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Pubblicato il 25/04/2016

DONGO: UN GRUPPO DI PERSONE RICORDA LA FUCILAZIONE DEI GERARCHI SUL MOLO.

Dongo – Como . Un gruppo di persone si è riunito per commemorare i gerarchi fascisti fucilati il 28 aprile del 1945. Presenti anche parecchi giovani, a ridosso della ringhiera del molo dove 71 anni fa vennero giustiziati sedici fascisti al seguito della colonna tedesca assieme a Benito Mussolini. Sulla ringhiera dove ancora sono ben visibili i fori dei proiettili sparati dal plotone d’esecuzione, gli intervenuti hanno posto il tricolore della Repubblica sociale italiana; poi, a ricordo di quell’esecuzione sommaria, è stata messa in acqua una corona d’alloro. Tra i condannati a morte, quel 28 aprile, c’era anche Marcello Petacci, fratello di Claretta, che riuscì a scappare tra i vicoli del paese fino a quando si tuffò nel lago per un ultimo, disperato, tentativo di fuga; in acqua venne freddato da una raffica di mitra. Poi il gruppo si è diretto a Mezzegra, dov’erano in programma la messa in parrocchiale e la commemorazione del duce davanti al cancello di villa Belmonte.


LA CATTURA
Nella foto sopra : Il primo della fila è Alessandro Pavolini , Segretario del Partito Fascista Repubblicano,
seguito da Paolo Porta, comandante della XIa Brigata Nera “Cesare Rodini” di Como. Vengono poi Vito Casalinuovo, ufficiale d’ordinanza del Duce; Mezzasoma Ferdinando (n.1907), Ministro della Cultura Popolare; Idreno Utimperghe (n.1905) comandante della XXXVIa Brigata Nera di Lucca; Ernesto Daquanno (n.1897) direttore dell’Agenzia Stefani. I gerarchi facevano parte di un gruppo di fascisti, tra i quali Mussolini, diretti in Valtellina. A essi, nella notte, a Menaggio, si era aggiunto un convoglio militare tedesco in ritirata, composto da trentotto autocarri
e da circa duecento soldati della Flak, la contraerea tedesca, al comando del capitano Hans Fallmeyer.
La colonna, in testa alla quale c’è l’autoblinda della XXXVI Brigata Nera di Lucca di Idreno Utimperghe, è bloccata dai partigiani della 52° Brigata d’assalto Garibaldi “Luigi Clerici” tra Musso e Dongo, alle ore 7.30 del 27 aprile 1945. Inizia una estenuante trattativa tra i tedeschi ed i partigiani. Da una parte alcuni partigiani, comandati da Pedro, il conte Pier Bellini delle Stelle, fiorentino, accompagnato dall’interprete Aimone Canape di Dongo. Dall’altra: Francesco Barracu, Medaglia d’Oro, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri della RSI; Vito Casalinuovo, colonnello della GNR, ufficiale d’ordinanza del Duce; Idreno Utimperghe,
comandante della XXXVIa Brigata Nera di Lucca; Hans Fallmeyer, capitano, comandante dei tedeschi. Il comandante della colonna tedesca riferisce che vi sono accordi tra i comandi superiori: i tedeschi non devono attaccare i partigiani, che però devono lasciare transitare la colonna che intende tornare in Germania passando per Merano. Pedro comunica ai tedeschi che, per lasciarli transitare, deve andare a Chiavenna per consultarsi con il suo superiore: Dionisio Gambaruto “Nicola”. Il comandante Pedro e il comandante tedesco Fallmeyer, con Michele Moretti “Pietro” ed il cittadino svizzero Alois Hoffman, che funge da interprete, si recano a Chiavenna.
“Alle ore 13 circa fecero ritorno i parlamentari e il comandante Pedro ci comunicò che il comando di Chiavenna aveva deciso di lasciar passare i tedeschi armati senza fare uso delle armi; nessun italiano però doveva passare con la colonna stessa e per cui noi dovevamo visitare tutte le macchine per tale scopo. Per cui fu deciso di far proseguire la colonna fino a Dongo dove ebbe luogo la visita a tutti gli automezzi”: così scrive il Brigadiere della Guardia di Finanza Giorgio Buffelli nella sua relazione sui fatti di Dongo. Qui Mussolini, nascosto sul quarto autocarro della della colonna, targato WH 529507,

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