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Pubblicato il 10/03/2015

ESERCITO: IL CENTRO CINOFILO DI GROSSETO CONTRIBUISCE ALLA LOTTA CONTRO IL CANCRO PROSTATICO .

CANI DELL’ESERCITO ADDESTRATI A “FIUTARE” LE SOSTANZE DEL CANCRO PROSTATICO

Il training di questi cani con le stellette del centro veterinario militare di Grosseto, dura circa due anni.
Un esempio per tutti:_ il pastore tedesco Liù,specializzato in precedenza alla ricerca di sostanze esplosive con una tecnica consolidata, dopo pochi mesi, addestrato dal sergente Paolo Sardella, era in grado di individuare il tumore alla prostata e riconoscere altre patologie.

E’ stato il professor Gian Luigi Taverna, urologo, responsabile della divisione di Patologia prostatica della clinica Humanitas di Rozzano (Milano) ad interpellare lo SME.
Grazie alla lungimiranza di entrambi, si è giunti ad importantissimi risultati:
Lo scorso aprile Taverna ne ha parlato al congresso americano di urologia e la Journal of Urology e la rivista scientifica Nature, due punti di riferimento editoriale mondiali, hanno dedicato un lungo articolo alla ricerca italiana.

La esperienza unica nel settore dei veterinari e degli operatori cinofili dell’Esercito è di valenza internazionale. Grazie allo SME abbiamo ottenuto il massimo della serietà professionale ed attendibilità nella scelta dei cani e degli addestratori.

I cani sono in grado di riconoscere il paziente affetto di cancro prostatico attraverso l’odore dell’urina nel 100% dei casi.

La procedura di riconoscimento è apparentemente semplice: vengono posizionati sei campioni di urina di pazienti che si sono prestati volontariamente a questo tipo di esperimento in sei pozzetti differenti. Uno solo di questi campioni proviene da un paziente affetto da cancro prostatico. Il cane viene fatto ruotare intorno ai pozzetti, quando lo individua si siede davanti, a confermare che ha fiutato l’urina “malata”. In l’Italia è la prima volta che si fa un esperimento di questo genere su larga scala. Lo studio ha coinvolto più di 1000 pazienti.

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