EL ALAMEIN

Condividi:

Pubblicato il 23/02/2011

LE POESIE DEI PARACADUTISTI


PARMA- Il Leone artigliere paracadutista Gaetano Pinna, reduce anche dal POW 305, prima di morire mi fece avere un fascicolo che Lui aveva chiamato: Le due P: Paracadutismo e Poesia. Si tratta di una raccolta di componimenti poetici di autori vari – in prevalenza paracadutisti- molti dei quali parlano di El Alamein e di altri episodi di guerra,fino ad arrivare alla tragedia della Meloria.
Si tratta per la maggioranza di fogli battuti con vecchie macchine da scrivere, se non addirittura scritti a mano.
Li raccolse così come gli venivano consegnati dai suoi camerati e mi consegnò il voluminoso plico. Un regalo prezioso. Gli promisi che avrei digitato e pubblicato tutto.-
Ora è giunto il momento.
Il primo passo è stato quello di trasferire su supporto elettronico l’intera raccolta di 112 pagine, e presto la daremo ale stampe.
Ecco un piccolo assaggio:



GAETANO PINNA
ANTOLOGIA
2 P
PARACADUTISMO E POESIA.


Raccolta di poesie di autori vari tutti paracadutisti tutti un po’ pazzi, un po’ poeti tutti eterni RAGAZZI

Né esaltati , né mercenari, ma cittadini – soldati sempre e solo per l’Italia!

PRESENTAZIONE.

Chi non conosce la favola della cicala e la formica? La formica accumula provviste per sopravvivere durante l’inverno. L’uomo, durante l’età lavorativa , deve fare come la formica.
Non solo per il fabbisogno materiale di sopravvivenza,
ma deve anche pianificare il domani, quando non avrà più l’assillo della sveglia, dell’orario del treno,del filobus, per raggiungere il posto di lavoro. Ad un certo momento tutto ciò crolla: quiescenza ! Ci si domanda: ed ora cosa faccio? Guai a chi non ha una risposta valida: rotola nella vecchiaia, rotola verso la tomba. Si, come la cicala che non ha pensato al dopo.
Ho il vizio di conservare “tutto”. oggi quel “tutto” mi serve. Dai vecchi giornali, incantinati , rilegati per annata, polverosi, ho sciolto i nodi dei cordini e riscopro il passato. Quanti ricordi, quanta storia, dai nomi sorgono le figure di Soldati, amici scomparsi, località che si animano di spettri.
Leggo, rileggo; è un lungo esame retrospettivo. Scelgo le poesie tra gli scritti. Pensai: e se le riscrivessi, se Le raccogliessi in una ..antologia?
Detto e fatto, così è nato questo volumetto che ho chiamato “ 2 P”, con sottotitolo “ Paracadutismo e poesia”. Queste poesie così raccolte rimangono. Altrimenti, forse, sarebbero state dimenticate e non meritano la dimenticanza. Nei vari compoinimenti c’è il lirismo del soldato paracadutista, c’è l’essenza del soldato paracadutista, c’è il romanticismo del soldato.
Paracadutista, perché nei ranghi ci sono stati, ci sono e saranno i sentimentali , che nel paracadutismo sublimano il dovere verso la patria, perché nei loro cuori pulsano amore e ardimento.
Questo è il paracadutista che ha scritto la storia con il Sangue, cos’ì era il “ragazzo della Folgore”, così sono i ragazzi di oggi.
Ai giovani una lettura non farà mai male; la poesia è più incisiva di una prosa, è lirica, è musicalità empirea.
Così erano i padri dei giovani di oggi, così erano quando avevano vent’anni, quando seppero essere protagonisti, quando scrissero la storia con il loro sangue, con i loro sacrifici. Erano un po’ pazzi, un po’ poeti, ma il fior fiore degli Italiani.

Gaetano Pinna
185° Regg. Art. Par.
28 batteria
P.O.W 346966
Campo 305/33




I FIORI DEL MARE PER CHI NEL MARE CADDE

Il sole era chiaro
ma l’aria sapeva d’amaro .
Non un filo di vento
se non quello provocato dalle
eliche .
Un cielo vuoto
e la terra lontana .
I loro occhi un po’ assonnati
guardavano il mare senza timore
nell’oblio del lancio .
Non sapevano che la ossuta
nemica era in agguato
e stava per inserirsi
tra corpo e anima .
All’improvviso , vinse , senza pugna ,
fu un attimo .
Le loro vene pulsanti ,
ancor piene , non credevano ,
ma così volle .
Un tonfo , e un crisantemo bianco
si formo sull’acqua .
Cielo , mare cielo
morte e resurrezione all’istante .
Meloria ! Meloria !
Li cadde il muro della vita
ma la padrona del buio
perse la grandezza del suo mistero .
Il silenzio dei morti scese
con la tristezza dell’ultimo saluto .

Fabio Avoni

L’ISTRUTTORE


Entra
me pare er toro ne l’arena
l’occhi furminanti ,
la voce tonante ,
te sbatte sull’attenti in un istante .
E’ lui no ? E’ Forgetta .
Mamma mia bella come core :
E’ na saetta –
“Uno’ due’ , uno’ due’ “
a li mortè
te sbatte pe’ tera ,
te slonga le cianche , er collo ,
la capoccia ,
t’arintorce , t’accorcia
te spezza le ginocchia ,
te sconocchia –
poi urla co l’occhi inferociti :
“ Beh ! Ce semo capiti ? “
nun famo manco l’ars murmurandi
che t’tariva er sor morandi .” Indove vai , se la capriola nun la fai ?
Te rompi la capoccia , nun lo sai ?
Er mento va sur petto ,
li gomiti a li fianchi ,
fijo benedetto “ .
Poi carmo , tranquillo ,
piano piano ,
la lista in de la mano
comincia a interrogà –
M’agito , me sforza d’aricordà –
Ma lui , co l’occhietti furbi , fa :
“ Mi dica … Silenzio !
Questo è un macello ,
fijetto bello – D’accordo !
“ Eppure ve l’ho detto cento vorte : m’aricordo !
Ah ! Nun studiate ?
Beh, allora trenta pompate “.
Ma se gratti quella scorza
che sembra dura in superfice ,
sotto sotto scopri na vernice
che assomija tanto a l’oro giallo
come de Marc’ Aurelio fa er cavallo
perché tutt’e due , senza boria ,
lavorano cor core e solo pe la gloria .

L’allievo Ellebi

Leggi anche