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Pubblicato il 09/06/2015

ATTERRAGGIO COL PARACADUTE SU MARTE: FALLITO ANCHE IL SECONDO ESPERIMENTO

Non riesce il secondo dei tre test del progetto Ldsd, acronimo di Low-Density Supersonic Decelerator, ovvero Deceleratore supersonico a bassa densità: il ‘disco volante’ si è aperto ma non gonfiato. E’ precipitato al largo dell’isola hawaiana di Kauai. Già l’anno scorso non era andato a buon fine

HONOLULU -La Nasa registra il secondo fallimento del paracadute che dovrebbe permettere lo sbarco delle navicelle spaziali e degli astronauti su Marte. E’ il secondo tentativo andato male dei tre previsti. “Il paracadute si è aperto ma non si è riuscito a gonfiarsi”, ha comunicato Kimberly Newton, portavoce della Nasa. Poi si è disintegrato mentre entrava nell’atmosfera a velocità supersonica. Era stato progettato per lo scopo opposto. Per far rallentare le navicelle in atterraggio sul Pianeta Rosso. Studiati i difetti del precedente esperimento, l’agenzia puntava moltissimo su questo nuovo prototipo. La sua discesa è cominciata 34 miglia dalla superficie terrestre, dove l’atmosfera è simile a quella di Marte. Il progetto Ldsd, acronimo di Low-Density Supersonic Decelerator, ovvero Deceleratore supersonico a bassa densità, è definito anche “disco volante”, vista la forma appiattita, quasi acciambellata. Ogni test, nella stratosfera e nella mesosfera, costa circa 150 milioni di dollari. Condividi E’ una fase di sperimentazione, questi paracaduti non saranno utilizzati in missioni imminenti e certamente non prima di un test riuscito. Inoltre la Nasa non ha in programma di inviare astronauti su Marte prima del 2030, quando i difetti del paracadute dovrebbero essere eliminati del tutto. L’Ldsd è enorme, tanto che non si adatta alla galleria del vento che l’agenzia utilizza in genere per testarli. Il suo scopo è quello di sostituire i sistemi di paracadute utilizzati oggi, che sono ancora gli stessi usati dalle due missioni Viking, del lontano 1976. In quarant’anni la tecnologia si è evoluta, ma quei paracaduti vengono ancora usati per rallentare e atterrare su Marte.

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