STORIE DI ORDINARIA FOLLIA
31 Oct 2001
Autore: Redazione Congedati Folgore

Il triestino Emilio Camozzi, reduce della Folgore, ha scelto di raccontarsi al computer
Storie di ordinaria follia, narrate al presente


TRIESTE - Emilio Camozzi, triestino, è uno dei ragazzi di El Alamein che ha scelto di raccontare per iscritto la sua esperienza di guerra. Ma alla penna ha preferito il computer, scoperto tre anni fa.

E da allora ha pubblicato sul sito www.congedatifolgore.com alcuni racconti su episodi vissuti o raccontati, che gli hanno procurato numerosi elogi, l'interessamento di qualche editore e l'invito a una delle prossime puntate di «Buona domenica» su Canale 5.

----
«E pensare che fino a tre anni fa non mi piaceva niente di quello che scrivevo - confessa Camozzi. - Mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa, ci provavo anche, ma dopo un po' buttavo tutto. Stracciavo anche le cartoline».
Sarà  forse che prima di buttare un computer dalla finestra uno ci pensa due volte, fatto è che il signor Camozzi, ammiratore della prima ora di Giovannino Guareschi, finalmente si è sbloccato.
E le sue storie di ordinaria follia da El Alamein, che costituiscono una cronaca a puntate di quei giorni lontani, sono narrate al presente con molta vivacità , in modo secco e con una partecipazione mai retorica, concedendosi ogni tanto un'osservazione ironica o critica. Come quando scrive. «In uno dei suoi discorsi rivolti a folle oceaniche radunate in ogni piazza d'Italia, Mussolini aveva chiesto: "Volete burro o cannoni?", tutti avevano risposto cannoni, qualcuno forse con una piccola e prudente esitazione. Beh, diciamocelo, un po' di burro non ci sarebbe stato male».
Emilio Camozzi si arruolò nella Folgore a vent'anni («Ci veniva detto che in quel reparto i rischi sarebbero stati maggiori, ma che vuole, eravamo stati educati in un'altra maniera, e per noi l'audacia era un valore»), e dopo El Alamein trascorse quattro anni di prigionia in Egitto e in Palestina, in un campo di concentramento per criminali fascisti, perchè aveva deciso di non collaborare («mi sarebbe sembrato un tradimento nei confronti di tanti amici uccisi in battaglia»).
Da allora, confessa, una certa antipatia per gli inglesi gli è rimasta e, in uno dei suoi racconti, scrive: «Gli inglesi rispettano i morti. È per questo che prima uccidono i vivi».
Dopo la prigionia, ha lavorato per tanti anni in teatro, a Trieste, come direttore di scena, e l'amicizia più cara di quel periodo è stata con l'attore Gian Maria Volontè. «Eravamo di idee politiche diametralmente opposte - ricorda, - ma lui era una persona generosa e di grande onestà».
Oggi la guerra è tornata a far parte della nostra quotidianità , ma per Emilio Camozzi la figura del soldato è cambiata radicalmente rispetto ai suoi tempi. «Oggi il soldato è un superman di audacia estrema, allenato ad azioni fulminee, cosa che noi non eravamo. Penso però che non riuscirebbe a sopportare di stare in una trincea per più di dieci minuti. E anche le guerre oggi sono ancora più assurde di un tempo perchè ci vanno di mezzo solo i civili».
f.t.

TORNA ALL'INDICE
RICORDIAMO I NOSTRI UTENTI CHE DALLA SEGNALAZIONE DI INCORRETTEZZE O ERRORI NELLA BACHECA ALLA CANCELLAZIONE, PER MOTIVI TECNICI, PASSERANNO CIRCA 24 ORE.