ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 05/02/2021

BREVETTI ESTERI – IL FASCINO DELLE “ALI” STRANIERE 3° parte

IL FASCINO DELLE “ALI” STRANIERE 3° parte
OVVERO IL BREVETTO DI SUA MAESTA’ BRITANNICA

Eh sì i Brevetti sono come le ciliegie: uno tira l’altro!!
Durante una serata conviviale al circolo Ufficiali nella settimana lancistica in Germania ( http://bit.ly/brevetti-germania ) ebbi modo di incontrare il Cap. Roy Hatch, capo ufficio addestramento del 144 Parachute Medical Squadron Britannico che era, come noi, in Germania per i lanci. Dopo numerose birre scaturì naturale la mia richiesta: “… è possibile venire nel Vostro Reparto per uno scambio di Brevetti?” La prima risposta ad onor del vero non fu né positiva né esaustiva e ci lasciammo con lo scambio dei rispettivi numeri di telefono fisso, non esistendo allora (Agosto 1994) né mail né tantomeno cellulari.


IL REPARTO
Il 144 Parachute Medical Squadron fa parte tutt’ora della Territorial Army (TA come la chiamano gli Inglesi), inserito in quella che si chiamava allora 23 Para Field Ambulance (oggi 16 Close Support Medical Regiment), inseriti nella famosa Parachute Brigade che dal 1° settembre 1999 si chiama 16 Air Assault Brigade avente come emblema il famoso “Pegaso”. I componenti del 144° pur essendo ascrivibili ad un Reparto di supporto (medico) sono TUTTI paracadutisti in attività di lancio che, per diventare tali, hanno affrontato l’identico addestramento della fanteria paracadutisti, come la famosa P Company. Una parola va spesa anche per la TA cioè di quella fetta consistente delle FFAA Britanniche composta per lo più da Riservisti, a similitudine della National Guard Americana (anzi è quest’ultima che è stata ideata su esempio della TA). I Reparti della TA sono composti da circa il 10-20% con personale in servizio permanente (essenzialmente personale degli uffici) mentre il rimanente 80-90% sono cittadini che hanno un “normale” lavoro, ma si sono arruolati volontari nella TA; tra cui spesso, anche il Comandante. L’arruolamento prevede la firma di un contratto che obbliga il cittadino-militare a dedicare almeno due weekend al mese al Reparto (ma si possono dare anche maggiore disponibilità di tempo) e almeno 15 gg continuativi all’anno per campi di addestramento. Come controparte, una volta arruolati si riceve uno stipendio mensile basato sul tempo che si dedica alla FA, che integra quello ricevuto dal datore di lavoro civile (molti però sono i disoccupati ed è quindi un modo per sbarcare il lunario: come abbiamo potuto constatare di persona il livello culturale/economico della truppa è medio-basso). Per contro qualora il Paese destinasse quel Reparto della TA in teatri operativi, il militare NON può esimersi dal partire: è successo centinaia di volte in Iraq, Afganistan etc con risvolti anche drammatici nella vita privata dei singoli di cui siamo stati testimoni…

Proprio per questa connotazione di Reparto TA, successe una cosa curiosa durante una delle nostre numerose puntate addestrative al “one four four”. Alla fine di una esercitazione durata tutto il weekend, la domenica sera il Cap. Hatch ci informò che sia lui che tutto il personale del Reparto, sarebbero rientrati alle proprie case; essendo domenica, nessuno del personale in servizio permanente era in servizio fino al lunedì mattina successivo e dovendo noi pernottare ancora una notte a Londra (brandine e sacco a pelo nella palestra del Reparto…), non c’era più nessuno del 144° per quella notte. Quindi mi affidò il codice dell’apertura automatica del gate della caserma, pregandomi di chiudere bene il gate quando uscivamo e fare attenzione… ai terroristi dell’IRA!! Non era uno scherzo, come poi scoprii, in quanto negli anni precedenti ordigni esplosivi erano stati piazzati all’esterno di caserme come la nostra, proprio in centro Londra, causando feriti, anche gravi, tra i militari.


I LANCI

Dopo il primo incontro in Germania con il Cap. Hatch, tornai in Italia ad occuparmi del mio lavoro e della mia famiglia. Una sera di settembre (1994) ricevetti con mia massima sorpresa una telefonata dall’Ufficiale, che mi segnalava la disponibilità di alcuni “slot” sul loro decollo la settimana successiva: avrei però dovuto presentarmi in caserma: “11 Wenlock Street- London – NLT 1500041094” (cioè entro le 15 di Martedì 4 Ottobre 1994 all’indirizzo del Reparto). Piccolo particolare: avevo programmato per quella settimana un viaggio di lavoro ad una fiera di settore a Parigi.

Va ricordato che allora non vi era la possibilità di prenotare voli a basso costo online, ma tutto doveva transitare dalle famose agenzie di viaggio, con relativi tempi e costi… Tanto feci che riuscii a trovare un volo la domenica sera per Parigi, in modo di poter partecipare alla fiera ed un altro il martedì mattina da Parigi a Londra; il tutto ovviamente a mie spese e con una mega valigia per abiti di lavoro e mimetica/anfibi per i lanci. Ovviamente nessuno degli amici interpellati mi seguì nella pazzia…
A chi sia capitato di arrivare all’aeroporto di Heathrow e poi di andare in centro Londra, saprà che ci vogliono un paio d’ore tra cambi di linea e quant’altro, per cui, senza mangiare arrivai trafelato in taxi (all’uscita della metropolitana nessuno mi sapeva indicare dov’era la via) nella mitica Wenlock Street, sede del “one four four”, dove sarei poi tornato molte altre volte nel corso degli anni.
Erano le 1510 e alcuni mezzi del Reparto (pochi per la verità) erano in uscita alla carraia ed il mio “liaison”, vedendomi arrivare in giacca e cravatta da perfetto business man, urlandomi addosso mi scaraventò “armi e bagagli” nel retro del Defender dove era capo macchina e partimmo a razzo.
Li dietro mi cambiai contorcendomi (il mezzo, vecchissimo, aveva una copertura in tela, probabilmente residuo di qualche campagna coloniale…), e mi venne fatto il briefing del tipo: “…quando arriviamo a Brize Norton e il PJI (parachute jump instructor) ti chiede, tu conferma che oggi hai fatto tutto il previsto addestramento…”.


Scoprì così che eravamo diretti alla nota base della RAF (dove tutti gli aspiranti paracadutisti Britannici si recano per affrontare il “Basic Parachute Course”) a circa 80 miglia da Londra. I paracadutisti infatti appartengono all’Esercito ma materiali, addestramento, DL e ovviamente aeromobili appartengono alla RAF. Scoprì inoltre che mi sarei lanciato non da un aereo, ma dal “Barrage balloon” il mitico zeppelin che i Britannici utilizzavano anche durante la 2° GM per difendere la città dagli attacchi aerei e che, vista la scarsità di aerei, usavano anche per i lanci di addestramento dei paracadutisti.
Ed i lanci sarebbero stati notturni!!
Negli anni successivi realizzai che ero stato l’ultimo Italiano ad effettuare un lancio dal balloon in terra Britannica, perché questo sistema era considerato troppo oneroso (si doveva mantenere il pallone sempre pieno d’elio), pericoloso e tutto sommato poco aderente ai reali impieghi del soldato paracadutista, e venne abbandonato a fine 1994.
Arrivammo alla base in serata, dopo avere viaggiato nel traffico londinese e subito fummo presi in carico dalla RAF per il briefing pre-lancio, dando per scontato che tutti avevamo fatto il “ground training” durante la mattinata… Ci informarono che saremmo saliti 3 paracadutisti per volta oltre al DL su di un piccolo cestello in vimini, collegato con cavi al grandissimo balloon pieno di elio, che a circa trenta metri sopra la nostra testa era tenuto vincolato da un cavo metallico che veniva svolto o riavvolto con un verricello posto su di un grosso camion che faceva anche da ancora. Per effetto del vento sempre presente e costante che spostava il balloon e teneva teso il cavo, la verticale verso il terreno era sempre libera. Il cestello aveva una piccola porta su di un lato, apribile per la salita e per i lanci, con una barra metallica sopra la nostra testa dove sarebbe stata agganciata la FdV per il lancio che avveniva … da 210 metri e che durava circa 28 secondi!! Indossavamo oltre al paracadute principale ovviamente anche quello d’emergenza, ma più volte mi sono chiesto a cosa sarebbe potuto servire, viste le caratteristiche del lancio.
Mi aiutarono ad indossare il vecchio paracadute PXMk4 utilizzato da Britannici sin dalla 2° GM, sacca e cinghie in canapa, chiusura centrale a X, che si apriva con una torsione ed un colpo secco dell’ingombrante meccanismo di apertura, che una volta imbragati si trovava all’altezza del plesso solare, sovrastato dal paracadute di emergenza, il quale aveva la maniglia di sgancio, rossa, situata nella parte superiore.


Verso le 2100 venne il mio turno di “imbarcarmi” per il lancio sulla DZ di Weston on the Green (limitrofa alla base di Brize Norton); notai subito due cose: IL SILENZIO ed IL BUIO.. non si vedeva un accidente! Infatti l’amico Roy mi aveva spiegato: “.. quando salti non guardare il terreno, che tanto non lo vedi, ma preparati subito in posizione di atterraggio per la capovolta…” così feci. Sentita la pacca sulla schiena feci il salto in avanti in perfetta posizione e dopo una manciata di secondi praticamente in caduta libera (non essendoci la portanza della velocità relativa dell’aereo) il vecchissimo paracadute PXMk4 si aprii direi in maniera abbastanza soft e dopo ancora pochissimi secondi… contatto con il terreno!
Euforico, raccolsi il materiale e mi recai al punto di raccolta, distante poche centinaia di metri, dove mi venne riconsegnato un altro paracadute.
Stessa procedura anche nel secondo lancio… questa volta però, appena atterrato, nel silenzio notturno sentii delle urla poco distante da me… scoprii poco dopo che un paracadutista del mio “decollo” si era fratturato una gamba.
Esercitazione ferma, attesa dell’ambulanza e poi, sfortunatamente, attività annullata.
Dico sfortunatamente perché, vista la rapidità delle manovre di imbarco, discesa, nuovo paracadute e risalita (il tutto in circa 40 minuti), cominciavo ad accarezzare l’idea che mi sarei Brevettato quella sera stessa… e invece…


RITORNO IN UK

Per ottenere le ambite ali Britanniche, gli aspiranti paracadutisti devono fare 4 lanci.
E non si deroga neanche per gli ospiti!
Tornai quindi a casa contento per la singolare esperienza, ma ansioso di tornare presto. Devo dire che il Cap. Hatch, forse prendendomi in simpatia, negli anni successivi mi invitò sempre alle loro esercitazioni che avvenivano con frequenza mensile, dandomi l’occasione per coinvolgere amici e conoscenti.
Avendo un po’ più di tempo per organizzarmi, coinvolsi molti altri paracadutisti Italiani, ed in gruppi variabili da 3 a 8 persone, ci recammo tantissime volte in terra Britannica.
Purtroppo è noto che le condimeteo Inglesi (o meglio Britanniche visto che ci lanciammo anche nel Galles) spesso non consentivano i lanci. Nei mesi successivi alla prima esperienza, tornai infatti altre 3 volte senza fare un solo lancio…
In Giugno 1995 però venimmo invitati ad una esercitazione nel Devon, nei pressi di Exeter, ospiti del “Training Centre Royal Marines” dove finalmente nel corso di una settimana, tutto il gruppo riuscì a fare 4 lanci sulla DZ di Woodbury Common (atterraggi molto soffici nella brughiera.. di cardi spinosi…), tutti dallo SkyVan, velivolo che avrebbe sostituito il balloon per i lanci di addestramento, visto il basso costo di manutenzione e che era in valutazione alla RAF (infatti batteva stranamente bandiera del Lussemburgo e ci spiegarono che era in leasing alla RAF) ed ottenere l’ambito Brevetto.
Negli anni successivi riuscimmo a lanciarci nei pressi di Nottingham (che a me faceva venire in mente le epiche gesta di Robin Hood), dove il 144° aveva una base; a Henlow nel Bedfordshire. Nel 1997 anche in Galles alla base della RAF di Hullavington dove abbiamo avuto modo di conoscere un Agente di Polizia del Galles del sud che, apostrofandoci in perfetto Italiano, ci chiedeva: “Volete un buon caffè, ragazzi?”.
Scoprivamo che l’Agente si chiamava Raimondo Zavaglia, già paracadutista della Brigata Britannica, figlio di emigranti Italiani, con il padre che aveva prestato servizio nella Legione Straniera Francese, che subito sortiva una moka con tanto di caffè Lavazza e fornellino da campo.
Nel 2001 riuscimmo a partecipare ad una esercitazione a South Cerney, nel Gloucestershire, dove fummo lanciati, con carichi ed equipaggiamento completo, dal C130 alla stratosferica altitudine di 800 piedi (243 metri) e fummo i primi Italiani a testare il LLP (low level parachute) il nuovo paracadute che la RAF aveva adottato al posto dell’ormai obsoleto PXMk4.
Nel 2004 conclusi la mia fantastica esperienza nei cieli Britannici con la possibilità più unica che rara di venire imbarcato a Brize Norton (insieme ad un collega oggi Sottufficiale dei “Lagunari”) e lanciato sulla DZ East Afton nella famosa Ile of Wight, nel canale della Manica (che a quelli più attempati di noi certamente ricorderà il famoso concerto che si tenne nel 1969 con Bob Dylan, i Who, Joe Cocker etc). Il Cap. Hatch mi spiegò che, pur appartenendo formalmente alla GB, la Isle of Wight era retta in tutto e per tutto da un Governatore (tipo Hong Kong quando era Britannica) al quale il nostro dovette chiedere uno speciale permesso per aviolanciare “truppe” straniere!


Purtroppo lo spazio non mi permette di raccontarvi le tantissime esperienze collaterali vissute nella terra di Albione, tra tiri con le loro ordinanze, colossali bevute di birra, un Regimental Dinner (cena formale del Reggimento con la partecipazione del Comandante e con tanto di formale “Toast” il famoso brindisi Britannico..) a cui andrebbe dedicato un intero articolo. Oppure la visita e gli Onori da noi resi ai caduti Italiani in un piccolo cimitero di Cardiff (grazie paracadutista Raimondo Zavaglia di Cardiff che tieni le lapidi dei Soldati Italiani pulite ed in ordine) e tanto tantissimo altro.
Hanno con noi conseguito le ali Britanniche 19 Militari di ogni ordine, grado e FA per un totale di 110 lanci.
Cap. Danilo Fumagalli

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