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GARE DI TIRO

LUCCA – L’Unuci Massa non manca l’appuntamento con la consueta competizione “Alpi Apuane”, una gara che ha sempre riscosso consensi, per il positivo clima di cameratismo ed il contenuto delle prove.

Tra gli ufficiali in congedo anche diversi iscritti all’ANPd’I ,che abbiamo incontrato spesso in occasione dei lanci da velivolo militare.

Ringraziamo il Cap. CC in congedo Paolo Chianese che ci ha fatto pervenire il programma.
Il personale in servizio, leggiamo, sarà ospite dell’organizzazione.

Riceviamo inoltre il link: http://www.gspmilano.it/gare.htm

da Marco fiorenti, del GSP di Milano, che ci informa sulle gare previste per il celebre Trofeo Guido Visconti di Modrone, una competizione che da sempre onora le tradizioni della nostra specialità attraverso il tiro.

Filippo Marchini


U.N.U.C.I. MASSA
Gara di Pattuglie
“Alpi Apuane”
7 e 8 Luglio 2007

L’edizione 2007 della nostra ormai consueta gara, arrivata alla 13° edizione, si svolgerà principalmente nella giornata di Domenica 8 Luglio, permettendo comunque l’afflusso dei partecipanti sin dal pomeriggio del giorno prima, in modo da favorire coloro che vengono da più lontano.

Il percorso si svolge in terreno boscoso, non particolarmente impegnativo, con durata intorno alle 4,5 ore e superamento di prove e test in materia di cultura militare generale, Diritto Internazionale Umanitario, combattimento urbano soft-air, sanità militare, tiro in cava e discesa in corda doppia, quest’anno significativamente impegnativa per l’altezza della parete da affrontare.

Il costo è di 30 euro per partecipanti e accompagnatori.
Considerato che la gara si svolgerà nel giorno di domenica, la cena del sabato sarà principalmente un momento di coesione.
Per il pernottamento, non potendo assicurare la disponibilità di tende militari, è preferibile che le PTG si predispongano per essere autonome.

PROGRAMMA DI MASSIMA
Sabato 7 Luglio
dalle ore 16: iscrizione PTG ed acquartieramento
ore 20.00 : Cena

Domenica 8 Luglio
Ore 06,30 : Sveglia
Ore 07,00 : Colazione
Ore 07,30 : Inizio gara
Ore 13,30 : Termine gara
Ore 14,00 : Rancio
Ore 15,30 : Premiazione
PER ISCRIZIONI
Sezione UNUCI : 0585 44796 Telefono e Fax
Ten CC Paolo Chianese : 333 3897159
e.mail: unucimassa@libero.it, charliecharlie@iol.it
INFO VARIE
I partecipanti rilasceranno in loco dichiarazione di idoneità fisica.
Le condizioni meteo saranno ininfluenti.
L’organizzazione adatterà le prove ed il percorso in relazione alle concrete disponibilità.
Il personale in servizio è gradito ospite dell’organizzazione.

MARCIA DEI PARACADUTISTI FRANCESI

ISERE-(GRENOBLE) F- 29-30 GIUGNO/PRIMO LUGLIO 2007- I Paracadutisti in congedo Francesi organizzano una marcia commando di km 30 nelle spnedide alpi di ISERE(35 kmt da Grenoble), chiamata “LA MARCIA DELL’ORSO”.

Una sorta di “MARCIA O CREPA”, in versione alpina, in quota.

Le motivazioni che loro indicano nella pagina web: temprare la resistenza fisica, conoscere se stessi, formare spirito di gruppo.

Un esempio da seguire.

CERCASI PARACADUTISTI ITALIANI DISPOSTI A FARLA


GUARDA IL PROGRAMMA

ADDESTRAMENTO GEOPOLITICO : LA GEORGIA

Di Giulio Savina

Nei periodi che ero in Georgia ho ricevuto dai militari georgiani lezioni sulle armi e lezioni di storia.

I Georgiani chiamano la loro terra “Sakartvelo”( nome che deriva da un dio pagano chiamato Kartlos) e la lingua georgiana sembra derivare dall’antico iberico, e qualche studioso ha indagato sulle possibili affinità l’egizio, specialmente per chiarire i collegamenti con l’etrusco e il basco.

La Georgia, è un posto dove mito e realtà si fondono: Giasone, il re greco degli Argonauti, terminò qui la sua impresa col ritrovamento del Vello d’Oro nella Colchide(regione ricca di oro) dove si innamorò di Medea.

I Georgiani, autoctoni del Caucaso (parola araba che significa Montagna delle lingue), vivendo al crocevia tra occidente ed oriente hanno assimilato la cultura di altri popoli. I Greci stabilirono dopo il VII sec.a.C. sulla costa le prime colonie greche, dando il nome al Paese( Georgia ossia “paese agricolo” ).

Arrivarono poi i Persiani da cui i Georgiani si liberarono ne sec. IV formando il Regno di Iberia o Kartlia, con capitale Mtskheta. Poi nel 65 a. C. l’arrivo dei Romani portò all’annessione della G. Occidentale ed al protettorato sulla Kartli-Iberia. Nei secc. I-II d.C.nacque il Regno Lasico che si proclamò vassallo ed alleato di Roma.(vestigia del periodo romano si trovano ben conservate a Gonio vicino Batumi(dove si trova una fortezza militare costruita dai Romani nel I sec che ospitò 5 coorti ausiliarie) ed a Zalisa dove c’è una villa romana con piscina di 43 metri!.

Divisi per lungo tempo in due etnie (occidentale e orientale), verso il sec. XI si fusero in un unico popolo. Grande importanza coesiva ha ancora la religione cristiana ortodossa (il cristianesimo arrivò nel IV sec. con Santa Nino che con S.Giorgio sono i patroni della Georgia), ma un decimo dei Georgiani (Lasi, Agiari) sono stati islamizzati dai Turchi che occupano ancora un vasto territorio storicamente e ancora etnicamente georgiano.

Pur se molti Georgiani abitano nella Federazione Russa, in Ucraina, in Aserbaigian e in Iran essi rimangono sempre fortemente legati alla loro Patria. Con l’invasione araba(VII sec) nacquero poi dei Principati ( Tbilisi restò in possesso di un emiro musulmano) che il re Davide IV (1089-1125) riunì facendo di Tbilisi la capitale(1121). Il 12 agosto 1121 una coalizione di musulmani forte di 600.000 soldati si scontrò e fu sconfitta da 60 000 georgiani sul campo di Didgori (la data del 12 agosto è in Georgia il simbolo della liberazione dal giogo musulmano).

La massima fioritura della civiltà georgiana fu raggiunta sotto il regno della figlia del re, la regina Thamar (1184-1212), con la quale fiorì una brillante letteratura: poesia cavalleresca e romanzi e poemi di argomento epico ed avventuroso. La caduta di Costantinopoli nel 1453 tagliò fuori la Georgia dalle vie di comunicazione e di commercio con l’Occidente cristiano. Il dominio turco fu nefasto: distaccò tutto il SO del Paese,ne assimilò una parte, islamizzò il resto.

I Georgiani, resistendo al tentativo di assimilazione turca, accolsero con gioia i Russi che combattevano i Turchi(1768-74), si affiancarono ad essi e nel 1783 la G.orientale si sottomise alla protezione del potente alleato. Le mire imperialiste degli Zar furono ben presto palesi e portarono all’annessione della G.orientale nel 1801 e di quella occidentale nel 1810.

Ben presto le produzioni letterarie neorealistiche espressero le aspirazioni di un liberalesimo antizarista (si leggano le opere di Chavchavadze, lirico, romanziere, satirico, saggista e uomo politico). Vane purtroppo furono le ripetute cospirazioni e le insurrezioni tutte troncate nel sangue dai Russi. Nel 1917 a Tbilisi si formò un comitato speciale che aderì al governo provvisorio russo. Seguì un agitato periodo in cui la G.fu travagliata da lotte accanite tra bolscevichi e menscevichi, fra “rossi” e “bianchi”. Il regime sovietico faticò molto ad imporsi in Georgia, dominò a stento un’insurrezione nazionale scoppiata il 27-VIII-1924. I Georgiani furono allora sottoposti ad un processo di “russificazione” contro cui protestarono e per cui furono vittime, negli anni ’30, di dolorose epurazioni(100.000 furono i deportati georgiani nei gulag della Siberia) ad opera di un georgiano di nascita ma non di sentimenti: STALIN.

L’anticomunismo si espresse nella seconda guerra mondiale quando 5.000 Georgiani comandati dal Gen. Maglakelidze si arruolarono nelle Waffen SS tedesche per combattere i sovietici. Per tale atto la reazione di Stalin portò ed allo smembramento del territorio georgiano avvenuto con la creazione di piccole regioni autonome come l’Abkhazija, l’Ossetsja,l’Adjarija) e la cessione di territori del Mar Nero alla Russia (la città di Soci ora residenza estiva di Putin). Stalin ordinò inoltre la repressione del culto religioso e dei dissidenti che continuarono a ribellarsi al comunismo di nuovo negli anni ’50. Crollato il Muro di Berlino i Russi non accettarono l’indipendenza della Georgia e prima di lasciare il Paese repressero nel sangue le manifestazioni di piazza del 1989(davanti il Parlamento a Tbilisi furono uccisi 21 manifestanti, la gran parte donne!).

I Russi però continuarono a incoraggiare e finanziare(battaglioni di mercenari cosacchi, armeni e ceceni) le insurrezioni armate in Abkhazia (e in Sud Ossezia ) che portarono alla guerra civile conclusasi nel 1993 con la morte di 5.000 georgiani e la cacciata dalle loro case di altri 300.000 ora rifugiati in Georgia. La elezione di E. Shevarnadze(ex ministro degli esteri dell’URSS) a Presidente della Georgia avvenuta nel 1990 ha visto ancora in azione le forze filo russe che hanno tentato tre volte di eliminare il nuovo presidente.

Shevarnadze coinvolto in fatti di corruzione ha ceduto la Presidenza al filoccidentale Sakhashvili nel 2004. Le elezioni del Novembre 2003 furono denunciate per brogli dagli osservatori OSCE(sono stato uno di loro,vedi foto) e rifiutate dal popolo georgiano che dopo le elezioni presidiò il Parlamento irrompendovi (23 novembre) senza spargimenti di sangue(c.d. “rivoluzione rosa”) e costringendo alla fuga Shevarnadze arroccato su posizioni attendiste e troppo diplomatiche nei confronti di Mosca. .Primo atto del Presidente fu l’abolizione di una bandiera nazionale odiata da tutti e l’adozione di una nuova bandiera nazionale quella templare adottata dai Crociati georgiani in Terra Santa( sfondo bianco, diviso da una croce rossa in quattro campi ed avente in ogni campo una croce rossa).

Nel 2004 la spinta nazionalistica di Sakhashvili ha portato alla caduta del governo fantoccio e filorusso della regione Adjara, guidato da Areshidze( colluso con trafficanti di droga e “reuccio” di sfarzo e lusso sfrenati). I Russi non accettano la futura entrata nella NATO della Georgia ed accusano questa di proteggere i terroristi ceceni (lo spionaggio militare russo ha subito un duro colpo la scorsa estate quando agenti del GRU sono stati scoperti e filmati dai servizi georgiani). Mesi fa il Parlamento georgiano si è pronunciato per il ritiro delle truppe russe ancora presenti nel suo territorio(due battaglioni) che tempo fa sono state spostate in Armenia, Paese da sempre schierato con Mosca. Putin per ritorsione ha vietato l’importazione degli ottimi vini georgiani e moldavi ed ha rimpatriato quasi tutti i Georgiani che lavorano e studiano in Russia ed ha tentato di ricattare la Georgia con le forniture di gas ed elettricità offerte a prezzi troppo esosi (quest’anno evitati grazie ad un accordodella Georgia con Turchia ed Azerbaijan). La Georgia insieme ad Ucraina, Azerbaijan e Moldavia(c.d. paesi del GUAM) vogliono uscire dal CIS(Confederazione degli Stati Indipendenti) per entrare nella NATO e nell’Unione Europea.

E’ ormai chiaro che la Russia sta perdendo il dominio geostrategico del Caucaso dopo che il megaoleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan , voluto e costruito con soldi statunitensi l’ha tagliata fuori dal petrolio del Mar Caspio. Mosca fomenta l’odio in Abkhazija ed in Sud Ossetsja due regioni separatiste autoproclamatesi indipendenti presidiate da peacekeepers… russi! Tea ed il popolo georgiano sono stanchi della “russificazione” imposta dalla geopolitica di Putin, loro amano l’Europa e l’Italia in particolare.

HOT EXTRACTION –

Maura Alasia ci racconta di una missione in Sud Africa. Si tratta di un addestramento spettacolare denominato “HOT ESTRACTION”,ovvero il recupero in gruppo, appesi ad un canapo, di una squadra in difficoltà.

I Paracadutisti di tutto il mondo accolgono quelli italiani , mettendoli in condizione di addestrarsi insieme a loro senza sconti. A quando la stessa cosa nelle aree addestrative della Folgore?

Ecco l’articolo:

di C/le Par. Mauro Alasia

Bloemfontain – South Africa -Ospiti del 44° Reggimento Paracadutisti, siamo al secondo giorno di ricondizionamento al lancio, finalizzato ad apprendere le tecniche di lancio ed atterraggio, nonché a prendere confidenza con gli equipaggiamenti dei parà sudafricani,

Un addestramento particolarmente curato in special modo per quanto riguarda gli atterraggi, che in Sud Africa si eseguono normalmente con vento forte e su superfici particolarmente ricche di ostacoli. Non facevo tante capovolte dai tempi della SMIPAR.

L’istruttore, un massiccio e simpatico Capitano boero, ci comunica che, in aggiunta al programma previsto dall’operazione, ci potrebbe essere l’occasione per una discesa con canapo da elicottero.

I tempi sono stretti poiché l’attività è già in pieno svolgimento all’altro capo della base.
Riceviamo ciascuno un pesante paio di guanti di cuoio e di corsa raggiungiamo le false carlinghe, posizionate in nutrito numero a ridosso della parete di fondo dell’enorme hangar adibito a palestra.

Seduti in ordine di sbarco sul pavimento della falsa carlinga, riceviamo le istruzioni.

Un componente della nostra squadra, che il canapo lo usa per mestiere ci da qualche utilissimo suggerimento pratico per una corretta discesa ed un atterraggio sicuro.

In rapida successione afferriamo saldamente il canapo, usciamo dalla porta, una veloce discesa fino a metà del canapo, una brevissima fermata e poi di nuovo giù fino a toccare terra.

Siamo pronti

In furgone raggiungiamo la zona operazioni dove i Pathfinder si stanno addestrando.

Quello che vediamo arrivando non è certo la discesa dal canapo.
Un elicottero Puma è in volo a circa 200 metri. Dal gancio baricentrico scende una fune alla cui base ci pare di scorgere appeso un grappolo di uomini.

Il nostro istruttore che nel frattempo si era allontanato per pianificare la nostra attività con il responsabile dell’addestramento ritorna con le classiche due notizie, una bella e una brutta.

La brutta è che l’attività di discesa con il canapo è terminata….. quella bella è da non credere, parteciperemo all’esercitazione in corso al momento.

L’esercitazione alla quale abbiamo appena assistito prende il nome di Hot Extraction, una tecnica di esfiltrazione rapida con la quale possono essere recuperate in tempi brevissimi e su qualunque tipo di terreno le pattuglie di esploratori.

Adattiamo ed indossiamo le apposite imbracature ed inquadrati per due attendiamo inginocchiati il nostro turno.

Al comando ci avviamo di corsa verso il punto in cui l’elicottero in volo stazionario ci stà attendendo dopo aver depositato la squadra che ci ha preceduti. Il cavo di trasporto è per metà della sua lunghezza adagiato sul terreno.
Eseguendo le istruzioni ricevute in precedenza ci disponiamo a coppie, schiena contro schiena, e per il tramite di un moschettone veniamo agganciati alla fune di trasporto.

Completatata l’operazione di aggancio l’elicottero inizia lentamente a prendere quota, a coppie ci stacchiamo da terra. Quando anche gli ultimi due uomini sono in volo l’elicottero prende rapidamente quota e velocità ed in un attimo siamo fuori dalla zona.

Così appesi voliamo sopra la base per circa 10 minuti per fare poi ritorno al punto di partenza dove altri 10 Pathfinder sono a loro volta pronti per essere agganciati al posto nostro.

L’atterraggio è un po’ più complicato della partenza poiché sulla testa dei primi scendono i successivi ed il tempo per spostarsi non è senz’altro molto.

Riflettiamo sull’atto in contesto bellico e su quanto, in azione, una simile attività di recupero possa fare la differenza tra la vita e la morte.

Per tutti noi l’ennesima fantastica ed irripetibile esperienza.

C/le Par. Mauro Alasia
2°- I – 77

Milano, 27 aprile 2007

SEARCH AND RESCUE: ADDESTRAMENTO NECESSARIO AI REPARTI SPECIALI


Helicopter Mountaineering Safety Rescue Training

Durante la mia partecipazione alla Border Monitoring Operation in Georgia ho seguito un corso interessante ed utile alla mia formazione di Ufficiale della riserva: l’Helicopter Mountaineering Safety RescueTraining, organizzato dall’OSCE e diretto dal collega croato Drazen Pezer ( Training Officer e Alpine Advisor presso la BMO).

Al corso dovevano partecipare tutti i Border Monitors impegnati nella operazione sulle montagne del Caucaso. Il corso era infatti diretto a fornire ai partecipanti le conoscenze necessarie alle operazioni di Search And Rescue(SAR) condotte via elicottero in ambiente di montagna.

Il corso, durato due giorni, si è svolto all’airfield di Tbilisi e presso le basi OSCE dislocate lungo i confini con Dagestan e Cecenia. L’addestramento era diviso in due parti, una teorica-propedeutica ed una pratica. Nella parte teorica sono stati spiegati il mezzo di volo, il MI 8, ( da 22 posti più 3 membri di equipaggio), il numerico ed i ruoli dei soccorritori, le attrezzature necessarie al soccorso, le modalità e le procedure di soccorso.

Dopo la spiegazione teorica si è passati all’azione. Tutti i partecipanti, equipaggiati con elmetto, imbracatura alpina, corde, moschettoni e discensori sono stati imbarcati su un MI 8 georgiano dotato esternamente(vedi foto) di gancio e verricello per il recupero di persone. Quindi individualmente ciascuno di noi partecipanti ha familiarizzato con imbarchi e discese in corda ( ripetute almeno 5 volte) e risalite verso l’elicottero che si librava in aria.

I migliori nella discesa venivano nominati capi squadra del team composto da 3 soccorritori. Il soccorso allora diventava attività di un team. Io ho guidato il team composto da me, un impacciato bulgaro ed un giovane kirghiso (vedi foto). Alle attrezzature individuali si aggiungevano quindi una radio ricetrasmittente per il capo nucleo (in contatto con l’equipaggio dell’elicottero) ed una stretcher (barella, vedi foto) smontabile in due parti e trasportabile a spalla da due soccorritori. Caricata la stretcher sulle spalle avveniva la prova della squadra.

L’elicottero si alzava in volo ed in hovering (vedi foto) lasciava che il capo nucleo per primo scendesse veloce verso il luogo dov’era la persona da soccorrere poi lo seguivano gli altri due. Tutti insieme approntavano la barella UT 2000 su cui veniva accomodata ed assicurata la persona da recuperare. Infine, con una serie funicelle a nastro(dotazione dell’UT 2000) e di moschettoni (trasportati dai soccorritori), la barella, con dentro la persona soccorsa, veniva connessa al gancio del cavo d’acciaio calato tramite verricello dall’elicottero

GUARDA LE FOTO

Il caponucleo e la barella con dentro il “soccorrendo” venivano issati per primi sull’elicottero ( per ultimi gli altri due membri del team). Il soccorso con elicottero è risultato essere un lavoro impegnativo ma non difficoltoso per i partecipanti che avevano già pratica di alpinismo ed elicotteri, a tutti ci è stato rilasciato al termine un certificato di tutto rispetto. Tempo dopo per completare il programma di soccorso alpino abbiamo simulato ancora il recupero di un ferito in montagna ma stavolta senza usare l’elicottero. Le energie stavolta si sono concentrate sul trasporto del “soccorrendo”, caricato sullo stesso tipo di stretcher UT 2000, stavolta dotata di ruota.

Ne è venuto fuori un salvataggio molto realistico, impegnativo e motivante per tutti, trainers e trainees. Le foto descrivono bene il territorio ed il “terreno” delle operazioni e l’impegno fisico dei partecipanti. Non so se la nostra Brigata “Folgore” prevede programmi ed addestramenti del genere, perché sarebbe utile dare ai nostri Parà o ai nostri Rangers una conoscenza in più sulle operazioni SAR in montagna.

Ten. f. par. (Ris) Giulio SAVINA

UN GRUPPO DI CONGEDATI GESTISCE UN ADVENTURE CAMP IN SARDEGNA

PARMA- Dando una occhiata ad alcune fotografie scattate in Sardegna in Dicembre, siamo venuti a sapere dal Par Fabrizio Cocchi, istruttore di Paracadutismo, che nel nuorese collabora con un altro Paracadutista in congedo -Telemaco Murgia, socio di ANPDI Milano- con cui hanno trascorso il periodo alla Folgore insieme, che ha creato un MEDITERRANEAN ADVENTURE TEAM” , ovvero una attività di organizzazione di stage addestrativi o sportivi destinati a persone a cui non piace la vacanza di massa e vuole provare qualche il gusto del silenzio della natura selvaggia durante lo sforzo sportivo o adestrativo .

Lo staff è composto da specialisti di varie discipline : mountain bike, alpinismo, topografia, speleologia, sub,sopravvivenza in ambiente ostile, atletica. Le zone sono quelle (splendide) di Cala Gonone e della zona montuosa della Sardegna più bella.

Nelle stesse zone il 9° rgt Col Moschin ha addestrato alla sopravvivenza alcuni astronauti dell’ESA.

Le “missioni” sono cucite su misura per i partecipanti.

In questo periodo, ad esempio, sono in allenamento alcuni biker professionisti, mentre per le vacanza di Natale hanno organizzato un giro della costa sarda in kayak, a cui hanno partecipato anche i paracadutisti di Milano Cocchi e Chiappa, membri dello staff.

Ecco cosa dice proprio oggi la stampa locale ( NUOVA SARDEGNA):

CALA GONONE. Il Mat, Mediterranea Adventure Team agonistico partecipa al circuito internazionale delle Gare Avventura (Adventure Race o Raid Adventure) con un team di cui Telemaco Murgia, maestro di mountain bike, istruttore di paracadutismo e di atletica, è il leader.

Murgia vive a Cala Gonone dove dirige un centro servizi turistici. Con lui, nel team, ci sono Marco Ponteri, esperto di adventure race, maestro di kayak, psicologo, che vive e lavora a Milano; Gabriela Monti, guida canyoning, diplomata Isef, titolare di una palestra, che vive tra la Valtellina e Legnano; Fabrizio Cocchi, alpinista istruttore di paracadutismo, che vive e lavora a Milano dove gestisce anche una palestra; e Alberta Chiappa, alpinista, vive e lavora a Milano come analista chimica.

La stagione agonistica 2006 è stata caratterizzata da risultati eccezionali che hanno visto il Mat protagonista in gare internazionali come la Slovenia Adventure Race, la Coppa Europa Gare Avventura (European Cup Race Adventure) conclusa in 15ª posizione e altre gare ed eventi internazionali in Svizzera, Slovenia e Portogallo. Il team ringrazia gli sponsor Lee Cougan e Easy Sport per l’attrezzatura fornita, la palestra Atlos per il supporto all’allenamento e tutti i soci M.A.T. (n.m.)

Nota della redazione: le foto si riferiscono a

le foto si riferiscono ad un giro in canoa fatto il 31feb/1gen,nel golfo di orosei a ridosso del supramonte dove si addestrano alla sopravvivenza i nostri astronauti.Percorso di circa 20 km di costa e 6 ore di canoa al giorno.
partecipanti: Alberta
Chiappa, Cocchi
Fabrizio
Telemaco Murgia congedato aip smipar ’95,

SMINAMENTO UMANITARIO : IL RACCONTO DI UN PARACADUTISTA CHE LO HA FATTO

di Giulio Savina

LO SMINAMENTO UMANITARIO

Roma- Nel 2002 mentre visitavo il sito internet www.intersos.org mi sono appassionato all’attività di Intersos che stava cercando in quel periodo adesioni per tenere un prossimo corso di formazione per operatori di interventi di sminamento umanitario.

Per iscriversi veniva richiesto il possesso di un attestato da “fochino” che la questura di Roma, ufficio sostanze esplodenti ed infiammabili, mi ha rilasciato dopo aver superato un esame orale, presso la questura stessa, e le visite medico specialistiche richieste dalla legge.

Mi sono quindi immediatamente iscritto al corso, desideroso di ricevere un nuovo “addestramento”, per completare la mia formazione di ufficiale della Riserva e per dare una mano a chi è costretto a convivere con gli UXOs(Unexploded Ordnances).

Il corso, cui partecipavano anche altri militari (molti i parà come me) in congedo, è stato tenuto dal capo della Mine Action Unit di Intersos, Gen. del Genio Termentini.F. e da altri collaboratori.

E’ durato due settimane e si è incentrato per la prima parte sulla conoscenza del Trattato di Ottawa del 1998 sul bando delle mine antiuomo, della Mine Action Italiana ed Internazionale, dei documenti standard(SOP).

Gli Stati aderenti al trattato di Ottawa (tra cui l’Italia) devono esercitare pressioni perché vi aderiscano anche quei governi(USA, Russia, Cina, Iran, Pakistan, India) che continuano a produrre e commerciare mine a/u(anti uomo).

Storicamente le mine terrestri a/u vennero introdotte durante il primo conflitto mondiale per ostacolare l’avanzata del nemico. Nei conflitti seguenti il rivestimento metallico cedette il passo a plastiche stabili e durevoli rendendole così difficilmente rilevabili.

Ma è stato il proliferare dei conflitti c.d. minori che ha portato all’abuso nell’impiego di questi economici(pochi euro) ordigni da parte di gruppi militari o paramilitari o guerriglieri che le hanno disseminate senza la prescritta registrazione aggiungendo al danno umanitario e sociale della loro presenza quello economico della loro difficile e pericolosa bonifica.

La seconda parte verteva sulle generalità degli esplosivi e degli ordigni (mine, cluster bombs, UXOs), dei dei progetti e delle tecniche dei materiali di bonifica, della struttura di un’unità di sminamento, delle norme di sicurezza sulle procedure di distruzione degli UXOs).

Tutti gli ordigni esplosivi (UXOs), mine comprese, hanno come parti essenziali una carica esplosiva ed un congegno di accensione comprendente l’insieme accenditore-detonatore che entra in funzione sotto l’azione della c.d.”adatta causa esterna” (i termini tecnici sono percussione, pressione, rilascio di pressione, tensione, rilascio di tensione, trazione, urto,) cioè il piede di un pastore che segue il gregge, quello di una donna che si reca alla fonte d’acqua, di un contadino col suo aratro o di un bambino che insegue la palla in un prato.

Questi ordigni vengono spesso trappolati (booby traps) e collocati lungo vie di passaggio, ponti, trincee,capisaldi militari abbandonati, vicino aeroporti, magazzini,opifici, fabbriche, centrali elettriche, frutteti, pozzi d’acqua.

L’impatto socio-economico di questi ordigni è enorme:colture agricole inibite, ritardo nel ritorno a casa di sfollati e rifugiati, limitazione della libertà di circolazione. La risposta umanitaria a tale dramma vissuto da milioni di persone in Afghanistan, Angola, Eritrea, Mozambico, Bosnia, Kosovo, Cambogia, è rivolto in primo luogo a sostenere le strutture chirurgiche per salvare la vita dei feriti, spesso a costo dell’amputazione di uno o più arti, a fornire le protesi, la rieducazione fisica, il sostegno psicologico e talvolta economico per il loro reinserimento sociale e produttivo.

In secondo luogo l’aiuto umanitario è diretto allo sminamento umanitario, un’azione lenta, costosa, pericolosa che permette di rendere accessibili alle famiglie le loro case, le loro terre. Servono a questo scopo sostegni economici,(bastano 0,75 Euro, per sminare un metro quadrato) ad Organizzazioni Non Governative e senza fini di lucro come INTERSOS che propongono i loro progetti di sminamento , sostegni che provengono dai privati direttamente o indirettamente tramite Governi ed Organizzazioni Internazionali (IRC, UN, UE, OSCE).

Alla parte teorica del corso si è poi aggiunta quella teorico-pratica molto stimolante e motivante. Abbiamo indossato un elmetto, un pesante giubbotto anti esplosione ed “armati” di un metal detector e di un prodder (sonda non metallica acuminata da conficcare nel terreno per individuare l’oggetto rilevato dal metal detector) abbiamo cominciato ad operare sul terreno. Una volta trovato l’UXO(inerte), col GPS prendevamo le coordinate geografiche del punto e delimitavamo la zona e compilavamo rapporti scritti.

Quindi si avviavano le procedure(simulate) per la distruzione in situ. dell’UXO o in “fornello” se rimovibili. Dopo l’addestramento individuale siamo passati al lavoro di gruppo: la progettazione operativa di una bonifica umanitaria. La progettazione prevede la valutazione del task, l’individuazione degli obiettivi, delle procedure, dei soggetti, delle attività.

Le attività consistevano nell’analisi dei documenti del task ( mappe, rapporti, survey precedenti) e la loro verifica sul terreno, la redazione di un progetto di massima che individuasse il datum point, la start line, le linee di penetrazione di un BAC(battle area clearance), l’organizzazione della struttura operativa e logistica(teams team leaders,,platoon leaders,supervisor), le survey (ricognizioni tecnico operative topografiche) di 1° e 2° livello per individuare sul terreno le aree da bonificare, e, infine, la redazione del progetto esecutivo contenente i disegni delle linee, dei corridoi da seguire durante la bonifica e i tempi di esecuzione. Poi l’ultimo giorno del corso i quiz di valutazione ed infine il rilascio del tanto agognato attestato di Supervisore tecnico di Sminamento Umanitario.

Tre mesi più tardi sono partito per l’Afghanistan con un volo UN per completare la mia formazione con un addestramento tecnico pratico durato circa due mesi, trascorsi con Intersos a Kabul e dintorni a conoscere realtà locali e a distruggere ordigni pericolosi per le popolazioni civili. Le foto sono eloquenti dell’impegno che tutti mettevano nel distruggere gli ordigni e prevenire così dolori fisici e psicologici per i civili.

Il volontariato è un medicinale naturale che produce energia positiva, soddisfacendo le motivazioni solidali e nobili dell’uomo, allontanandolo da falsi modelli subculturali e devianti (lotta per l’ideologia, violenza negli stadi di calcio, nelle scuole) o da forme di annichilimento personale (uso di stupefacenti, dipendenza da videogiochi, pedopornografia). Dare il proprio contributo ad una ONG dedicata allo sminamento umanitario è da militari-gentiluomini.

SAVINA Giulio

SCI ALPINISMO E BIVACCO SULLA NEVE

PARMA- I Paracadutisti milanesi Fabrizio Cocchi,Alberto Garavaglia e Alberta Chiappa hanno effettuato, Sabato 17 e Domenica 18, un addestramento scialpinistico, con bivacco notturno, in previsione della loro partecipazione alla gara di scilpinismo in Svizzera, di cui diamo notizia più sotto.

Sessione originariamente prevista sulle montagne parmensi, non hanno raggiunto il webmaster a Parma per sopravvenuti impegni del resto del gruppo locale, che avrebbe dovuto allenarsi insieme a loro.

La pattuglia “milanese” ha così raggiunto il monte Cazzola, in valle Ossola. 2600 metri, con un dislivello di 750 mt.

La visibilità non era ottimale, a causa delle nuvole di passaggio. La pattuglia ha trovato sole in vetta, con innevamento buono, tranne in cima, dove la neve era spazzata via dal vento.

A poche centinaia di metri dalla cima hanno individuato un luogo idoneo per il bivacco notturno, dove hanno costruito una truna tipica militare ,utilizzata da Fabrizio Cocchi e Alberta Chiappa, e una “tana di volpe”, di emergenza, utilizzata da Alberto Garavaglia Istruttore di Milano riservista del 4° rgt Alpini Paracadutisti.

Oggetto della sessione a Parma sarebbero state proprio le tecniche di movimento e bivacco in ambiente innevato.

GUARDA LE FOTO DEGLI ISTRUTTORI MILANESI

ALLENAMENTO IN SOLITARIA PER IL WEBMASTER

Anche il webmaster, vista l’assenza del gruppo parmense impegnato nella festa di compleanno del loro “brother” Stefano Del Grano, ha svolto una sessione di marcia e corsa in solitario, Domenica Mattina, con partenza alle ore 07.30 da una località pochi chilometri dopo Bosco di Corniglio, a circa 800 msl.. Dopo avere risalito di corsa la strada asfaltata sino a Lagdei, con un dislivello di circa 300 metri per 10 kmt, ha imboccato il sentiero innevato che da Lagdei porta in direzione Monte Marmagna, passando attraverso il Lago Santo.
Dislivello totale primario +850, a cui si aggiungono alcuni saliscendi sulle vette minori.

La neve era ancora abbondante e ben schiacciata dai passaggi degli ecursionisti, ed ha permesso una salita agevole e veloce.Scarsi gli incontri sul percorso.Temperatura intorno a zero gradi al sole.

Il percorso vicino alla cima era parzialmente ghiacciato e ha richiesto anche l’uso di ramponi, opportunamente alleggeriti dal webmaster per permettere la corsa.

Sulle tratte di neve battuta si è servito di una sovrascarpa in lattice di gomma con anelli di ferro che si posizionano sulla suola,appositamente studiata per correre su terreni ghiacciati ed innevati.

Giunto sul Marmagna dopo 3 ore circa, ha raggiunto il Monte Aquila, con passaggi scivolosi ed esposti al vento e talvolta ghiacciati. La visibilità era buona, nonostante le nuvole che a tratti oscuravano il sole.

Alle ore 14.00 l’allenamento era concluso.

IL SITO RACCOMANDA I VISITATORI DI PARTECIPARE ALLA GARA DI SCIALPINISMO MILITARE CHE SI TERRA’ IN SVIZZERA . CONTATTATE IL PAR FABRIZIO COCCHI AI NUMERI CHE SONO INDICATI NELL’ARTICOLo

IO, PARACADUTISTA DELLA RISERVA IN IRAQ. ORGOGLIOSO DELL’ITALIA

MISSIONE “ANTICA BABILONIA”.

di Giulio Savina

A Dicembre del 2006 dopo circa 1270 giorni si è conclusa la Missione Italiana “Antica Babilonia”, cui ho avuto l’onore di partecipare l’anno prima quale ufficiale della riserva. La consegna del silenzio su argomenti “riservati” mi avevano impedito di scrivervi un articolo. Questa missione mi ha consentito di constatare quanto le nostre Forze Armate siano cresciute in termini di professionalità, addestramento, logistica rispetto alla Missione Ibis cui partecipai 12 anni fa.

Prima di essere immesso nel teatro di operazioni iracheno, il 187° RGT di Livorno ha provveduto al mio ricondizionamento, visite mediche, lezioni di tiro(eccellenti, grazie agli istruttori del Col Moschin ed alle tecnologie avanzate del poligono ricavato nel centro addestrativo intitolato alla M.O. Lustrissimi), informazioni sulla storia e sulla attuale situazione politica e militare del paese.

La situazione politica dell’Iraq era( ed è )ancora instabile a causa delle forze ribelli che non accettano il nuovo corso democratico avviatosi colle elezioni di Gennaio 2005. L’Iraq nella sua storia plurimillenaria risalente a prima della civiltà Egizia(vicino la base italiana ci sono le rovine della città di Ur colla sua Ziqqurat visibile nella foto) conobbe la dominazione della civiltà romana ma in seguito conobbe solo regimi dispotici e tirannici, sino all’ultimo di Saddam Hussein. L’instaurazione dell’attuale democrazia è un fatto realmente “rivoluzionario” cui si oppongono le forze della reazione, appoggiate da paesi stranieri retti da regimi c.d. “teocratici” e di professione religiosa sciita( Iran, ma anche Siria).

Il modello teocratico prevede che i “sudditi” siano sottoposti a leggi e divieti religiosi con l’applicazione della “sharia”, la legge coranica per chi le trasgredisce. In Iraq altri ribelli, i Sunniti, fedeli del deposto regime di S.Hussein, oltre a condurre una guerriglia armata ne conducono una “mediatica”, psicologica, vendono, infatti sulle bancarelle CD colle immagini ed il sonoro delle decapitazioni degli oppositori di Saddam, e fanno ciò per incutere terrore e dissuadere le menti di chiunque pensi di abbracciare le idee democratiche. Per contrastare le azioni dei terroristi e dei ribelli e per adempiere alla disposizione ONU n. 1546 , la Forza Multinazionale si è data il compito, in cooperazione colle forze di sicurezza irachene di neutralizzare i nemici della democrazia ed in parallelo di supportare lo sviluppo di un robusto e credibile sistema di sicurezza iracheno che una volta entrato in funzione congederà la forza multinazionale ed inizierà a prendere sotto la propria responsabilità la sicurezza del paese.

PARTENZA

Dopo essere stato “indottrinato” su tutto ciò, sono stato ben equipaggiato (25 chilogrammi tra armi, munizioni e protezioni da indossare quotidianamente per uscire dalla base) ed imbarcato sul primo volo militare(C130!) per Nassirya. Giunto alla base di Camp Mittica, distante 5 minuti dall’aeroporto, ho iniziato ad acclimatarmi(+55° C!) poi mi hanno presentato al Dipartimento SSR(Security Sector Reform), dipendente dalla Joint Task Force Italiana, dove i Comandanti mi hanno illustrato i compiti futuri del Dipartimento. Il più incombente di essi era l’incorporamento e l’addestramento di un Battaglione di reclute irachene(702) scaglionate in tre blocchi. Insieme ad altri colleghi, tra cui i Ten. M. LIVIGNI ed il Ten. Med. E. GENTILE, anche loro Paracadutisti della riserva, abbiamo coordinato la ricezione delle prime 250 reclute. Sia l’incorporamento di questo primo blocco che quello dei due blocchi successivi si sono svolti senza il temuto attacco suicida grazie alla perfetta e ben pianificata coordinazione delle attività di ricezione delle reclute.

Queste,infatti, venivano controllate e perquisite fuori della base di Camp Ur (la base predisposta per le stesse reclute e protetta, in un primo tempo, da “contractors” anche Fijan), in spazi molto ampi ed aperti e distantissimi dalle strade e dalle aree urbane. La sicurezza continuava poi all’interno della base dove le reclute in piccoli gruppi ricevevano la visita medica d’incorporazione più la scheda personale ed il tesserino militare di riconoscimento stampati da noi a tempo record. Abbiamo in tal modo e, per ben tre volte, assicurato l’incolumità e la sicurezza di questi soldati che giunti impauriti al centro di reclutamento ci hanno fatto,(con loro anche i militari Statunitensi di stanza nella base), i complimenti per la esemplare e “salvifica” fase del loro arruolamento.

Quindi, col contributo di Carabinieri ed Incursori del 9° RGT Col Moschin abbiamo poi provveduto al loro addestramento(vedi foto): lezioni sulla difesa di una base, sul controllo dei veicoli e del personale in entrata ed in uscita, sulle pattuglie motorizzate, sulle scorte ravvicinate, sulle RAI(reazioni a contatto), sull’uso e il maneggio delle armi(anche tiro dinamico), delle radio e persino del computer.

Anche questa fase si è svolta senza pericoli specie nei momenti più delicati quali sono state le lezioni(AK 74) di tiro al poligono. A differenza di altri reparti, quali Britannici e Australiani che assistevano come “balie preoccupate” le loro reclute, noi Italiani abbiamo dato a queste più autonomia, ma pur sempre cogli occhi attenti a come (e dove) brandivano le armi.

Finito l’addestramento dei 702 iracheni il SSR della IT JTF ha affidato alla 3° Brigata Irachena un reparto che difenderà un’area logistico-addestrativa di strategico interesse per il Sud Iraq. Nella foto il Gen. SA’AD , eroe a Falluja, mi stringe la mano per ringraziare la Forza Multinazionale e la Brigata “Folgore” per il lavoro da essa svolto per il suo Paese. Solo adesso che la missione è terminata penso alla mole di lavoro svolto, alle ore passate in poligono e nelle aree addestrative sotto il sole cocente ma anche alla soddisfazione ricevuta sul campo, al sorriso ed alla stretta di mano dei soldati del futuro e “democratico” esercito iracheno.

Più bella soddisfazione ho ricevuto da tutti i militari italiani che ho avuto modo di rivedere ad anni di distanza o di conoscere per la prima volta. Ho rivisto in Iraq, infatti, quello che in Somalia aveva contraddistinto il militare italiano: un mix di combattente, gendarme, addestratore ed operatore umanitario, abile nello schierarsi in scenari delicatissimi e capace di incarnare tutte le migliori qualità del Popolo Italiano, l’altruismo, l’eroismo. Queste qualità sono state dimostrate dai 39 connazionali caduti in Iraq, a loro vanno resi quegli onori che tutte le Nazioni civili, al di là degli schieramenti politici, rendono a chi cade per la pace e per la democrazia. Questo non accade in Italia, da quando prevalgono ancora i distinguo ideologici tra buoni e cattivi combattenti.

Il Parlamento di oggi è veramente cambiato rispetto a quello di un anno fa, ed ha volutamente dimenticato di commemorare degnamente i caduti in Iraq. Qualche parlamentare poi ha scientemente voluto sfilare per le vie di Roma nei cortei dei “no global” che hanno incendiato manichini con sembianze militari e vilipeso la memoria dei caduti. Questo è il nuovo corso del Governo guidato da Prodi e “compagni”, quelli che vogliono la commissione d’inchiesta che condanni la nostra Polizia per i fatti di Genova, quelli che vogliono condannare il Carabiniere Placanica, reo di essersi difeso da una folla di violenti assalitori, più violenti di quegli “ultras” del calcio che abbiamo visto a Catania.

I nostri morti sono vivi, sono in piedi anch’essi,
non guardate a loro se non com’essi a voi guardano

G.D’Annunzio

MARCIA O CREPA INVERNALE SULLA NEVE CON BIVACCO NOTTURNO

PARMA- Come preannunciato, il sito sta organizzando il

17-18 FEBBRAIO 2006 Addestramento “MARCIA O CREPA” con bivacco notturno sulla neve


LOCALITA’ :
CAMPO BASE : : LAGDEI 1100 slm (clicca)

BIVACCO:
MARMAGNA (1887 slm) – POSSIBILITA’ DI DORMIRE IN RIFUGIO AL LAGO SANTO (1500msl)

DURATA
: DALLE 12.30 DEL GIORNO 17 ALLE 13 DEL GIORNO 18


FINALITA:
ALLENAMENTO ALLA RESISTENZA, FORMAZIONE DI GRUPPO OMOGENEO PER FUTURI ADDESTRAMENTI


APPUNTAMENTO:
SABATO 17 ORE 14 ,IN LOCALITA’ PILASTRO DI LANGHIRANO
DIREZIONE LANGHIRANO ( circa 25 kmt dall’obbiettivo)PER
PROSEGUIRE IN GRUPPO

L’ESERCITAZIONE SI TERRA’ CON UN NUMERO MINIMO DI 5 PARTECIPANTI


PARTECIPAZIONE GRATUITA.
PER INFORMAZIONI O PER PRENOTARE:

manda una mail

LEGGETE PROGRAMMA ED EQUIPAGGIAMENTO DELLA ESERCITAZIONE INVERNALE CON BIVACCO NOTTURNO