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Pubblicato il 17/09/2015

IL MARESCIALLO PARACADUTISTA SIMONE CAREDDU TESTA L’ESOSCHELETRO CAMMINANDO DOPO LA CARROZZINA

Il “collaudatore” dell’apparecchiatura Eeko , a Negrar di Verona: il primo maresciallo della Folgore Simone Carredu, 34 anni, oggi paraplegico dopo un attentato in Afghanistan. Carredu ha indossato l’apparecchio e passeggiato per la stanza dell’ospedale in cui si è tenuta la presentazione.

NEGRAR. L’esoscheletro è una specie di robot che consente l’uso passivo delle gambe a chi lo ha perso. Si indossa come una tuta, adattandosi ad altezza e peso del paziente. Strumento ottimo per curarsi in ambito ospedaliero, seguito da medici e fisioterapisti nel percorso riabilitativo per riacquisive vascolarizzazione. C’è chi ci ha fatto addirittura alcuni chilometri di maratina, a Milano:Carmine Consalvi e Nicoletta Tinti .
Il nome di quello provato a verona ieri è Ekso, prodotto da una ditta californiana L’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar è il secondo del Veneto ad averlo in dotazione – il primo è il centro ad alta specialità di Motta di Livenza (Treviso) – e ad usarlo nel dipartimento di riabilitazione.

Il primario del dipartimento Renato Avesani lo ha presentato ieri mercoledì 16 settembre, insieme al suo staff medico infermieristico, al presidente dell’ospedale calabriano, fratel Carlo Toninello, al direttore amministrativo Mario Piccinini, a Claudio Ceresi dell’Emac di Genova, azienda italiana che distribuisce l’esoscheletro, ai docenti universitari di Verona Giancarlo Tassinari (neurologo, professore ordinario di Fisiologia e presidente del collegio didattico del corso di laurea in fisioterapia) e Valentina Moro (professore associato di neuropsicologia, già fisioterapista all’ospedale negrarese).

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