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Pubblicato il 11/12/2013

CHE FINE HANNO FATTO I G222 ITALIANI DESTINATI ALLA DONAZIONE ALL’AFGANISTAN?

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PARMA – Sedici aerei da trasporto G222, in uso anche alla Aeronautica italiana, venduti agli USA per 486 milioni di dollari, sono parcheggiati in stato di abbandono all’aeroporto internazionale di Kabul, Afghanistan. Tra erbacce, container e copertoni, i bimotori a turboelica – prodotti da Alenia Aermacchi, controllata da Finmeccanica – sono in attesa di essere distrutti senza che siano stati nemmeno consegnati all’aeronautica afgana.
Gli aerei, ricondizionati da Finmeccanica( foto sopra: un esemplare in attesa di riverniciatura,ndr), non possono più decollare a causa di persistenti problemi di manutenzione. Hanno all’attivo solo 200 ore rispetto alle 4.500 previste per il programma di training capitanato dagli americani e previsto sul territorio afgano dal gennaio al settembre 2012.

Come documentato dall’Ispettorato generale americano, i G222 inutilizzati si aggiungono a miliardi di dollari di fondi americani sprecati da quando le truppe statunitensi hanno dato inizio alla guerra in Afghanistan .

Vengono così alimentati i dubbi sulle capacità delle forze aeree afgane di agire in modo indipendente dopo il ritiro dell’esercito statunitense entro la fine dell’anno prossimo. I G222 da trasporto ricondizionati di Finmeccanica avrebbero dovuto costituire il 15% dei 105 aerei delle forze aeree afgane, trasportare alti funzionari, truppe da combattimento e condurre evacuazioni sanitarie. Invece, sei aerei sono già stati smontati e depredati delle parti meccaniche, secondo una verifica dell’ispettorato generale del Pentagono. Oltre ai 16 aerei parcheggiati a Kabul, ce ne sono altri quattro in Germania.

Le forze aeree americane non hanno rinnovato il contratto di manutenzione con Alenia Aermacchi a marzo scorso. “Nel momento in cui l’esercito ha deciso di non rinnovare il contratto”, ha fatto sapere Dan Hill, portavoce di Alenia, “gli aerei erano perfettamente in funzione per le missioni in Afghanistan e superavano le capacità richieste per gli obiettivi del programma. Per quanto delusi – ha concluso Hill – rispettiamo la loro decisione di non continuare la manutenzione”.

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