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Pubblicato il 17/09/2015

L’ARENA DI VERONA PARLA DEL PRIMO MARESCIALLO SIMONE CAREDDU DELLA FOLGORE

ARENA di Verona
giovedì 17 settembre 2015 PROVINCIA, pagina 28
Careddu: «Cosa provo? Una bella sensazione, quasi primordiale»
Simone Careddu, vittima nel 2009 di un attentato in Afghanistan

Ha un sorriso contagioso, Simone Careddu. E, sotto quel sorriso, un carattere di ferro. Lo capisci subito, non appena stringe il suo corpo all’esoscheletro robotizzato e si alza in piedi, abbandonando sedia e carrozzina. E poi cammina, cammina per la stanza, senza stancarsi mai.Careddu ha indossato Ekso con molta naturalezza, all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, e si è mosso a passi lenti e regolari supportato da due fisioterapisti. Inevitabile e scontata la domanda: «Cosa si prova a tornare in piedi e a camminare?».«Una bella sensazione, quasi primordiale».Careddu ha 34 anni, è di origini sarde e veronese d’adozione. A Negrar veste abiti civili, sotto Ekso, ma è un militare. Primo maresciallo della Folgore. Un parà. Da sei anni, però, la sua carriera si è fermata. Il 14 luglio 2009 è rimasto vittima di un attentato in Afghanistan, mentre si stava spostando su un mezzo dell’esercito. Ha affrontato molti interventi chirurgici e un lungo percorso di riabilitazione nel centro svizzero di Nottwil, altamente specializzato. Non si è mai arreso, però. Lo capisci subito. E la sua vita non si è fermata, per niente. Oggi più che mai vuole dimostrare che continua, e bene, nonostante tutto. Gioca a basket con la squadra Olimpic Verona, ama la bicicletta e, racconta, «mi piace andare a sparare al Poligono di tiro, ogni tanto». Da sei mesi è padre. Gli si illuminano gli occhi, mentre lo dice: «È una bambina, si chiama Victoria». Nome azzeccato, pensando alla storia del padre che anche lei, quando sarà grande, sentirà raccontare. Ne sarà orgogliosa, c’è da scommetterci.C.M.

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