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Pubblicato il 20/12/2017

ECO DI BERGAMO INTERVISTA L’UNICO BERGAMASCO NEL CONTINGENTE FOLGORE IN LIBANO

massimo-gallarati
L’Eco di Bergamo
pagina: 11 sezione: Generali data: 20/12/2017

«Io, parà bergamasco alla prima missione»
L’intervista Tommaso Gallarati, 24 anni, di Bergamo è il più giovane militare ed è alla Base di Al Mansouri Da piccolo giocava con i soldatini, li legava con lo spago ai sacchetti di plastica e li lanciava dal balcone di casa. Ora i lanci li fa davvero perché è un parà della Folgore. E a 24 anni è già in missione, in una terra che scotta. Lui è Tommaso Gallarati, un gigante alto un metro e 90, cresciuto fra studi, tattica, rigore e sport. Ma lui è soprattutto l’unico bergamasco del contingente militare di Unifil in Libano e probabilmente anche il più giovane. Lo abbiamo incontrato ad Al-Mansouri nella Base 1-26 affacciata sul Mediterraneo, a soli quindici minuti di auto dalla Blue Line che separa il Libano da Israele .
Tommaso, quando hai deciso di intraprendere la carriera militare?
«Tutto è nato spontaneamente fin da ragazzino. A Bergamo ho frequentato la Ghisleri, il biennio di liceo al Sant’Alessandro, quindi il triennio del liceo alla Scuola militare Teuliè di Milano. A 15 anni indossavo già la divisa. Entrare in Accademia militare a Modena , poi a Torino, dove mi sono laureato in Scienze Strategiche mi è sembrata la prosecuzione più naturale per il mio futuro».
È stata dunque una scelta ben ponderata…
«Sì, ma né sofferta, né obbligata. Probabilmente l’interesse che da piccolo mi suscitavano giochi di strategia, uniformi e perché no, anche le armi, ha giocato la sua parte. Sicuramente ho sempre pensato di diventare paracadutista. Poi mi sono sempre trovato a mio agio a conoscere nuove persone e vedere nuovi posti, entrambe cose che la vita militare garantisce con facilità».
Qual è il tuo Reggimento?
«È il 183° Paracadutisti Nembo, che ha sede a Pistoia e appartiene alla Brigata Paracadutisti Folgore. Sono tenente dei paracadutisti. Qui con noi c’è il Reggimento di Cavalleria, il Savoia, anch’esso inquadrato nella Brigata Folgore».
E i tuoi genitori?
«Papà Marco e mamma Valentina (Rossi Ndr) sono sempre stati d’accordo, consapevoli e mi hanno sostenuto nella scelta».
Hai fratelli?
«Sì, ma non hanno seguito le mie orme. Simone vive e lavora in Scozia, mia sorella Livia a Parigi».
Quando sei arrivato in Libano?
«Il 18 ottobre e questa è la mia prima esperienza di missione all’estero. Dopo due mesi, il bilancio è sicuramente positivo. Il mio ruolo nella sala operativa mi consente di osservare il flusso delle informazioni e delle operazioni correnti. Mi sarà utile un domani quando dovrò svolgere le attività in prima persona. Preferirei stare un po’ più “sul terreno” anche adesso, ma arriverà presto il mio turno. Ad esempio mi piacerebbe fare un’esperienza in Afghanistan»
Come sarà trascorrere il Natale qui?
«Credo molto particolare. Qui farò anche Capodanno e festeggerò pure i miei 25 anni il prossimo 9 gennaio».
Ci sono mai stati momenti di paura?
«Questo è un interrogativo che non mi sono mai posto. Non voglio dire di non aver paura di nulla, sarebbe arrogante e presuntuoso, semplicemente non ci ho mai pensato più di tanto. Credo che la paura derivi dall’insicurezza, dal dover avere a che fare con qualcosa che non possiamo del tutto controllare e che non dipende completamente da noi. Personalmente non ho mai avuto paura dell’ignoto e mi sono sempre tuffato in nuove avventure o esperienze senza perdere troppo tempo a riflettere o a pensarci su. Forse patisco di più il timore di deludere chi ripone la propria fiducia in me o di non essere all’altezza delle aspettative o della situazione. Ma sono sicuro che ognuno abbia il suo modo più che personale di vedere la questione».
Ci sono momenti di svago qui?
«Ho sempre praticato molto sport. Da giovane ho giocato a pallavolo nell’Olimpia Agnelli di Bergamo e in serie C a Torino. Avrei voglia di fare sci oppure cavalcare una tavola di surf, il mio sport preferito, ma nonostante qui di fronte ci sia il mare non è di certo possibile. Abbiamo però una palestra attrezzata e campi per le diverse discipline, dove non mancano mai partite fra militari»
Nostalgia di Bergamo?
«Ho tanti amici in centro, abitavo in viale Vittorio Emanuele. Purtroppo a Bergamo non torno spesso, nonostante sia profondamente innamorato della città e la ritengo una delle più belle d’Italia. Tra le cose che mi mancano di più ci sono l’aria di tranquillità e di casa che vi si respira e i panorami che si possono ammirare dai vari angoli della città, delle mura e dei colli. Quando mi capita di tornare dai miei cari mi piace uscire a piedi e passeggiare senza meta per le vie di Città Alta, e con un po’ di nostalgia rivedere i luoghi dove sono cresciuto, che con mio grande piacere sono cambiati pochissimo o addirittura per niente. Questi ricordi sono indelebili».

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