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Pubblicato il 22/04/2015

ESERCITO SVIZZERO: LE LORO NORME PER IL CONTRASTO ALL’ESTREMISMO INTERNO ED ESTERNO

recensione a cura di Bruno Horn*

*: segretario della ASSOCIAZIONE SOTTUFFICIALI SVIZZERI – paracadutista ANPDI – già socio della Sezione di Como

LUGANO -La definizione operativa di estremismo valevole in Svizzera è contenuta nell’ordinanza sul servizio delle attività informative della Confederazione (O-SIC, RS 121.1).

Estremismo violento: si tratta di organizzazioni i cui esponenti negano la democrazia, i diritti dell’uomo o lo Stato di diritto e che allo scopo di raggiungere i loro obiettivi commettono, approvano o incoraggiano atti violenti.

Nella legislazione civile e militare è di fondamentale importanza il fatto che in Svizzera è punibile esclusivamente l’estremismo violento. Secondo la Costituzione federale nessuna ideologia è di per sé punibile o proibita. Di conseguenza nel 2011 il Parlamento ha rinunciato ad una norma penale nei confronti di simboli razzisti.

Sul piano del diritto militare, la legislazione comporta che possono essere comminate delle pene o misure amministrative in linea di principio solo in presenza di un’infrazione o di un crimine. Nel caso di persone precedentemente punite in ambito civile o in presenza di un rischio per la sicurezza (esito negativo nel controllo di sicurezza relativo alle persone), sono possibili misure amministrative, come per esempio una sospensione della chiamata, una ripetizione del controllo di sicurezza oppure, nel caso di una relativa situazione non ordinata, un’esclusione dall’esercito.

Lotta all’estremismo nel Dipartimento della Difesa e della Protezione dela popolazione e dello Sport ( DDPS)
Da tempo il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) prende molto sul serio la problematica dell’estremismo. Nel dicembre 1998 è stato redatto il rapporto sull’estremismo in seno all’esercito, giungendo tra l’altro alla conclusione che per l’esercito l’estremismo politico non costituiva un problema acuto e che l’esistenza di un estremismo «prodotto in seno all’esercito» poteva essere decisamente negata.

L’Esercito svizzero adotta in tale ambito una strategia di tolleranza zero e pertanto non ammette alcun atteggiamento estremista tra i suoi quadri.

Nel marzo 2001 il capo del DDPS ha approvato otto misure relative alla problematica dell’estremismo in seno all’esercito:

§ scambio regolare di informazioni tra le autorità federali (DFI, DFGP e DDPS);

§ ulteriori analisi scientifiche (progetti di ricerca e di studio);

§ sensibilizzazione sulla problematica dell’estremismo;

§ creazione in seno al DDPS di un ufficio di contatto e di coordinamento sulle questioni relative all’estremismo;

§ verifica della politica d’informazione del DDPS nei singoli casi problematici;

§ collaborazione del DDPS in seno al gruppo di lavoro «Coordinamento e attuazione dei provvedimenti nell’ambito dell’estremismo di destra»;

§ miglioramento del processo dei controlli di sicurezza relativi alle persone;

§ creazione di una norma di espulsione per estremismo.

Una delle misure summenzionate è stata appunto l’occupazione dei posti (il 50% del totale) del Servizio specializzato «Estremismo nell’esercito», avvenuta nel mese di maggio 2002, e l’integrazione dello stesso servizio nel Personale dell’esercito (AFC 1 nello Stato maggiore di condotta dell’esercito).

Sulla base del decreto del Consiglio federale del 21 febbraio 2005, è stato disposto che nell’agosto 2005 il suddetto Servizio specializzato fosse subordinato sul piano amministrativo al Servizio specializzato per la lotta al razzismo (SSLR) in seno al Dipartimento federale degli interni (DFI). Continua tuttavia ad assolvere i propri compiti esclusivamente a favore dell’esercito ed è responsabile nei confronti del proprio committente, il capo del Personale dell’esercito (AFC 1).

Il Servizio specializzato è a disposizione sia degli organi amministrativi della Confederazione e dei Cantoni che delle persone esterne (come ad esempio i genitori di persone che prestano servizio militare).

Servizio specializzato estremismo nell’esercito
Il Servizio specializzato estremismo nell’esercito (SS ESTR Es) è l’organo di notifica e di consulenza per le questioni riguardanti l’estremismo in seno all’esercito. Possono rivolgersi a questo servizio i militari di qualsiasi grado e funzione come pure le autorità cantonali e comunali, i cittadini e i rappresentanti dei media. In quanto organo di contatto, l’SS ESTR Es garantisce il coordinamento per quanto concerne il trattamento dei casi d’estremismo.

Inoltre l’SS ESTR Es è attivo nell’ambito della sensibilizzazione e dell’istruzione. Dal 2005 l’SS ESTR Es è subordinato al Servizio specializzato per la lotta al razzismo nella Segreteria generale del Dipartimento federale degli interni. L’SS ESTR Es adempie tuttavia i propri compiti esclusivamente a favore dell’esercito ed è assegnato al suo committente, il capo Personale dell’esercito nello Stato maggiore di condotta dell’esercito.

Meccanismi di controllo a disposizione dell’esercito

§ In occasione del reclutamento, tutte le reclute vengono sottoposte ad un controllo di sicurezza relativo alle persone (CSP; competenza: Servizio specializzato CSP, Protezione delle informazioni e delle opere PIO, DDPS). Questa misura preventiva adottata nel 2011 è un passo importante verso l’individuazione preventiva di persone che rappresentano un pericolo per la sicurezza. A seguito di questa procedura, il percorso militare di diverse persone che presentano un background estremista viene ogni anno interrotto in via immediata e definitiva.

§ Poche settimane prima dell’inizio della scuola reclute, per ogni singola recluta viene valutato quanto la persona in questione sia passibile di pena (competenza: Personale dell’esercito AFC 1, Stato maggiore di condotta dell’esercito SMCOEs). Sulla base del casellario giudiziale si verifica se nei confronti delle reclute sussistono condanne rilevanti oppure se sono in corso inchieste penali. Se questo è il caso, vengono prese in esame e adottate in misura individuale eventuali provvedimenti secondo la legge militare (LM) e l’ordinanza concernente l’obbligo di prestare servizio militare (OOPSM). Quest’analisi dei rischi viene eseguita anche prima di ogni promozione di ufficiali e sottufficiali. Grazie a questa procedura di controllo l’esercito individua eventuali estremisti con precedenti penali.

§ La consegna e il ritiro dell’arma personale sono soggetti a controlli ancor più severi; in presenza di una decisione CSP negativa come pure di una condanna rilevante oppure di un’inchiesta penale, al militare in questione viene richiesto di consegnare l’arma personale al competente centro logistico. In caso di inosservanza di tale richiesta, l’arma può essere sequestrata da parte della Sicurezza militare oppure da parte del competente corpo di polizia cantonale.

§ Dal 2005 si sono fatti numerosi investimenti nella sensibilizzazione e nella formazione dei quadri, istruendoli sulle procedure corrette da seguire.

§ Dal 2010, gli agenti della polizia militare (ufficiali e sottufficiali di professione della PM territoriale) fino al livello di capoposto acquisiscono dimestichezza con le peculiarità dei casi di estremismo.

Tutte queste misure contribuiscono in maniera determinante a ridurre i casi di estremismo.

Diffusione dell’estremismo nell’esercito: le costatazioni del SSEEs
Rispetto agli anni precedenti, i dati raccolti nel corso del 2014 non modificano in misura sostanziale la valutazione della situazione. A livello quantitativo, il ricorso all’SSEEs è stato superiore di circa un terzo rispetto agli ultimi quattro anni, fermo restando che gli annunci avvenuti nell’ambito di un servizio sono state numericamente stabili, se non in leggero calo. Nel 2014 si è registrato un aumento soprattutto degli annunci e richieste da parte delle autorità militari, un fenomeno a cui hanno contribuito non solo la crescente sensibilizzazione, ma anche la collaborazione ottimizzata con la Sicurezza militare. L’incremento del numero di dossier trattati, va non da ultimo ricondotto anche alla maggiore attenzione che società e media dedicano da alcuni anni alle diverse forme di estremismo. Ne è un indizio il numero relativamente elevato di dossier trattati in seguito ad annunci della cittadinanza o ad articoli giornalistici. Dal punto di vista qualitativo si riscontra una certa stabilità rispetto agli ultimi anni a livello di tipologia e gravità dei casi notificati. Gli annunci da parte di superiori militari o della cittadinanza si riferiscono perlopiù a casi sporadici e riguardano persone che esibiscono segni univoci, si esprimono in modo inequivocabile o assumono comportamenti chiaramente riconoscibili. Anche nel 2014 non si sono registrati episodi di grave entità o che lasciassero ricondurre ad atti illeciti organizzati. Le casistiche sono tuttora attribuibili prevalentemente all’estremismo di destra. Anche per quanto concerne l’estremismo violento di matrice jihadista non sono risultate variazioni sostanziali. Gli annunci e le richieste pervenute si riferivano come in precedenza non a episodi avvenuti durante lo svolgimento di un servizio, bensì si basavano su informazioni di dominio pubblico, veicolate principalmente dai media sociali. I casi portati all’attenzione sull’SSEEs non avevano rilevanza penale: si è trattato principalmente di indicazioni riguardanti una possibile radicalizzazione, non ad azioni violente. Ad oggi l’SSEEs non è a conoscenza di episodi di matrice jihadista in seno all’esercito.

Per quanto riguarda la sensibilizzazione, vi è stato un ampliamento degli incarichi formativi. L’occasione di sensibilizzare i futuri agenti della polizia militare già nella fase dell’istruzione di base è estremamente importante per l’esercito come organizzazione globale. D’ora in avanti l’SSEEs parteciperà a titolo permanente alla formazione dei futuri aiutanti dei corpi di truppa, i quali sono responsabili di tutte le questioni inerenti al personale della truppa. Tutti gli aspiranti comandanti d’unità, gli ufficiali di tutte le Armi, gli aiutanti di stato maggiore così come tutti i futuri comandanti di scuola, inoltre, sono stati sensibilizzati sul tema dell’estremismo nell’esercito in base al grado e alla funzione. Nel complesso, circa 1000 quadri dell’esercito e collaboratori dell’amministrazione militare hanno partecipato a una delle 15 sequenze di sensibilizzazione svolte. Le basi giuridiche vigenti vengono applicate sistematicamente da parte dell’esercito e dell’amministrazione militare e l’attuazione risulta conforme alle disposizioni del legislatore. Nei casi sospetti si procede secondo iter standardizzati, che possono spaziare dalla semplice verifica dell’incorporazione militare al controllo del casellario giudiziale, l’avvio di un controllo di sicurezza relativo alle persone, la sospensione della chiamata o l’esclusione dall’esercito. Le misure amministrative tuttavia rientrano nelle competenze esclusive del Personale dell’esercito (AFC 1) e non dell’SSEEs.

Esclusione di estremisti dall’esercito
In linea di principio l’obbligo di prestare servizio militare vale anche per gli Svizzeri condannati penalmente. L’esercito può quindi allontanare dalle sue file tali militari unicamente se esistono le relative basi giuridiche. Tali basi giuridiche esistono e vengono applicate anche in maniera sistematica.

Secondo gli art. 22, 22a e 24 della legge militare (LM; RS 510.10), il Personale dell’esercito (AFC 1 in seno allo Stato maggiore di condotta dell’esercito) può escludere determinati militari dal servizio militare. L’art. 22 LM (Esclusione dall’esercito a causa di una sentenza penale) recita:

I militari sono esclusi dall’esercito se risultano intollerabili per l’esercito a causa di una sentenza penale:
a. per un crimine o un delitto; o
b. che ordina una misura privativa della libertà.

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