ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 01/08/2015

COME ROMPERSI UNA CAVIGLIA….E VIVERE FELICI

PARMA-Per la legge dei grandi numeri, l’ impennata dell’attività aviolancistica dell’ANPDI ha inevitabilmente generato un proporzionale aumento degli infortuni. Caviglie, malleoli, tibie, peroni e- nei casi più gravi- femori: questi i quadranti del corpo più soggetti alle fratture in atterraggio. Non approfondiamo le cause: ci sono gli organi associativi che lo fanno. A noi interessa raccontare dall’inizio un evento accaduto ad un amico. Il paracadutista napoletano Vincenzo Di Guida (terzo nella fila , in foto), che racconta “con filosofia” un danno alla caviglia avvenuto il 17 Luglio, Venerdì. La colpa,secondo lui, sarebbe della scaramanzia. Scherzi a parte, anche una frattura composta al malleolo, come la sua, potrebbe diventare fonte di grandi disagi fra qualche mese, se non curata e riabilitata adeguatamente. Seguiremo i progressi di Vincenzo attraverso i suoi articoli, sperando possano essere utili ai nostri lettori, a cui auguriamo gambe sane e forti, ovviamente.

Venerdì 17: Non è vero, non ci credo….
di Vincenzo Di Guida

È un attimo.
L’impatto col terreno, una extra flessione della caviglia destra, un accenno a una capovolta laterale destra, la netta sensazione che è solo lo stivaletto che sta tenendo. La caviglia sembra extra corporea. Quella di un altro.



Reggio Emilia venerdì 17. Una data che, a essere scaramantici, non promette nulla di buono.

Giornata caldissima, il termometro segna circa quaranta gradi. Si boccheggia e si fa fatica solo a respirare. Uno si sente poco bene per l’intensa calura, poi si riprende.

Ai lanci di brevetto c’è il 116* corso ANPdI Napoli.

Si inizia al mattino presto. Gli allievi sono solo quindici e vogliamo terminare in giornata.

In lontananza, al confine tra terra e cielo, si vede un tremolio. L’aria, apparentemente ferma e pesante, è in realtà in costante agitazione e piena di bolle che si muovono in tutte le direzioni. È come essere in una pentola quando l’acqua bolle.
A bordo con me sono rappresentate tutte le tipologie di soci ANPdI: un Istruttore paracadutista ordinario (il Presidente Esposito della Sezione di Napoli),soci aggregati in lanci di addestramento e allievi al loro terzo lancio di brevetto. Esce il Presidente Esposito, poi il sottoscritto, poi il par. Vinciguerra.
Aziono i comandi per evitare la pista che è proprio sotto di me. Col senno di poi, le ultime parole famose: Non voglio certo farmi male! Mi preparo all’atterraggio.Gambe e piedi uniti, muscoli in tensione, aggredire il terreno.
L’impatto.Ma che accade? Perché il piede destro non mi segue nella capovolta? Non ho sentito dolore ma solo una compressione dovuta alla resistenza offerta dallo stivaletto. Santo stivaletto….!
Guardo sul terreno e vedo alcune buche seminascoste tra l’erba. Chissà, forse il piede è rimasto parzialmente bloccato in una di esse. Lentamente, ma autonomamente, rientro all’hangar con la caviglia destra gonfia e dolorante. Penso a una slogatura e metto ghiaccio. In fondo, se cammino, anche se non è saggio forzare, non sarà una cosa grave. Tuttavia dopo un paio di giorni, vedendo che il gonfiore non diminuisce, vado in ospedale.
Diagnosi: Frattura del malleolo tibiale destro, gessatura e divieto di carico per almeno trenta giorni, salvo complicazioni. Salvo complicazioni? Facciamo le corna! Vabbè, è una formula di rito….
Mi dico, capita. Sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno e già penso che nel periodo di sostanziale inattività, potrò fare tutte quelle cose che ho trascurato. Però, tradendo una certa smania, chiedo anche al medico di guardia quando mi mette in piedi per il prossimo lancio…..
Lui sorride. Ma non è un sorriso di compatimento ma di complicità.
È stato Ufficiale medico nella Brigata Garibaldi. Lo invito ad un corso.
“Dottore, se mi mette a posto per tempo, saltiamo insieme….”.

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