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Pubblicato il 23/11/2020

DEGRADATO ED ESPULSO: UN CASO CONTROVERSO DI INALAZIONE INVOLONTARIA DI PRINCIPIO ATTIVO DI CANNABIS

un sottufficiale con oltre trent’anni di servizio in un corpo militare , nel corso dei quali il suo comportamento è stato impeccabile. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti di ordine morale (un encomio solenne, sette encomi semplici e nove elogi), nonché una pubblica benemerenza per aver prestato soccorso in occasione del tragico sisma dell’Aquila. Inoltre, in occasione dei giudizi annuali caratteristici è stato valutato “Eccellente con lode” senza flessioni sin dal 2003.
Negli ultimi ventisette anni, da quando ha conseguito il Brevetto di Specialista di Elicotteri, ha prestato servizio come meccanico di elicotteri militari.

Nella caserma in cui ha lavorato fino al giorno in cui è stato degradato ed espulso dal Corpo era detenuta, in attesa di essere distrutta, circa una tonnellata di sostanza stupefacente, frutto di un sequestro di polizia. Le piante di canapa indiana erano conservate in un deposito in lamiera (non a chiusura ermetica), attiguo all’hangar dove il militare prestava servizio, e coperte solo da un telo “ombreggiante”, senza essere raccolte in sacchi sigillati; pertanto generavano un forte odore che veniva inalato da quanti stazionavano nelle vicinanze del manufatto. Per di più, pare che la parte del tetto del box lamierato che poggiava all’hangar fosse sollevata in più punti con scambio d’aria “continuo” tra i due ambienti.

Le piante sono state conservate in tali condizioni dal 23 agosto 2017 al 27 giugno 2018, quando sono state distrutte.

Nell’ambito dei controlli sanitari annuali previsti per l’accertamento dell’idoneità al volo, in data 08 giugno 2018, è risultato positivo ai “cannabinoidi” per una quantità di soli 66 ng/ml (laddove il limite massimo è fissato in 50 ng/ml).

In relazione all’accertata positività alla sostanza stupefacente, l’amministrazione militare ha aperto nei confronti di Lino un’inchiesta disciplinare di stato che potrebbe concludersi con il licenziamento.

La Commissione di disciplina lo GIUDICA meritevole di conservare il grado e, soprattutto, il posto di lavoro. Fondamentali sono state le perizie prodotte secondo le quali l’azione scaldante del sole, esercitata sulla superficie metallica delle pareti e del tetto del locale nel quale era conservata la sostanza stupefacente, ha determinato un netto aumento della temperatura interna, facilitando la liberazione e diffusione, nell’ambiente limitrofo, di ampie quantità di principio attivo THC, la cui inalazione ha potuto determinare l’involontaria positività del militare alla sostanza stupefacente.

L’amministrazione militare nomina una seconda Commissione di disciplina, la quale ribalta il giudizio della prima e infligge al militare la sanzione di stato della perdita del grado per rimozione con l’iscrizione d’ufficio nel ruolo dei militari di truppa dell’Esercito, senza alcun grado, lasciandolo senza stipendio con due figli a carico.

A giudizio della seconda commissione, “con il suo agire [avrebbe] arrecato gravissimo nocumento all’immagine e al prestigio del Corpo dinanzi ad Autorità esterne alla propria Istituzione (Nucleo Operativo Tossicodipendenze di Roma e Questura di Roma) investite dalla vicenda di cui si è reso responsabile un appartenente DEL CORPO ******.

iL tar che accoglie il ricorso del militare e ne stabilisce la reintegrazione nel Corpo. I giudici del TAR mettono nero si bianco che “La mancanza di prova certa in ordine alla volontaria assunzione di sostanza stupefacente, da parte dell’incolpato, palesa l’illegittimità della sanzione anche in relazione al profilo della “contiguità con soggetti che operano nell’illegalità” contestata al [militare] nel corso del procedimento disciplinare.
Tale condotta, infatti, è stata addebitata al ricorrente esclusivamente quale deduzione logica tratta dall’accertata volontaria consumazione di sostanza stupefacente.

Ne consegue che, non essendo stata accertata con certezza l’assunzione volontaria di sostanza, viene meno anche la conseguenza (ovvero la contiguità con ambienti criminali) che l’amministrazione ha desunto da tale condotta” (TAR Lazio, n. 1268/2020).

L’amministrazione militare presenta ricorso in appello al Consiglio di Stato e non dà esecuzione alla sentenza.

Di conseguenza, il militare nonostante il giudizio favorevole della prima commissione di disciplina e la sentenza favorevole del TAR, a tutt’oggi è senza lavoro e senza stipendio.

Vi terremo al corrente

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