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Pubblicato il 03/03/2014

ALLA NATO CINQUE MINISTRE EUROPEE DELLA DIFESA. NEL MONDO ASSAI DI PIU’


PARMA- Al quartier generale della Nato a Bruxelles ci sono cinque ministre della Difesa : Svezia, Norvegia, Paesi Bassi, Germania, Albania e Italia . Fra di loro, solo la svedese Karin Enström, 47 anni, ha un passato professionale nelle forze armate, in qualità di capitano della Marina. E’ la prima volta dal 1949 (anno della fondazione) che all’interno dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si registra una presenza femminile così consistente.

Fuori dall’europa non è così insolito, a partire dallo Sri Lanka dove nel 1960 Sirimavo Ratwatte Dias Bandaranaike fu anche la prima donna primo ministro al mondo e, in qualità di capo del Governo, ebbe contemporaneamente gli incarichi di ministro degli Esteri, della Difesa e del Lavoro. Segue l’India, con Indira Gandhi fra il 1975 e il ’77 (che era già stata primo ministro). Seguirono poi molti altri Stati, il Pakistan con Benazir Bhutto, l’Australia, il Canada. Anche il Bangladesh e gli Stati Uniti, Finlandia, Norvegia e Svezia, le Filippine. E poi i Paesi africani, lo Zimbabwe, il Senegal. Per molte di loro il ministero della Difesa è stato il trampolino di lancio verso incarichi più alti, la premiership o la presidenza.

In America meridionale, la prima donna ministro della Difesa è stata, nel 2002, Michelle Bachelet, che è poi diventata, per l’appunto, la prima “presidenta” del Cile e di recente è stata rieletta capo di Stato. La sua provenienza da una famiglia militare probabilmente le fu di aiuto nel gestire l’incarico di guida delle Forze armate cilene. Ma l’America latina – il continente che conta numerose donne alla presidenza – ha all’attivo un discreto numero di dicasteri della Difesa al femminile, fin dai decenni passati: in Colombia, Ecuador, Argentina, Bolivia, Uruguay. E in Venezuela, dove Hugo Chávez nel 2012 ha scelto l’ammiraglio Carmen Meléndez, che è stata poi confermata dal successore Nicolas Maduro.

In Francia c’è stata Michèle Alliot-Marie. La Spagna ha avuto la sua prima volta nel 2008 con la giovane Carme Chacón, che era anche in dolce attesa e dopo alcune settimane dalla nomina si presentò in visista ai contigenti in missione in Kosovo e in Afghanistan con il pacione.

«Non penso che gli ufficiali e i militari con i quali lavoriamo ci guardino in modo differente a come ci guarderebbero se fossimo uomini. E se lo fanno, non lo dimostrano», ha dichiarato la 40enne ministra olandese Jeanine Hennis-Plasschaert.

Solo colombe? No. La tedesca Ursula Von Der Leyen, medico di 55 anni con sette figli, subito dopo aver assunto l’incarico – a dicembre 2013 – ha subito preso le distanze dal suo predecessore che aveva negato la partecipazione della Germania all’azione militare in Libia, e ha dichiarato che fu un errore, anche suo, astenersi nel voto al Consiglio di sicurezza dell’Onu che decise l’intervento.

La neoministra ha inoltre affermato che oggi i conflitti armati sono molto più vicini all’Europa e che, quando si tratta di rafforzare la sicurezza globale, è necessario partecipare alle missioni internazionali con le proprie truppe sottolineando che «l’indifferenza non è un’opzione per la Germania». Alla voce della Von Der Leyen si aggiunge quella della collega olandese, che ha ribadito la necessità che l’Europa si impegni in modo deciso negli interventi militari all’estero.

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