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Pubblicato il 20/09/2018

NIGER: RIPARTONO I MILITARI ITALIANI?

Dopo nove mesi,viene riprogrammata l’operazione di addestramento da parte di esercito, aeronautica e Carabinieri delle forze di sicurezza locali del Niger. I primi tre team di addestramento, riporta sarebbero già da qualche giorno a Niamey, la capitale La missione si svilupperà all’interno della base militare Usa, accanto all’aeroporto e, se il governo nigerino lo riterrà utile, in qualche caserma locale.

L’operazione si chiamerà “Misin” . L’addestramento delle forze di sicurezza locali (forze armate, gendarmeria nazionale, guardia nazionale e forze speciali della Repubblica del Niger) dovrebbe metterle nelle condizioni di fermare i trafficanti di esseri umani che operano nel paese subsahariano, riducendo così i flussi di migranti che da quelle zone si muovono per raggiungere la Libia, e quindi i porti italiani.

MISIN era stata citata tra le missioni all’estero che ha ottenuto il via libera del parlamento a gennaio, ma si era fermata per lo stop del governo locale. Secondo le autorità Niamey infatti, l’accordo raggiunto in precedenza con l’Italia – governo Gentiloni – non prevedeva il dispiegamento di militari italiani nel suo territorio. Nel paese erano già giunti 42 militari italiani. Qualche malizioso ha attribuito alla Francia le pressioni contro l’Italia. La scelta diMacron di complicare i piani italiani sarebbe stata la conseguenza di una competizione via via crescente con Roma per la stabilizzazione della Libia. I militari italiani rimasero all’interno della base americana, l’Air Base 101.
AIUTI CONTRO IL COLERA
Per ottenere il sì del governo del Niger l’Italia ha puntato sul sostegno alla popolazione. Proprio eri, 19 settembre un C130j ha consegnato 5 tonnellate di kit di farmaci e presidi sanitari, per far fronte all’epidemia di colera, che ha colpito ad oggi circa 3.000 persone e provocato 57 decessi.

IL RAPIMENTO DI PADRE MACCALLI
Che la sicurezza nel paese del Sahel non sia garantita lo dimostra il rapimento, nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 settembre, da parte di presunti jihadisti di padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma). Padre Maccalli, originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio, si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey.

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