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Pubblicato il 29/04/2016

ARCHIVIO: DIARIO DI VIAGGIO IN AFGANISTAN- IL PLOTONE ZELIG DI BALA BOLOUK

ARCHIVIO DI WWW.CONGEDATIFOLGORE.COM
IL PLOTONE ZELIG DI BALA BOLOUK


Lunedì, 13 Giugno 2011
BALA BALOUK-AFGANISTAN- Questo articolo l’ho scritto durante la mia visita alla FOB TOBRUK, a Bala Balouk, i primi giorni di Giugno. Pensando a quelle sere passate in tenda con quei paracadutisti, mi è tornata in mente la “guasconeria”, ovvero la caratteristica “genetica”  dei baschi amaranto e ho pensato che, in fondo, non c’era nulla di male ad evidenziare una aggiuntiva e moderna “vena zelig” di uno dei loro plotoni. Mi servirà per spiegare come sono fatti i Paracadutisti di oggi che hanno -come mi aspettavo- una marcia in più.


Il “PLOTONE ZELIG”, con tutto il rispetto, è costituito dai mortaisti della V Compagnia pipistrelli, del 187mo. Li ho conosciuiti con un invito a bere il loro caffè “estremo”, una sera, dopo la giornata passata sul Lince.
A Bala Bolouk ogni tenda di plotone ha uno specialista della “moka”, ma i mortaisti -devo ammetterlo- fanno un caffè da dieci e lode, con cremina shakerata: da vera università del chicco.

Se è vero che ognuno dei “compound” ha un segreto per la tazzina del dopocena o della mattina, loro sono un passettino avanti. Da “quelli del Thomson da 120mm”, se ne occupa un paracadutista che ha pure una vena artistica con chitarra, musica e poesia. Sono entrato nella loro “tana” mentre stavano riepilogando il numero di T-SHIRT da ordinare; una loro invenzione, che da uno scherzo ha raggiunto ordini a due cifre. Tutti la vogliono, me compreso (tre pezzi). Sul retro c’è stampato un omino con l’ombrello e sopra si vede una bomba in arrivo. Chiude in basso la scritta in inglese che dice più o meno: fine delle bombe, siamo tornati.


Durante il conteggio dei pezzi da ordinare, si scambiavano battute scherzose sul futuro industriale dell’inventore e si distribuivano i compiti tra marketing , delivery e consulente del look, con buonumore e tanta simpatia. Sono molto affiatati e ognuno fa da spalla all’altro, lanciando battute che fanno ridere davvero, e tanto. Partecipo volentieri anche io. Poi arriva la canzone del mago del caffè. Insomma: uno spettacolino in piena regola. C’è una sola donna in tutta la compagnia, che è addetta al pezzo. Nessuna volgarità tra loro e grande rispetto, mi dice il caporalmaggiore Maria Chiarappa. E ride anche lei in compagnia.

Da come ne parlano i suoi colleghi, capisco che si è “guadagnata” la stima sul campo. Un bell’ambiente,insomma, dove il giovane maresciallo Daniele Viceconte -uscito dalla Scuola di Viterbo- fa da punto di riferimento. Dopo lo scherzo e le battute, quando le mie domande diventano più tecniche e scherzo sulla mia superiorità di artigliere paracadutista in congedo, viene fuori la loro professionalità e la conoscenza di ciò che fanno. Il sorriso si spegne e le frasi diventano precise. Loro hanno sparato con colpi veri e in situazioni di stress. Sono “veterani”, e hanno perlopiù meno di 30 anni. Conflitti a fuoco e missioni. Noi “anziani” gli dobbiamo lo stesso rispetto che loro hanno nei nostro confronti. Ho iniziato a parlargli della storia della Folgore: mi hanno ascoltato volentieri. Poi è toccato al progetto El Alamein: nel silenzio totale, erano attentissimi. Tutti conoscono il sito e vorrebbero partecipare alle missioni.
Si fa tardi: loro, che sono in allarme H24, sono abituati a fare le ore piccole. Di comune accordo con i suoi uomini, il comandante di plotone decide di fare una esercitazione in bianco, per farmi vedere le loro modalità operative. Orgoglio di batteria. A mezzanotte passata, quindi, scatta un “allarme” silenzioso, che li fa passare da canottiera e pantaloncini a mimetica e stivaletti , schierati in meno di dieci minuti. Le tre piazzole sono pronte, mentre sia il tavolettista che il comandante della linea di tiro erano già “istantaneamente” al loro posto.
Velocità, affiatamento, poche chiacchiere. Anzi: silenzio rotto solo dagli ordini dati a voce ferma e le risposte dei capo-arma.

La “batteria” aveva già battuto i falsi scopi appena arrivati alla FOB,mesi orsono,ed ora vengono illuminati da una luce fioca dal comandante. Meglio del GPS: sistema “artigianale” che richiede capacità tecnica. Lui è in possesso anche delle coordinate dei quadranti da dove potrebbe giungere la minaccia. Tempo risparmiato.
L’osservatore si era posizionato immediatamente in un punto rialzato e comunica le prime cifre topografiche. In pochi secondi arrivano direzione e distanza dal tavolettista. “PEZZO PRONTO” ( forse “ARMA PRONTA”?, non ricordo), in meno di 60 secondi. Pronti al fuoco: tre Thomson da 120mm sono una bella -e micidiale- difesa, usata da loro. Si simula l’avvicinamento alla volata del razzo illuminante e si mimano le procedure di sparo. Ci fermiamo, ovviamente. La notte è stellata ma totalmente buia. I ragazzi hanno lavorato con le pile frontali “oscurate”. Sono questi i Paracadutisti della Folgore del 2011. Giovani, esperti, motivati, con missioni sulle spalle. Forse non li conosciamo abbastanza. Forse pensiamo che siano troppo “professionisti” e non è del tutto vero. I loro ideali costano lo stesso sacrificio dei nostri vent’anni e quando è il momento, la squadra si muove come “ai vecchi tempi”. Ognuno di loro -molti sono del sud- ha scelto di stare lontano da casa per tanto tempo, in Toscana. Con lo “svecchiamento”, viene offerta la possibilità a chi ha più di dieci anni di servizio di avvicinarsi a casa. “Non ci penso nemmeno”, mi dice un caporalmaggiore. “Non adesso”, risponde un altro al dodicesimo anno. “Non lascio la Folgore”, chiude un terzo.
Lo stesso discorso l’ho sentito negli altri tre plotoni che avevo visitato poche ore prima.
C’è chi va, naturalmente, perchè la famiglia è imporante e la vita operativa lascia acciacchi, ma tanti scelgono di rimanere. Devo ammettere, con una punta di rammarico, che ‘stì mortaisti e stì fucilieri assaltatori son bravi come gli artiglieri paracadutisti!. Il il loro comandante di Compagnia, il capitano Simone Diridoni fa bene ad essere orgoglioso di loro. Sapete quanto costa ad un artigliere paracadutista ammetterlo, vero?

Note finali: Un saluto e un augurio di buon lavoro a: M.O. Viceconte Daniele- serg. Zoccarello Cristian- Serg Montini Luca- Cmc Barbuscia Giancarlo- 1° cm Campochiaro Fabio- 1 cm Spera Giuseppe- cm Forastiero Antonello- 1° cm Convertino Sivlio- 1° cm Altamura Giuseppe- cm Chiarappa Maria- cm Scarpello Giuseppe- cm Triglia Daniele- cm Coronese Antonio- cm Lupi Gianluca- cm Filippone Fabio.
Un arrivederci anche a:
capitano Simone Dirindoni
maresciallo ordinario Domenico Masdea (3°)
sergente Maggiore Sassetti (2°)
Maresciallo Francesco Caon (1°)


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