CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 06/12/2015

TRA IL 7 e l’ 8 DICEMBRE 1970 IL TENTATIVO DI “GOLPE BORGHESE”

PARMA tra il 7 e l’8 dicembre del 1970, il Comandante Junio Valerio Borghese ha dato inizio – senza concluderlo- ad un colpo di stato, articolato in 4 punti: destituire Giuseppe Saragat , presidente della Repubblica impossessarsi del Ministero dell’Interno, del Dicastero della Difesa, degli studi RAI e assassinare il Capo della Polizia Angelo Vicari.

Le motivazioni erano il contrasto al comunismo che prendeva piede in Italia con l’ascesa parlamentare e sociale delle sinistre post sessantottine. Saragat ed i governi Moro e Rumor erano , per giunta, non filo-occidentali, con alleanza dubbie con il medio oriente.
Junio Valerio Borghese, il Comandante e leader dell’operazione proviene da una famiglia con un Papa e un parente di Bonaparte tra gli avi . Junio_Valerio1BorgheseL’operazione aveva il nome in codice di “Tora Tora” . Altri co-protagonisti erano Amos Spiazzi, il medico Adriano Monti, l’imprenditore Remo Orlandini, il militare Mario Rosa e il gruppo di Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie. Lastazione CIA a Roma sembra abbia dato il tacito assenso. Il collegamento tra Borghese e il Partito Repubblicano USA è Otto Skorzeny, paracadutista del Gran Sasso, in quegli anni di stanza in Spagna; Cosa nostra, secondo le dichiarazioni di un pentito , viene coinvolta: prometterà collaborazione al sud in cambio di salvacondotti processuali per gli affiliati alle cosche di Luciano Liggio.
La sera del 7 dicembre il Maggiore Luciano Berti guida un corteo di centinaia di macchine e uomini del Corpo Forestale dello Stato , provenendo dalla provincia di Rieti. Altre unità devono armarsi all’interno del Viminale con 200 M.A.B, espugnando gli uffici della Difesa sotto il controllo del Generale Casero e del Colonnello Lo Vecchio. Poi arriva il contrordine. Verso la mezzanotte si intima il dietrofront. Nel 1974, Giulio Andreotti fornirà alla Procura di Roma ulteriori dettagli emersi dalla informativa firmata dagli agenti SID Gianadelio Maletti e Antonio Labruna. Ad inizio processo, il 30 maggio ’77, oltre sessanta personaggi vengono messi in stato di detenzione e arresti preventivi. Alcuni riescono a rifugiarsi in Spagna e Svizzera, tra questi Valerio Borghese colui che, sin dall’inizio, era considerato la mente dell’intera operazione.

Il processo si concluderà tra l’84 e l’85 con due successive sentenze di complessiva assoluzione; in Appello e Cassazione. I giudici dichiarano inesistenti le accuse di cospirazione politica ai danni dello Stato. Nel 1995, il magistrato Guido Salvini indagherà sulle registrazioni depositate da Maletti e Labruna. Il Golpe “Borghese” dell’Immacolata ’70 fu sospeso – secondo Spiazzi – perché non vi fu il coinvolgimento di gran parte delle forze dell’ordine che eseguirono nella stessa notte una controffensiva mascherata da esercitazione, con palese ostilità nei confronti del gruppo che si era già mosso per le vie della capitale. Il comandante Borghese venne a sapere tardi che non avrebbe mai avuto il sostegno di altri corpi, i quali si erano preparati alla difesa dei luoghi strategici. Il proncipe Borghese , pochi anni dopo dall’evento in questione, fu ritrovato privo di vita nella cittadina di Cadice, in terra Andalusa. Misteriosamente.

Leggi anche