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Pubblicato il 03/01/2015

SVIZZERA: VIA LE CARICHE ESPLOSIVE ANTI-INVASIONE DALLE INFRASTRUTTURE

recensione a cura di Bruno Horn

LUGANO- L’Esercito svizzero chiude un capitolo della propria strategia difensiva. A fine 2014 sono stati tolti tutti gli esplosivi presenti in numerosi ponti, tunnel, strade e piste d’atterraggio. Lo scopo del sistema era distruggere le vie di comunicazione in caso di invasione nemica.

Il dispositivo di difesa, creato negli anni ’70, è diventato però obsoleto. Le minacce attuali non rendono più necessaria la presenza di cariche esplosive fisse. Al giorno d’oggi si ottengono “effetti comparabili con sistemi mobili”, si legge in una notizia pubblicata oggi da “Le Temps”, che cita il sito Internet dell’Esercito.

L’operazione di smantellamento era cominciata già nel 1991. Per giustificare la lunga durata dei lavori, le forze armate hanno invocato il ristretto numero di specialisti a disposizione. Inoltre, è stato necessario rispettare importanti misure di sicurezza, e le zone su cui intervenire erano “diverse centinaia”.



Opere minate dell’Esercito svizzero
Per molti anni le posizioni di sbarramento, e quindi anche le opere minate permanenti, hanno costituito un elemento importante della dottrina elvetica in materia di difesa. L’esplosivo verrà ora eliminato entro la fine del 2014.

Le posizioni di sbarramento hanno lo scopo di ritardare i movimenti terrestri dell’avversario. Tramite il brillamento di opere idonee si producono delle distruzioni. A dipendenza dell’ubicazione dell’opera minata, anche un avversario ben equipaggiato impiegherebbe vari giorni, settimane o addirittura mesi per eliminare i danni e ripristinare, almeno provvisoriamente, la via di comunicazione – un prezzo elevato rispetto all’onere del difensore.

Il concetto delle opere minate dell’Esercito svizzero, ormai destinato a scomparire, è basato sul «Dispositivo minato permanente 75» realizzato a partire dalla fine degli anni 1970. Le opere minate erano costituite da ponti, tunnel, gallerie, muri di sostegno, corpi stradali e piste di volo. Molte di queste opere erano tuttavia solo predisposte dal profilo della costruzione, ma non erano caricate in permanenza con esplosivi. Numerose opere minate sono state soppresse già dal 1991, non solo a causa della mutata situazione di minaccia e allo scopo di ridurre i costi di manutenzione, ma anche perché oggi è possibile ottenere un effetto analogo con mezzi mobili che possono essere applicati rapidamente di volta in volta.


Competenza decisionale affidata agli organi di comando superiori

Scegliere il momento giusto per l’innesco dell’esplosivo sarebbe stata una decisione difficile. Infatti, le opere distrutte tramite brillamento non riducono solo la mobilità e la capacità di azione dell’avversario, ma naturalmente anche quella del difensore. La competenza decisionale in materia di brillamento per le opere la cui distruzione avrebbe avuto gravi conseguenze per i propri interessi (per es. ponti con condotte importanti oppure gallerie ferroviarie) era quindi demandata agli organi di comando superiori. Non va inoltre trascurato il fatto che le opere minate situate nelle zone edificate avrebbero implicato evacuazioni in grande stile prima dell’innesco della carica.

Entro la fine del 2014 verrà asportato l’esplosivo da tutte le opere minate in permanenza. Il periodo di smantellamento relativamente lungo è stato determinato anche dalla disponibilità degli specialisti necessari. Inoltre, durante i lavori sono state adottate importanti misure di sicurezza, per cui è stato possibile smantellare solo un numero limitato di opere all’anno.


Rafforzamenti del terreno eseguiti a cavallo tra i due secoli
Il terreno e i rafforzamenti permanenti del terreno giocavano un ruolo importante già nel dispositivo militare del medioevo. Sbarramenti e ostacoli hanno costituito premesse fondamentali per il combattimento in diverse battaglie della storia svizzera. Anche 500 anni più tardi il nostro esercito non sarebbe stato in grado di assicurare una difesa efficace senza i cospicui rafforzamenti del terreno e le opere minate. Ciò vale per la Prima e per la Seconda guerra mondiale, ma anche per il periodo della Guerra fredda, tra il 1950 e il 1990.

La salita al potere di Adolf Hitler e dei nazionalsocialisti alla fine del mese di gennaio 1933 ha modificato la situazione di minaccia – e sei anni più tardi è scoppiata la Seconda guerra mondiale. La Svizzera voleva tra l’altro impedire all’avversario di utilizzare i principali passi alpini. Dal 1939 i lavori per i rafforzamenti permanenti del terreno e le opere minate sono stati portati avanti alacremente. Alla fine di ottobre 1940 erano disponibili oltre 1000 opere minate e altri 2000 progetti. Al termine della Seconda guerra mondiale in Svizzera si contavano varie centinaia di opere minate che sono state mantenute, disseminate sull’intero territorio nazionale, fino al termine della Guerra fredda. Entro la fine del 2014 sarà eliminato tutto l’esplosivo presente nelle opere minate.

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