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Pubblicato il 14/04/2017

AIRBORNE VICENZA: QUATTRO ANNI AI DUE PARACADUTISTI ACCUSATI DI STUPRO

CORRIERE DEL VENETO – VICENZA
sezione: Vicenza data: 14/04/2017 – pag: 11

Nessuno sconto per lo stupro confermati i 4 anni ai due parà

La Corte di cassazione ha deciso che Gray e McCullough restano in carcere

VICENZA Quattro anni e mezzo è quanto vale anche per la Corte di Cassazione lo stupro di gruppo. I supremi giudici non hanno infatti concesso alcuno sconto a Jerelle Lamarcus Gray e Darius Montre McCullough, rispettivamente di 24 e 23 anni, gli ex soldati americani (nel frattempo, congedati dall’esercito statunitense) accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una prostituta al sesto mese di gravidanza, di lesioni e di furto aggravato sempre ai danni della stessa donna.

Nel processo di primo grado, tenutosi a Vicenza nell’aprile di due anni fa, i due parà all’epoca dei fatti assegnati alle caserme Ederle e Del Din, erano stati condannati a sei anni di reclusione ciascuno e la lucciola romena era uscita di scena con un risarcimento da parte dell’esercito statunitense di 160 mila euro.

Nell’udienza di marzo 2016, davanti alla Corte d’Appello di Venezia, le difese erano riuscite ad ottenere un ridimensionamento delle pene a quattro anni e sei mesi di reclusione ciascuno. Le stesse pene che sono state confermate ieri nel terzo e ultimo grado di giudizio. Gli avvocati Andrea Balbo (che assiste Gray, condannato nel frattempo anche a 7 anni e mezzo per lo stupro di una minore – FOTO IN ALTO) e Paolo Mele junior (difensore di McCullough) avevano sollevato una serie di dubbi in merito alla ricostruzione di quanto accaduto la notte del 15 luglio 2014 a Vicenza. Per i legali non c’era stato alcuno stupro, solo prestazioni sessuali concordate con la prostituta incinta, consumate nei sedili posteriori di una coupè, con il perizoma di lei che si era rotto e non strappato. E il litigio sarebbe nato quando la lucciola aveva preteso più soldi di quanti pattuiti (200 euro da accordo) e avrebbe tirato fuori dalla borsa un coltello. Tanto che in pronto soccorso le avevano refertato solo lievi escoriazioni. Per lo più, sempre stando alle difese, quando lei aveva chiesto aiuto, prima ad un’amica e solo in un secondo momento ai carabinieri, lo aveva fatto per il furto subito, e non per il presunto stupro. Tutte argomentazioni che però non avrebbero trovato accoglimento da parte dei giudici della Suprema Corte che si sono limitati a confermare la sentenza d’Appello per i due americani che, ad oggi, sono ancora in carcere. Benedetta Centin

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