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Pubblicato il 04/01/2020

ALLARME “CHARLIE” PER I NOSTRI SOLDATI IN MISSIONE

ROMA- L’allarme decretato dalla Difesa italiana per i nostri soldati in Iraq e Libano è stato innalzato a livello “Charlie” e riguarda i contingenti schierati in Iraq, Libano e Libia. Il livelo massimo è quelo Delta.
Charlie significa possibile attacco imminente. Questo livello prevede l’aumento significativo della sorveglianza, intensificazione dei controlli interni ed esterni, monitoraggio massimo per i civili e i mezzi in entrata e soprattutto permessi di uscita dei militari solo per stringenti necessità legate al servizio.
Lo stato maggiore difesa , tramite il COI ha sospeso anche ogni attività addestrativa a favore delle forze armate e delle polizie dei paesi dove sono presenti le nostre basi.

Per ora ci sono minacce dirette contro l’Italia, ma l’alleanza con gli Stati Uniti, è un fattore di rischio da tenere presente.
L’Italia ha 1.100 militari in Libano, circa 250 fra Tripoli e Misurata e 400 in Iraq con compiti di addestramento.
Il generale Bertolini, in un colloquio con il giornalista Stefano Pioppi, di FORMICHE.NET esprimeva preoccupazioni: di seguito in breve stralcio dell’articolo:
Ci attende un 2020 turbolento?

Se queste sono le premesse, sicuramente sì. Viviamo in una fase di instabilità che non può non preoccuparci e che vede in azione attori diversi, extra europei come Stati Uniti e Russia, europei e mediterranei come la Turchia, che sta assumendo un ruolo non indifferente. C’è chi sostiene che Erdogan stia cercando di distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni con azioni imponenti in politica estera. Io credo invece che stia coerentemente perseguendo una politica neo-ottomana, con l’ambizione (mai nascosta) di aumentare l’influenza di Ankara sull’ex impero. Ne sono esempio la presenza in Siria (anche fuori dalla provincia di Idlib) e ora l’azione in Libia. Sono eventi importanti a cui dobbiamo stare attenti.

Perché?

Perché sicuramente ci coinvolgeranno. Non possiamo far finta di niente. In Libia abbiamo visto cosa significhi non assumerci le nostre responsabilità e adottare un atteggiamento minimalista: vuol dire essere soppiantati. Il problema è che potremmo essere soppiantati non dall’esercito turco, ma dai jihadisti alleati di Ankara che già operano in Siria. Sarebbe un problema enorme ai nostri confini, considerando la facilità per chiunque di raggiungere l’Italia dalla Libia. Insomma, è un momento delicato e bisogna avere le antenne dritte, cosa che purtroppo non mi sembra stia accadendo. Dobbiamo guardare fuori dai nostri confini se vogliamo prevenire i problemi. Siamo nel Mediterraneo, assolutamente esposti a ogni crisi se non maturiamo la consapevolezza delle alleanze che si stanno scontrando. Io vedo il Mediterraneo come una pistola, con un certo numero di colpi nel caricatore, puntata alla testa dell’Europa e dell’Italia.

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