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Pubblicato il 22/10/2015

Il RICORDO DI EL ALAMEIN DEL FIGLIO DEL LEONE DELLA FOLGORE GIOVANNI ONANO

di Salvatore Onano

El Alamein (Egitto), 23 Ottobre 1942
Alle ore 20,45 lungo tutto il fronte che si estendeva dal Mediterraneo alla depressione di El Quattara per 60 Km, circa mille pezzi da campagna inglesi aprirono contemporaneamente il fuoco contro le posizioni italo – tedesche ad El Alamein. Ebbe così inizio la terza battaglia, l’ultima, di El Alamein. L’inizio della fine.
Iniziavo così, un anno fa, il ricordo di mio padre come faccio oramai sulle pagine di “Congedati Folgore” da qualche tempo e farò finché mi verrà dato lo spazio che gentilmente mi è stato sempre concesso.
Spero tanto di non suscitare noia in qualcuno con queste mie ripetizioni ma ogni anno in questo giorno, da quando ho memoria, ho sempre pensato a te Papà, che eri li, sull’altura di Naqb Rala all’estremo sud sul bordo della depressione, ad attendere l’assalto del nemico. E il nemico arrivò, furono ore tremende ma tu e tutti i ragazzi del V° Battaglione Paracadutisti della “Folgore” respingeste l’assalto.
Quest’anno però voglio rubare un po’ più di spazio perché voglio ricordare, sapendo già di scordare involontariamente qualcuno, i tuoi commilitoni della “Folgore” che, quando tu non c’eri già più, ho avuto il privilegio di conoscere.
Come non ricordare Mario Loi, Croce di Guerra al V.M., foste anche compagni di prigionia nella stessa tenda, ex calciatore del Cagliari anteguerra, vicino di casa, col paracadute d’oro all’occhiello della giacca, che aveva sempre un sorriso e una carezza per me quando mi incontrava per strada. Ricordo quando venne a chiedere alla mamma la tua sahariana per portarla a uno dei primi raduni a Roma e al ritorno mi portò un fazzoletto azzurro col paracadute bianco.
Natale Melis, M.A.V.M. a Deir El Munassib, proveniente dalla Cavalleria, profondamente monarchico, estromesso dall’Esercito perché non giurò fedeltà alla Repubblica. Uomo schivo e riservato, mi raccontarono che quando tu te ne andasti per sempre e i paracadutisti della “Folgore” e della “Nembo” ti portarono a spalla fino al luogo dove riposi per l’eternità, rifiutò di dare il cambio ad altri e ti accompagnò per il lungo percorso. Fu mio istruttore di equitazione, un uomo semplice, can la foto del Re sulla sua scrivania nella stalla. Lo invitai per la ricorrenza del trentennale della tua scomparsa e restò in disparte senza farsi notare e non lo potei nemmeno ringraziare perché ad un certo punto scomparve. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Carlo Cocco, che conobbi da grande. Quando seppe di chi ero figlio mi disse: tuo padre era sempre inappuntabile anche in prigionia, sembrava un maresciallo d’Italia. Un giorno in Anpd’I dopo un’accesa assemblea mi si avvicinò e disse: ci fosse stato tuo padre avrebbe preso tutti a calci nel sedere! Ricorderò sempre quando il 2 Novembre del 2002, essendo io fuori per lavoro e non potendo essere presente all’omaggio che la Sezione fa agli ex paracadutisti scomparsi, mi parlò al telefono ansimante mentre percorreva con fatica la strada per andare a renderti omaggio. Piangemmo tutti e due.
Ivo Grosso, che quando lo incontravo e mi avvicinavo per salutarlo mi chiedeva scusa se non mi riconosceva subito, imputando al sole del deserto questa che lui riteneva una sorta di menomazione.
E poi Antonio Marongiu, scomparso non molti anni fa’ che mi ricordava sempre quanto tu gli volevi bene, così come Antonio Nonnoi, Gesuino Rossi, Aldo Tanca ufficiale medico, Dino Zedda, Ciro Romanello recentemente scomparso. E altri che non ho avuto la fortuna di conoscere personalmente come Omero Lucchi M.O.V.M. e tanti che ora dimentico di citare.
Infine non posso non ricordare l’ultimo Leone della Folgore ancora tra noi, Giuseppe Ortu, che alcuni mesi fa si ricordò di quando il 2 Novembre del ’42 riceveste l’ordine di ritirarvi ma di attendere il rientro della pattuglia del Serg. Magg. Giovanni Onano. Prendeste un po’ del cibo e un po’ dell’acqua rimasta e andaste incontro al vostro destino. Destino da eroi, magari col cuore affranto ma con l’animo sereno dell’uomo giusto che sa di aver compiuto fino in fondo il proprio dovere, senza rimpianto, pronto però ad affrontare i duri anni della prigionia con dignità.
Infine, sai che tuo nipote Giovanni si è adoperato perché il Nastro Azzurro ti riconoscesse i meriti per il tuo passato e noi siamo ancora una volta fieri di te.
Riposa in pace papà e stai tranquillo perché tuo figlio Salvatore, tuo nipote Giovanni, tuo pronipote Salvatore, che stai sicuro sarà educato con quei sani principi e ideali che ci accomunano, ti ricordiamo e ti ricorderemo sempre, anche oggi alle 20,45.
Ora e sempre: Folgore!

NSTRO.ONANO

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