radio fu dato ai superstiti il permesso di abbandonare il presidio anche se significava abbandonare i feriti alla ferocia titina. La nebbia permise a 86 Marò di aggirare una brigata jugoslava e di abbandonare il paese; nel bosco furono intercettati da una pattuglia tedesca. Ben 48 Marò non riuscirono a fuggire, si rinchiusero in due ridotte, già minate, pronti a combattere fino alla morte.


I battaglioni della X MAS lanciarono un attacco per permettere ad una colonna formata da tedeschi e dal battaglione Valanga di entrare nel villaggio e mettere in fuga le truppe jugoslave sfinite dalla battaglia.

L’abitato di Tarnova, in fiamme, fu abbandonato e la colonna si diresse verso Gorizia, mentre altri battaglioni di Marò disturbavano e mettevano in fuga il nemico.

Alla sera tutto era finito. A Tarnova le truppe italiane non fecero mai ritorno, se non per riesumare i corpi dei caduti. Ma le truppe jugoslave erano, di nuovo, lontane da Gorizia.

Vi entreranno nei primi giorni di Maggio, deporteranno 1,560 persone. Di queste molte centinaia non si seppe più nulla.

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