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Pubblicato il 10/01/2019

TATUAGGI: LA REGOLA DI ESCLUSIONE DAI CONCORSI VALE ANCHE PER I CARABINIERI

IL CASO
Un aspirante carabiniere leccese di 24 anni, già militare dell’Esercito è stato escluso dal concorso Carabinieri per le dimensioni del suo tatuaggio in quanto sporgeva oltre il calzino della tenuta ginnica estiva. La esclusione dal Centro Nazionale di Selezione e reclutamento del Comando generale dell’Arma gli impedirà di partecipare alla selezione dei duemila allievi carabinieri in ferma quadriennale.
Il regolamento: i tatuaggi visibili con ogni tipo di uniforme, compresa quella ginnica (pantaloncini e maglietta) sono considerati non conformi e motivo di esclusione dai concorsi. Coloro che lo avessero avuto ( già in servizio) al momento del’entrata in vigore della norma, hanno l’obbligo si segnalarlo formalmente ai propri superiori.
Per la verità , la norma prevede che anche quelli in parti coperte dalle uniformi potrebbero essere motivo di esclusione per dimensioni, contenuto o natura, o perchè deturpanti o contrari al decoro o perchè potrebbero portare discredito per le Istituzioni. Si tratta di segnali che i reclutatori interpretano in senso negativo.

Il carabiniere escluso sta effettuando le sedute laser per la cancellazione del disegno e nel frattempo ha fatto ricorso al Tar, forte del fatto che i giudici amministrativi si erano già pronunciati positivamente nei confronti di aspiranti carabinieri, poliziotti o finanzieri con il tatuaggio, dichiarando illegittima l’esclusione di un candidato dal concorso nelle forze armate per la sola presenza di un tatuaggio.
I giudici hanno motivato la loro decisione dicendo che è vero che “la presenza di un tatuaggio è circostanza neutra ai fini della idoneità o meno al reclutamento nell’Arma dei carabinieri, ma occorre valutare caso per caso, al fine di verificare se il tatuaggio possa comunque rappresentare, se non un indice di abnormità della personalità, comunque un motivo di non decoro per il Corpo militare, tale da determinare un giudizio di non idoneità”. Ci vuole, dunque, ragionevolezza. E, secondo i giudici, vanno considerati anche altri criteri: quello della adeguatezza e della proporzionalità.
Nel caso ultimo, i giudici del Tar del Lazio hanno disposto una consulenza. Una commissione medica dovrà valutare il tatuaggio che spunta dal calzino della uniforme ginnica.





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