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Pubblicato il 07/05/2014

MUORE UN COMBATTENTE DEL NEMBO

Il 30 Marzo scorso è mancato in Roma, all’età di quasi 100 anni, il


maggiore R.O. Adolfo Mastrantonio

medaglia d’argento al valor militare, uno degli ultimi reduci della Divisione Paracadutisti Nembo e combattente di molta guerra. Chiamato alle armi nell’Aprile 1935, nel Dicembre dello stesso anno viene assegnato, soldato tiratore scelto, al 46° reggimento per complementi della Divisione Sabaudia. Trasferito in Africa Orientale con il 530° Battaglione Mitraglieri divisionale, combatte nella campagna etiopica fino alla marcia su Addis Abeba nel Maggio 1936.
Congedato nel Gennaio 1937, viene di nuovo richiamato nell’Aprile 1939. Assegnato al 2° Reggimento Bersaglieri, è ammesso all’esperimento pratico per la nomina a S. Tenente di complemento; presta ,poi, il servizio di prima nomina nello stesso Reggimento. Nel 1941 partecipa, sempre con il 2° Reggimento Bersaglieri, alla campagna di guerra sul fronte greco albanese. Nel Giugno 1942 fa domanda per essere ammesso alla Scuola Paracadutisti di Tarquinia. Consegue il brevetto nel Settembre 1942 ed è inquadrato nel XIII battaglione del 184° Reggimento della Divisione Nembo.
Promosso tenente con anzianità dal Gennaio 1942, partecipa alla Guerra di Liberazione con il 184° Reggimento Nembo, prima sul fronte di Cassino (Maggio 1944, alta valle del Volturno, monte Cavallo) poi sul fronte adriatico fino allo scioglimento della Divisione Nembo nel Settembre 1944.
Si distingue sempre come valoroso soldato. In particolare il suo nome rimane legato alla brillante operazione condotta per la liberazione di Chieti, il 9 Giugno 1944, di cui è il principale protagonista.
Ai primi di Giugno la Divisione Nembo, inquadrata nel Corpo Italiano di Liberazione,è ferma al paese di Villamagna, devastato dalle distruzioni, mentre la città di Chieti, ancora presidiata militarmente dalle truppe tedesche, benché dichiarata città aperta, è stata assegnata dal Comando Superiore Alleato alla “4a Divisione Indiana”.
Il comando della Divisione Nembo, apprendendo dai civili del posto che le truppe tedesche hanno minato ponti, strade e costruzioni della città di Chieti per ritardare l’avanzata degli Alleati, decide, contrariamente alle disposizioni superiori di non oltrepassare Villamagna, di intervenire senza indugio.
Viene, pertanto, ordinato al XIII Battaglione (Cap. Conati) di attaccare immediatamente la città.
Il piano dell’azione, affidata alla 38° Compagnia, prevede, al fine di sorprendere il nemico con un attacco improvviso ed imprevisto che non lasci il tempo per far brillare le mine, l’aggiramento delle posizioni difensive da parte di un plotone comandato dal Tenente Mastrantonio.
Contattati alcuni civili del posto, Mastrantonio riesce ad ottenere la collaborazione di un giovane ardimentoso che guida i paracadutisti attraverso i campi minati e per sentieri nascosti permettendo loro di raggiungere le prime case sul retro della città senza essere scoperti.
La pattuglia comandata da Mastrantonio attacca di sorpresa e da tergo le postazioni tedesche con intense raffiche di mitra e lancio di bombe a mano.
L’azione ha pieno successo. I tedeschi, forse sopravvalutando le forze degli avversari, per la violenza dell’attacco ed il sopraggiungere dalla parte opposta degli altri paracadutisti della 38° Compagnia (Ten. Cavallera), dopo una breve e disordinata resistenza, abbandonano le posizioni, le armi pesanti, i propri caduti ed i feriti, senza nemmeno riuscire a far brillare le mine. Alcune micce, già accese, vengono strappate dagli stessi paracadutisti.
Chieti viene così liberata senza subire distruzioni e senza danni per la popolazione civile che accoglie i paracadutisti italiani con entusiasmo indescrivibile.
Al tenente Mastrantonio è concessa sul campo la medaglia d’argento al Valor Militare.
Il Comando Alleato, che, se le cose non fossero date bene, avrebbe sicuramente “piantato una grana” per aver attaccato Chieti sostituendo arbitrariamente la Divisione Indiana, come tangibile riconoscimento del successo dell’operazione, modifica i limiti di settore ed assegna la zona di Chieti alle truppe italiane.
Per più giorni le strade della città rimangono imbandierate ed animate dall’esultanza della popolazione riconoscente per le rovine evitate grazie all’azione dei paracadutisti italiani, festeggiati ed abbracciati come fratelli.
A sua volta, il Comandante della Nembo Generale Morigi, dispone che la 38° Compagnia, per premio, resti per altri due giorni a presidiare la città, mentre gli altri reparti della Divisione proseguono l’inseguimento delle truppe tedesche in ritirata.

Giulio Morigi

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