IL CAPITANO PAR ALVINO, COMPAGNO D'ARME DI LUCIO GRIMANI
31 Jul 2002
Autore:recensione a cura GIANBATTISTA COLOMBO

RICORDO DEL CAP.PAR. ALVINO

Comandò il primo battaglione Nembo impiegato sul fronte di Nettuno







Il primo battaglione di paracadutisti italiani schierato sul fronte di Nettuno nei ranghi della quarta divisione tedesca fu il "Nembo" del capitano Alvino, morto a Napoli nove anni fa, dimenticato da tutti. In suo ricordo il "Secolo d'Italia" pubblicò, il 6 novembre 1990, un bellissimo articolo del paracadutista Alfio Porrini, uno dei ragazzi di Alvino, purtroppo anch' egli scomparso nell’ aprile dei 1994. Siamo lieti di riproporne alcuni passi tra i più significativi.



"...il capitano paracadutista Corradino Alvino - scrisse Porrini - terminò la sua vita afl'età in cui oggi s'è ancora protetti e vezzeggiati da tutte le tenerezze e tutte le comprensioni.

A 32 anni, per un crimine di guerra non commesso (la tragica morte dei colonnello Bechi Luserna, capo di stato maggiore della "Nembo", avvenuta in Sardegna subito dopo l'infausto 8 settembre ‑ n.d.r.) egli venne murato vivo in un crudele e folle isolamento kafkiano, vittima della ferocia settaria, ma anche delle paure, delle prudenze, degli egoismi. Un tentativo di evasione drammaticamente fallito lo distrusse poi nel corpo e nello spirito.

Venne abbandonato, dimenticato, dato per morto. Liberato dopo lunga detenzione, scomparve nell'anonimato di una squallida miseria da cui lo trassero solo le pazienti ricerche del ,capitano Del Zoppo.

Alvino poté così finire i suoi giorni in una dimensione meno atroce e disumana... Alvino fu un comandante ardente, imprevedibile, focoso.

Il suo dramma travolse l'intera famiglia, ma la vedova mi ha ricordato, con una punta di amarezza, che la vera famiglia di Alvino furono sempre e soltanto i suoi soldati... C'è ancora chi si vanta di aver resistito nei lager alle insistenze tedesche per mandarlo a combattere.

La storia documenta, invece l’amara verità di un alleato tedesco che diffiida persino dei volontari fscisti e considera suprema eresia affidare anche un solo metro di prima linea ai compatrioti di Badolio.

Fu grande merito anche di Alvino l’aver superato queste opposizioni e l'essere riuscito a schierare sul fronte di Nettuno, appena diciotto giorni dopo lo sbarco alleato, i trecento italiani del suo battaglione "Nembo", che peraltro fu inserito nella 4^ divisione paracadutisti di Trettner con mille perplessità e solo "per ragioni politiche".

Ma ogni diffidenza viene spazzata via già dopo una settimana: il contrattacco tedesco del 16 febbraio vede il "Nembo" primo fra i primi.

Da quel giorno, e sulla conferma di tutti i comportamenti successivi, i tedeschi riconoscono nei paracadutisti italiani dei camerati valorosi e leali, di cui citano le gesta perfino nei solenni bollettini di guerra che l'Okw diffonde quotidianamente in tutto il mondo.

A seguito delle pesantissime perdite, i superstiti si contraggono in tre plotoni, dei sei originari, formando la Compagnia autonoma "Nettunia” mentre il Battaglione "Nembo" andrà a ricostituirsi, col gemello “Folgore", a Spoleto.

La gelosa cura degli istruttori tedeschi del maggiore Kruege blocca ogni invio di complementi al fronte perché i periodici salassi ostacolerebbero la formazione di quel reparto solido, efficiente e omogeneo che, completato dal Battaglione "Azzurro", fu il Reggimento Folgore. Così i superstiti tre Plotoni della Compagnia "Nettunia" continuano ad assottigliarsi giorno dopo giorno ... i primi di maggio, quando eravamo ridotti a quattro gatti, Alvino ebbe una delle sue trovate provocatorie con un suo ordine dei giorno, i tre Plotoni erano trasformati in compagnie, mentre la Compagnia “Nettunia” ridiventava battaglione.



Un battaglione di un centinaio di uomini.



Ma di lì a poco quel centinaio uomini diede nuovamente prova d suo valore.

Al comando di Alvino ripiegarono combattendo, tutti uniti, i resti quello che era stato un superbo battaglione di paracadutisti."

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