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Pubblicato il 19/06/2020

1943- OPERAZIONE “LONG JUMP” – I PARACADUTISTI TEDESCHI STAVANO PER UCCIDERE CHURCHILL – ROOSVELT E STALIN A TEHRAN

Come racconta nel libro “Night Of The Assassins”, l’operazione – avrebbe potuto essere la trama di un film di guerra .

Il quotidiano DAILY MAIL inglese, riporta una interessante ricostruzione di una operazione speciale condotta dai paracadutisti ed agenti segreti germanici nel 1943, per uccidere Churchill.-
Il 1° dicembre 1943 un’esplosione illuminò il cielo notturno di Teheran. Fu sentita in tutta la capitale iraniana, notata anche da Winston Churchill, ospite dell’ambasciata britannica,
La sera aveva festeggiato il 69° compleanno insieme a Franklin D. Roosevelt e Josef Stalin che erano nella capitale iraniana per concordare dell’assalto finale contro i tedeschi
Secondo lo storico americano Howard Blum, i tedeschi sono stati “spaventosamente vicini” , proprio a Tehran, a compiere un attentato che avrebbe potuto cambiare il corso della storia.
Le prove sono negli archivi declassificati, come quelli del servizio di intelligence sovietico – così come le testimonianze di coloro che sono direttamente coinvolti, tra cui Roosevelt e le guardie del corpo di Churchill.
Quando i tre leader ufficializzarono che avrebbero accettato solo la resa incondizionata, il comando nazista decise che la loro eliminazione avrebbe potuto aprire la strada ad altri politici e negoziare la pace.
L’operazione fu posta sotto il comando del generale delle SS Walter Schellenberg, uno dei capi dell’intelligence delle SS.
Ma comandante sul campo era Otto Skorzeny.
Aveva reclutato circa 50 soldati russi ribelli. L’idea era che, indossando uniformi sovietiche, si sarebbero facilmente confusi con i veri militari di Stalin.
Armati di mitragliatrici russe, il loro compito principale doveva essere quello di tenere a bada le guardie del corpo degli Alleati mentre il resto della squadra, tedeschi appartenenti alla temuta divisione di Brandeburgo, avrebbero ucciso i leader.
Skorzeny riteneva che l’arma più efficace sarebbe stata una bomba e ne scelse – ironia della sorte – una britannica, la bomba Gammon.
Una granata a mano caricata con un’enorme quantità di esplosivo RDX di nuova generazione. I tedeschi avevano preso 50 bombe Gammon a seguito di un aviorifornimento inglese in Belgio per la Resistenza.
Fu inviata una spia in ricognizione alle ambasciate che avrebbero ospitato i leader e dove si sarebbero incontrati.
Scoprirono che nel sottosuolo c’erano Tunnel dell’acquedotto assai ampi da poter ospitare
Sfortunatamente per i nazisti, uno degli agenti tedeschi inviati in Iran era stato catturato e “convertito” dai russi.
In seguito lo ospitarono in Germania dove fu considerato un eroe e insignito con la Croce di ferro.
L’Armata Rossa si riversò in città, rastrellarono circa 15.000 cittadini tedeschi e simpatizzanti nazisti, li chiusero nei campi di prigionia.
I meno fortunati furono torturati. Qualsiasi minaccia a Stalin doveva essere presa in considerazione.
L’operazione prevedeva due squadre di 18 soldati russi, ognuna con un interprete di origine iraniana, che si sarebbero lanciate con il paracadute nel deserto fuori Teheran e con l’aiuto di tribù amiche avrebbero raggiunto delle case sicure. Sei commando tedeschi, guidati dal maggiore delle SS Rudolf von Holten-Pflug, si sarebbero invece lanciati con il paracadute nel corso della notte. Skorzeny e altri cinque uomini avrebbero atteso fino a quando non fossero sicuri che tutti erano sistemati in sicurezza a Teheran.
lA prima squadra dei 18 paracadutisti fu accolta da soldati russi veri, informati dall’agente doppiogiochista. Alcuni furono uccisi e altri catturati.
Furono trasferiti nelle celle sotterranee del quartier generale a Teheran dell’NKVD, la spietata polizia segreta di Stalin e scomparvero nel nulla.
La seconda squadra, guidata da Hans von Ortel, fu accolta dalle tribù amiche con camion e cammelli.
Ma il convoglio attirò l’attenzione di un agente NKVD, Gevork Vartanyan, di soli 19 anni. Si chiese perché i soldati russi stessero cavalcando dei cammelli e notò che i camion non avevano marchi sovietici. Con i suoi compagni seguì silenziosamente i commando che si dirigeva verso una casa sicura.
I nazisti si resero conto che i giochi erano chiusi. Ortel con il trasmettitore radio, aveva mandato a Berlino la parola in codice per interrompere la missione ma irruppero le truppe sovietiche e ne seguì un feroce scontro a fuoco.
Skorzeny, pronto a muoversi con la sua unità, ricevette il messaggio radio.
Si arrese e non ammise mai di aver preso parte all’operazione.

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