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Pubblicato il 25/01/2016

CASAGIOVE -La Città e la Parrocchia di San Michele ricordano Gerardo Antonucci

CASAGIOVE – Domenica 24 gennaio 2016, la Città di Casagiove ha commemorato il ventennale dalla morte del Caporal Maggiore autiere Gerardo Antonucci avvenuta il 24 gennaio 1996 in Bosnia. Le celebrazioni hanno preso il via alle ore 9.00 presso il Cimitero cittadino dove erano presenti il Sindaco di Casagiove, dr. Elpidio Russo, con il relativo Gonfalone, il Colonnello Comandante del Battaglione Logistico “Garibaldi”, inquadrato nella Brigata Bersaglieri “Garibaldi” di Caserta, un picchetto d’onore dello stesso Reparto ed il trombettiere dei Bersaglieri della “Garibaldi”, molti commilitoni di Antonucci che non hanno voluto mancare a commemorare il loro amico, i genitori e familiari, nonché l’Associazione Nazionale Autieri d’Italia Sezione di Caserta con il Presidente Generale Salvatore Cincimino, il Comandante del Corpo dei Vigili Urbani di Casagiove, i Carabinieri della locale stazione. Alla ore 9.15 è stata deposta una Corona d’Alloro sulla tomba di Gerardo Antonucci a cui è seguita il silenzio d’ordinanza da parte di un bersagliere trombettiere e la lettura della Preghiera del Soldato. Subito dopo il corteo, composto dalle Associazioni, Autorità Civili, Militari, Religiose Scuole e Cittadinanza si recava presso la Chiesa di San Michele Arcangelo, dove il parroco don Stefano Giaquinto ha officiato la Santa Messa. Nel corso della cerimonia religiosa, il Sindaco di Casagiove Elpidio Russo ha commemorato il ventesimo anniversario della morte del Caporal Maggiore autiere Gerardo Antonucci, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Era il 24 gennaio 1996 e da pochi giorni il Caporal Maggiore Antonucci, volontario in ferma breve (VFB), era giunto nella martoriata Sarajevo unitamente ai suoi commilitoni dell’allora Battaglione Logistico “Garibaldi” inquadrato nella Brigata Bersaglieri “Garibaldi” di Caserta, pronto a fornire il proprio contributo per il ristabilimento della pace e della legalità. La Bosnia era ancora un immenso campo di battaglia, ovunque dominavano rovine e resti di una guerra fratricida. Era la prima missione per il giovane Antonucci, poco più che ventunenne, ed era anche la prima missione che vedeva l’Italia impegnata con un nutrito contingente di pace. La situazione locale non era semplice da controllare, i serbi avevano minato o “trappolato” ogni luogo e ogni casa prima di abbandonarli, i musulmani ed i croati, d’altro canto, avevano fatto altrettanto nelle zone da loro controllate. La sera del 24 gennaio alcuni soldati portoghesi, sotto il comando italiano, avevano trovato e portato negli alloggiamenti della base di Sarajevo una bomba a frammentazione, ritenuta inerte. Una tragica fatalità, come fu definita dallo Stato Maggiore della Difesa italiano, e l’ordigno esplodeva tra i militari uccidendo il Caporal Maggiore Antonucci e due sottufficiali portoghesi e facendo numerosi feriti tra italiani e portoghesi, alcuni anche in modo grave.
Nunzio De Pinto

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