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Pubblicato il 21/12/2019

ANA ACQUISTA DICIOTTOMILA PANDORE ALPINE DA INVIARE AI SOLDATI IN MISSIONE

L’Arena
sezione: CRONACA data: 21 dicembre 2019 – pag: 21

NATALE IN MISSIONE. Il dolce firmato dall’Ana veronese tra i militari impegnati in Lettonia e Libano: «Un segno di casa»

Diciottomila «Pandore» alpine per i soldati italiani in missione

Il generale Tota: «La solitudine è il male del nostro tempo, questo gesto per noi conta» Bertagnoli: «Con i ricavi salveremo la chiesetta distrutta dalla tempesta Vaia sul Baldo»

La «Pandora» è ormai introvabile. I 18mila dolci natalizi, esclusivi, firmati dall’Associazione Alpini scaligera e sfornati dall’azienda veronese Dal Colle sono ormai tutti sparsi tra i soldati attualmente in missione in Lettonia e Libano. Li hanno condivisi anche i militari dell’ottavo Reggimento Genio guastatori «Folgore», recentemente impegnati a Caltanisetta per l’operazione strade sicure. Sono andati a ruba tra ufficiali e truppa anche al Comando delle Truppe Alpine di Bolzano: altri 3mila euro per la «causa». Solidale, com’è ovvio trattandosi di «penne nere».«Grande e utile successo: restaureremo la chiesetta di Costabella sul Baldo, devastata dalla tempesta Vaia e aiuteremo la scuola speciale e centro di ricerca per persone con disabilità “Nikolajewka” di Brescia», commenta Luciano Bertagnoli, presidente dell’Ana veronese. «Segno di vicinanza tra Alpini in armi e in congedo, un gesto significativo per le donne e gli uomini che non potranno essere a casa per il Natale perché in missione», aggiunge il generale Giuseppenicola Tota, comandante del Comfoter e «padrone di casa» a Palazzo Carli.Inutile cercare nelle «baite» il dolce natalizio «firmato» dalle penne nere. «Un successo che ci proietta al prossimo Natale, al Centenario della sezione», anticipa il segretario David Favetta. Con una già prevedibile maggiore «tiratura» della Pandora alpina. Dolce che presuppone la condivisione, antidoto alla solitudine.«Siamo tutti troppo isolati. Vale per i soldati in missione come per tante persone che incrociamo ed è questo il male del nostro tempo», osserva il generale Tota. Nella mente ha la notizia recente della giovane soldatessa che, a Roma, si è tolta la vita per una delusione sentimentale. «Un tempo le nostre sale riunioni erano piene. Oggi è la norma trovarle deserte, con le persone isolate nelle camerate ad osservare lo schermo di uno smartphone», osserva il comandante del Comforter. Non è sociologia spicciola ma la conferma di come neppure la divisa sia impermeabile ai tempi e alle mutazioni sociali. Per chi è in missione la lunghezza d’onda è diversa: tutto ciò che sa di casa è prezioso, possiede un valore che aumenta in base alle centinaia di chilometri che separano dagli affetti.«Abbiamo dalla gente la consapevolezza dell’utilità del servizio che noi militari svolgiamo quotidianamente sia in Italia che all’estero», conferma Gianluca Dello Monaco, al comando dell’Ottavo Guastatori, reduce da «Strade Sicure» in Sicilia. «La collaborazione tra alpini e militari in armi e in congedo, di cui anche il Comune è parte attiva, è un valore per la città», commenta l’assessore Marco Padovani.«Le vostre armi siano il desiderio di aiutare quante più persone potete», scrive in un messaggio il vescovo Giuseppe Zenti. E chiude con un’antica benedizione irlandese: «Fino a che non ci incontreremo di nuovo, possa Dio tenervi nel palmo della sua mano». Con parole laiche e citando Francesco De Gregori, un treno «che va veloce verso il ritorno, tra due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore».

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