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Pubblicato il 21/02/2023

RASSEGNA STAMPA- “LA STAMPA ” PARLA DI UN NEOZELANDESE CATTURATO A EL ALAMEIN E PARTIGIANO IN ITALIA

Frank Bowes, padre e soldato “Grazie per averlo aiutato”
La Stampa (ed. Biella) 21/02/23



Una lettera inviata dalla nuora del partigiano neozelandese è stata letta a Mosso durante la commemorazione dell’eccidio di Santa Liberata, avvenuto il 21 febbraio del ’44Frank Bowes, padre e soldato “Grazie per averlo aiutato” La storia di Frank Bowes, il soldato neozelandese che si unì alla lotta partigiana in valle di Mosso, torna d’attualità in occasione del ricordo dell’eccidio di Santa Liberata a Mosso. Durante la cerimonia commemorativa è stata data lettura, davanti ad amministratori comunali, studenti e Anpi, della lettera ricevuta dalla Nuova Zelanda e firmata dalla nuora Clare. «Frank Bowes partì per la guerra il 27 agosto 1940, il giorno in cui nacque suo figlio John: poté vederlo solo per un breve istante prima di salpare – scrive la donna -.


Frank partecipò ai combattimenti in Grecia, poi in Egitto. Dopo essere stato gravemente ferito nelle battaglie in nord Africa, fu catturato ad El Alamein e condotto al campo di prigionia 106, vicino a Vercelli. Le lettere alla moglie descrivono la sua vita lì come confortevole, con il lavoro all’aperto in una campagna pittoresca». All’inizio di settembre del 1943 Frank (con altri prigionieri) abbandonò il campo diretto verso le montagne, dove raggiunse la casa della famiglia Crestani che, con grandi rischi, si prese cura di lui. Poi si unì a un gruppo di partigiani collegati alla brigata Piave, insieme al giovane Francesco Crestani. Il soldato neozelandese fu poi ucciso con altri partigiani a Santa Liberata, il 21 febbraio del 1944. «John crebbe conoscendo molto poco del periodo trascorso da suo padre in nord Italia, a parte le lettere spedite dal Campo 106 e una importante lettera inviata dopo la guerra dalla signora Paola Crestani – scrive ancora la nuora -.

Nel 1978 la nostra famiglia visitò l’Europa per la prima volta: e in cima alla lista c’era l’andare a trovare la famiglia Crestani, con cui John era riuscito a mettersi in contatto. Trascorremmo momenti splendidi insieme a una famiglia molto ospitale, incontrando Laura, Luciano e il resto della famiglia». Pian piano i Bowes riuscirono a mettere insieme i pezzi delle vicende di Frank in Italia, i fatti salienti e la tragedia finale. Nel 2009 John ricevette un’incredibile telefonata dal Consiglio comunale di Christchurch, con cui lo informavano che una scuola di Mosso stava girando un film su Frank, e che sarebbero venuti in Nuova Zelanda. «John ne fu sbalordito ed esaltato – ricorda la donna -. Quella visita fu un’esperienza incredibile per noi, soprattutto per John. Vedere come quegli studenti e i loro insegnanti omaggiavano la memoria di suo padre significò moltissimo per lui, più di quanto non è possibile descrivere. In qualche modo, la morte insensata di Frank assunse un nuovo significato e John si sentì molto onorato da quella visita». Il soldato Bowes aveva fatto un lungo viaggio per andare a combattere per la libertà della sua e delle future generazioni. «Come risultato, John fu in grado di crescere in un paese benedetto dalla pace. Poi, nell’età adulta e nella vecchiaia, gli fu di grande conforto sapere che negli ultimi mesi di vita suo padre era circondato dal calore e dalla benevolenza della gente del posto», dice la nuora. Una riga da una lettera di Frank scritta alla moglie dal campo 106 è forse quella più commovente: « Di’ a John che presto lo porterò alla spiaggia a fare il bagno e in montagna a camminare». Ma questo, purtroppo, non è mai avvenuto.

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