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Pubblicato il 09/04/2019

CASERTA – ASSENTEISMO DI 23 DIPENDENTI CIVILI DELLA DIFESA

CASERTA- a conclusione delle indagini preliminari della Guardia di Finanza sono stati identificati 23 truffatori in divisa, nella caserma «Mezzacapo» dove hanno sede gli uffici di diverse forze armate.

I finanzieri hanno accertato che nessuno di loro per i molti giorni di giorni di assenza dopo avere timbrato aveva presentato un permesso o un’autorizzazione che consentisse loro di lasciare regolarmente il posto di lavoro. Molti si recavano al percato per fare la spesa. In uno di questi casi le fiamme gialle hanno atteso che una donna finisse le sue compere e poi l’hanno fermata per controllare che fosse in possesso della ricevuta fiscale per gli acquisiti: di tutta risposta la donna si è innervosita con gli investigatori per il tempo che richiedeva il controllo dicendo «Non mi fate perdere tempo che sto lavorando».

Il pm Carbone li accusa di truffa aggravata. In quindici giorni di indagini, i finanzieri, hanno individuato soggetti che si sarebbero allontanati in modo ingiustificati quasi tutti i giorni, mentre per alcuni indagati la contestazione riguarderebbe una sola giornata. Non solo.

Per il pm Carbone alcuni degli indagati avrebbero anche falsificato gli orari di uscita: qualcuno di loro, infatti, per l’accusa «provvedeva, in concorso con ignoti, mediante alterazione dei sistemi di rilevamento della presenza a timbrare il suo badge con orario successivo all’uscita, allontanandosi in maniera ingiustificata dal luogo di lavoro, senza farvi più rientro». In sostanza sarebbe uscito prima timbrando il cartellino, ma facendo risultare comunque un orario successivo a quello effettivo di uscita. Una condotte che per la procura «traeva in inganno il datore di lavoro che gli corrispondeva la retribuzione anche per il tempo in cui lo stesso non era presente nel luogo ove doveva prestare attività lavorativa». Gli indagati avranno ora 20 giorni di tempo dalla notifica per chiedere di essere interrogati o per presentare attraverso i propri legali delle memorie difensive per fornire le proprie giustificazioni. Toccherà poi al procuratore aggiunto Carbone valutare quegli elementi e decidere se chiedere l’archiviazione delle accuse oppure il rinvio a giudizio.

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